La Valbruna mette in mobilità 52 operai
Lunedi 1 Aprile 2013 alle 12:19 | 0 commenti
Le acciaierie Valbruna hanno avviato la procedura di mobilità per 52 dipendenti dello stabilimento di Vicenza, che ne conta mille: così si legge, solo, su il Corriere del Veneto di domenica 31 marzo a firma Andrea Alba che riporta la posizione dell'azienda: «Non è per una crisi aziendale, assolutamente. È una riorganizzazione per rendere l'attività efficiente e per lo più gli interessati sono d'accordo per un'uscita volontaria».
La riorganizzazione, dice Il CorVeneto, è la prima da anni, l'acciaieria anche con la crisi ha sempre navigato bene. Ma che non sia tutto liscio per il procedimento partito da più di un mese e per il quale martedì è in programma un incontro di mediazione fra Valbruna, la Direzione provinciale del lavoro e i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, lo confermano le otto ore di sciopero dichiarate per martedì ma "stigmatizzate" da Marco Alberto Milocco, il direttore risorse umane dell'acciaieria degli Amenduni: «ci sembra un atteggiamento poco rispettoso della mediazione», che fa seguito a una serie di confronti tra sindacati e azienda nelle scorse settimane ed è, continua Alba, l'ultimo passo previsto dalla legge dopo il quale scatteranno i 120 giorni in cui Valbruna potrà procedere ai licenziamenti. Contro i quali tuona il segretario Uilm, Carlo Biasin «Non siamo d'accordo con questi licenziamenti: l'anno scorso Valbruna ha fatto qualche settimana di cassa integrazione e potrebbe ricorrere allo stesso strumento anche quest'anno per evitare una scelta così radicale. Al massimo siamo disposti a ragionare su un'ipotesi di volontarietà ».
Se anche alla Fim Cisl sono «fortemente contrari ai licenziamenti», Maurizio Ferron, segretario Fiom Cgil, preferisce non esprimersi fino al confronto: «Voglio vedere con che posizione si presenta l'azienda».
E Milocco, confermando che «l'azienda non è certo in crisi, questa è un'azione di contenimento dei costi», sostiene che la maggior parte degli interessati «non si opporrebbe ad un accordo per uscire: alcuni perché vicini alla pensione, altri perché interessati all'incentivo di cinquemila euro netti che proponiamo. Non capisco l'atteggiamento dei sindacati, in particolare lo sciopero: comunque, se non si ottiene l'intesa andremo per accordi individuali».
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