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La Pace, la Guerra, l'Alpino più anziano d'Italia e papa Francesco: la vita è bella

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 9 Settembre 2013 alle 10:04 | 0 commenti

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Roberto Ciambetti, assessore regionale del Veneto - Domenica 8 settembre la comunità di Rotzo e gli Alpini si stringeranno attorno al bocia più longevo d’Italia, Cristiano Dal Pozzo che sta arrivando alla vetta dei 100 anni: nato a Rotzo  il 1 dicembre del 1913 è passato attraverso il profugato, due Guerre Mondiali, la guerra d’Etiopia, il deserto della Libia prima di finire  in un campo di prigionia tedesco.

A 33 anni, come un povero Cristo, aveva vissuto già un calvario incredibile e tornato a Rotzo s’apprestava a combattere un’altra guerra, quella contro la fame e la povertà.
In Cristiano Dal Pozzo rivive il mito dei soldati di ogni tempo, dai compagni di Ulisse o quelli narrati da Senofonte fino ai coetanei dell’alpino di Rotzo, raccontati  dai vicentini Mario Rigoni Stern, Giulio Bedeschi  fino a Gigi Meneghello: soldati di ogni tempo che si svegliano sotto la neve e il cui unico sogno era (ed è) tornare a casa.
Rileggo alcune dichiarazioni di Cristiano Dal Pozzo a proposito della sua partecipazione alla guerra di Etiopia: “Ci riempivano la testa dicendoci che avremmo visto cose grandi e fondato un impero. Ma alla fine, ero partito povero e sono ritornato sconfitto. La guerra è sempre una cosa sporca, ma noi ‘coloniali’ eravamo convinti di portare la tecnologia che avrebbe permesso lo sviluppo delle popolazioni indigene del Negus. Ci sbagliavamo”. Dopo l’8 settembre Cristiano Dal Pozzo fu fatto prigioniero  dai tedeschi e spedito in un campo di prigionia. A pagare sono sempre gli ultimi, storia vecchia:  “Fai presto a parlare andando a spasso a cavallo, io devo faticare come una bestia e tirarmi dietro lo scudo” diceva l’oplita a Senofonte che arringava l’esercito prima di lanciare l’assalto ad una collina.   Dopo l’8 settembre, il generale Pietro Badoglio, il Duca di Adis Abeba,  che aveva guidato l’esercito nella Guerra di Etiopia usando anche l’iprite, bandita dalla Convenzione di Ginevra, l’eroico Badoglio se la diede a gambe levate assieme ai vertici dello stato, Re in testa: loro al sicuro mentre per milioni di Cristiano dal Pozzo iniziava una nuova tragedia.
La vita di Cristiano Del Pozzo èla lezione degli ultimi che ci  spingono a riflettere e a maggior ragione nel giorno in cui il papa Francesco invoca la Pace rammentando le parole di Paolo VI che spiegava la necessità della “collaborazione delle genti fra loro, anche in vista del loro progresso e sviluppo”. La pace di coniuga con lo sviluppo e il progresso, ma, come ben ricorda l’alpino Cristiano Dal Pozzo, progresso e sviluppo e neanche la democrazia si impongono per forza e con la forza delle armi.
I soldati di Omero e Senofonte desideravano tornare a casa e vivere in pace e il più possibile a lungo; per la loro cultura l’oltretomba era il regno triste, grigio, tenebroso,  monotono,  delle ombre, l’esatto contrario della imprevedibile, spesso dolorosa e quasi sempre difficile  ma luminosa vita. Ecco, la vita è bella e vale la pena di essere vissuta fino in fondo:  anche in questo  l’alpino Cristiano è un simbolo, e che simbolo. L’Alpino Cristiano la sua grande guerra l’ha vinta, sconfiggendo la fame e la povertà che segnavano le nostre contrade. Se proprio voliamo combattere questa è la guerra giusta.


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