La corruzione è l'arma della mediocrità
Domenica 11 Maggio 2014 alle 14:53 | 0 commenti
Riceviamo da Luc Thibault, Delegato Rsu/Usb Greta Alto Vicentino, e pubblichiamo - Sono arrivato nel 1987 in Italia, da allora non sento che parlare di corruzioni, tangente, malaffare... Da destra a sinistra, a cominciare da un Bossi che, col suo "Roma ladrona" regalava soldi, alla moglie, al figlio e allo spirito... non tanto santo! Nel 1992 Mario Chiesa, dirigente socialista, viene arrestato in flagranza di reato per tangenti. È l’inizio di Tangentopoli. La domanda centrale che ci dobbiamo porre è: a chi serve la corruzione?
In un sistema dove tutti i mezzi sono leciti per realizzare profitti, corrompere i politici è uno dei tanti strumenti a disposizione dei padroni per raggiungere tale obiettivo. Se ci sono i corrotti, ci devono essere anche i corruttori, vale a dire chi ha a disposizione il capitale necessario per arricchire i tanti "parvenu" della politica. Se i politici cambiano ma le grandi famiglie capitaliste di questo paese sono sempre le stesse, non deve essere così difficile capire chi ha creato e a chi giova il sistema del malaffare. Che significato ha dunque la corruzione? In primo luogo, è un’arma di dominio di classe. Serve a comprare voti, favori e in generale a mantenere in piedi un sistema di dominio e sfruttamento utile alla classe capitalista. Inoltre, l’enorme sperpero di denaro pubblico, mentre tutto il sistema è in rovina e al collasso, rappresenta plasticamente l’incapacità dei partiti borghesi di guidare la società . Se è vero che nelle classifiche europee l’Italia si colloca tra i punti più alti per corruzione, questo dipende unicamente dal carattere particolarmente parassitario della borghesia italiana e dei suoi rappresentanti politici. Fin dall’unità d’Italia l’intreccio tra capitale privato, Stato e corruzione è evidente. Tuttavia la corruzione non è solo un fenomeno italiano. Pensiamo al caso della “corruzione legalizzata†delle lobbies americane o europee, gruppi di potere economico che esercitano pressioni sulla politica e in cui l’intreccio tra finanza e politica è fortissimo, alle porcherie di Sarkozy o di Hollande in Francia, tutto il mondo è paese!
Giovedì 8 maggio, VicenzaPiù pubblicava un articolo "Arresto Maltauro, la dura presa di posizione della Cgil" di Danilo Andriollo, segretario provinciale Fillea Cgil. Non torno sull'aspetto vergognoso dell'accordo firmato da tutti i sindacati confederali, perché avevamo già fatto una nota: "Expo 2015, Usb: Cgil, Cisl, Uil da sindacati concertativi a sindacati complici".
Va sottolineato che tra i trenta indagati, la procura di Milano aveva richiesto l'arresto di Claudio Levorato, presidente della bolognese Manutencoop. La Manutencoop è una cooperativa "rossa" internazionalizzata, con appalti milionari in tutta Italia e all'estero e che ha vinto degli appalti dell'expo, legata al PD e ben vista dalla ...Cgil! (Alla Cgil non far sapere quant'è cattiva Manutencoop (Fonte). E' sfuggito questo particolare al "duro" Danilo Andriolo?
Le considerazioni del Premier Matteo Renzi su questi fatti espongono un fatto politico importante: sull'Expo “si va avantiâ€, nonostante sia palese quanto questo sistema appaia marcio.
La lettura che vogliamo fornire è che, al di là di ipotesi accusatorie sulle singole persone, è proprio così che si è declinato il capitalismo in Italia. Quello che è successo è uguale a mille altre storie, che coinvolgono di volta in volta partiti diversi, aziende o cooperative diverse, organizzazioni criminali diverse, eventi e grandi opere diverse. 
È proprio così che funziona. Renzi non è diverso dal resto del suo partito, è forse solo più pronto di altri a sacrificare “amici†e pedine per stare dentro il processo di unificazione dell'Unione Europea, come sta facendo con milioni di lavoratori attraverso il jobs act.
La "dura" presa di posizione di Andriolo Danilo in realtà non dice niente, proprio nulla! Come dice Luigi Pirandello "Quando non vogliamo sapere una cosa – fingiamo di non saperla. – E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri, creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse."
La gigantesca macchina dell’Expo 2015 infatti sembra una fabbrica di… super consulenze e compensi d'oro. Dal Bilancio 2012 della società gestore dell'Expo (soci: lo Stato 40%, la Regione Lombardia 20%, il Comune di Milano 20%, la Provincia di Milano 10% e la Camera di Commercio di Milano 10%), risultano pesanti perdite, un numero di dirigenti spropositato, consulenze esterne a carrettate, compensi esorbitanti. Un buco nero che ha già inglobato i 92 milioni versati dal solo Comune di Milano. Fino al 31/12/2012 Expo SpA ha accumulato perdite per 25,4 milioni di euro. Con il bilancio 2013 sono previste ulteriori perdite per 42,4 milioni che supereranno i 60 milioni di euro, visto che la Provincia ridurrà i suoi contributi.
A rappresentare il "valore" di Expo sono: 21 dirigenti che dirigono 34 quadri che a loro volta dirigono 61 impiegati. Nonostante il decreto "Salva Italia" che pone un tetto agli stipendi dei dirigenti, il compenso annuale dell'Amministratore Delegato è stato di 405.000 euro, per il Direttore Generale 349.252 euro!
Inoltre nel 2012, nonostante la perdita, ai dirigenti e quadri sono stati erogati bonus pari fino al 25% della loro retribuzione annua lorda. Su 8,39 milioni di costo del personale, i dirigenti e i quadri si prendono il 76% del costo di tutto il personale dipendente. Expo SpA dovrebbe disporre di tutte le risorse necessarie per lo svolgimento dei propri compiti, invece nel solo 2012 ha commissionato consulenze esterne per ben 4,99 milioni di euro (Fonte)
Il capitalismo è in crisi, la sua sopravvivenza è un tossico che avvelena la società intera e l’ambiente, e una perenne fonte di guerre. La cosiddetta civiltà occidentale sopravvive solo predando altri popoli, alla ricerca di petrolio e di materie prime, e di mercati su cui riversare la propria sovrapproduzione. In Italia, il malessere sempre più evidente porta a una protesta contro la cosiddetta casta, in particolare verso deputati, senatori e amministratori. Non sono la classe dominante, ma i suoi servi privilegiati, un po’ come i liberti della corte imperiale romana o gli eunuchi del celeste impero. Da qualche tempo, la rabbia si rivolge anche verso settori ben più potenti della classe dirigente, i banchieri, anche se contraddittoriamente se ne accettano i rappresentanti al vertice del governo, credendoli migliori dei politicanti soliti.
Molti, pur impegnati nella lotta, pensano che il risanamento possa avvenire con la restaurazione della costituzione repubblicana. Ma la carta costituzionale è solo il riflesso idealizzato della costituzione reale dello stato e della società capitalistica italiana. E’ idealismo pensare che un’insieme di norme possa determinare la struttura della società , e non viceversa. “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoroâ€;  cosa ne pensano i milioni di lavoratori e famiglie senza lavoro? queste parole, di una assoluta banalità , sono pronunciate con tono solenne da autorità e gente comune. Quale società umana non è fondata sul lavoro?
Su quale lavoro si fonda la nostra società ? Sullo sfruttamento del lavoro salariato, come il feudo si basava sulla servitù della gleba e Roma antica su quello degli schiavi. Eppure, moltissimi, recitano l’articolo 1 con un rispetto religioso, dimenticandosi, inoltre, che l’art. 42  garantisce per legge la proprietà privata. La costituzione è solo la facciata elegante dell’intero sistema. Chi spera di restaurare lo spirito della costituzione repubblicana, è vittima di un’illusione. Non è possibile fare pulizia della corruzione finché si resta nel capitalismo, una società dove il mercato decide tutto, quali guerre cominciare, quali opere inutili costruire, quali deputati comprare, quali oppositori scomodi eliminare (con l’isolamento e la calunnia o con la lupara). La pulizia ormai si può fare solo con un modo solo, che è naturalmente la fine del vecchio ordine costituzionale.
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