La burocrazia è l'ostacolo da rimuovere, l'esempio è la Fima Cosma Silos
Mercoledi 25 Settembre 2013 alle 12:08 | 0 commenti
Massimo Pantano Fim-Cisl Bassano d.G. - Molto si discute, in questo periodo, di imprenditori che minacciano di lasciare l’Italia. Alcuni per il costo del lavoro elevato, altri per la burocrazia che impedisce loro di operare come vorrebbero. Ma una componente essenziale delle imprese non viene mai interpellata sulla questione. Credo che anche i lavoratori dipendenti abbiano il diritto di scegliere il loro futuro, e le due questioni (costo del lavoro e burocrazia) li interessano eccome.
Parliamo dalla burocrazia con un esempio. Il giorno 11 settembre 2013  il Ministero del Lavoro ha approvato la domanda di cassa integrazione straordinaria della Fima Cosma Silos. Bene diranno in tanti. Forse è il caso di ricapitolare.
La Fima Cosma Silos tenta, nel novembre 2012, un concordato in continuità al fine di evitare il fallimento. Il giudice fallimentare lo rigetta e decide per il fallimento il 2 aprile 2013.
Nel frattempo si mettono in atto, per 29 dipendenti rimasti nella vecchia società (una 40na erano passati nella nuova), la cassa integrazione in deroga nei mesi di dicembre 2012 e gennaio 2013, poi dal 6 febbraio doveva intervenire la Cassa straordinaria.
Ma il tribunale deve autorizzare tale richiesta. I tempi del tribunale, con il filtro del Curatore, fanno si che la richiesta di cassa arriverà al ministero solo il 5 aprile (2 mesi dopo). Da quel momento passeranno quasi 5 mesi prima di avere notizie sulla pratica. A metà agosto viene assegnata al funzionario che in 20/25 giorni la definisce e il giorno 11 settembre 2013 viene accolta la pratica.  Ora l’INPS di Vicenza provvederà  al pagamento degli arretrati dal 6 febbraio, previo recepimento di appositi documenti aziendali.
Si perché, nel frattempo, i lavoratori non hanno visto un solo euro se non per la Cassa in deroga di Dicembre. Quindi dal 1 gennaio 2013 non prendono un quattrino. La cassa in deroga aveva finito i soldi, mentre per la Straordinaria è previsto l’anticipo da parte della provincia di Vicenza ma non nei casi di fallimento. Questo perché i curatori non si assumono responsabilità , e quindi la provincia non ha le necessarie garanzie.
Eppure i Curatori sono gli unici ben pagati nei fallimenti, vengono prima dei lavoratori che pure sono “privilegiatiâ€. Eppure anche la provincia è garantita dal fatto che L’INPS pagherà prima loro dei lavoratori. E’ vero che le casse integrazione nei casi di fallimento non sono certe, ma se invece di impiegare 7 mesi per sapere se accolte o meno, l’iter burocratico fosse più breve ….. Il primo atto si firma presso la provincia quindi ….
7 mesi era il tempo che impiegava una Cassa integrazione anche nel 1985, in piena epoca di crisi siderurgica e simili. 7 mesi è un tempo esagerato nella società dell’informatica. 7 mesi è un tempo indecente per un paese civile, che lascia i suoi lavoratori senza sostentamento.
Ricapitolando, i lavoratori della FIMA riceveranno la cassa integrazione dal 4 febbraio ad oggi forse tra un mese (tempi tecnici dell’INPS). aspetteranno ancora il pagamento del mese di gennaio perché la regione pur avendo approvato tale cassa in deroga, non ha la liquidità per pagarla e il governo ha stanziato i soldi per rifinanziarla solo 20 giorni fa.
Ora, se questi lavoratori decidessero di abbandonare questo paese pazzo dove si discute solo del futuro di Berlusconi, che notoriamente non vive i problemi di stipendio della gran parte dei cittadini che lui stesso vuole rappresentare. Se questi lavoratori non credono che conoscere la data del congresso del PD sia utile ad accorciare i tempi delle loro sofferenze, e optassero per una emigrazione verso paesi come la Germania (solo 7% di disoccupati) o l’Inghilterra potremmo dare loro torto?
Forse non è il caso che imprenditori stanchi e operai con scarse o assenti retribuzioni si mettano insieme per cambiare questo stato di cose.  Non è il caso di credere che cambiare si può, ad iniziare dal nostro piccolo territorio provando a mettere in campo iniziative e uomini e donne veramente interessati al cambiamento?
Non credo che l’emigrazione in massa di operai ed imprese sia una prospettiva su cui investire se non in speculazioni di altra natura. Si può e si deve investire invece sulla semplificazione burocratica del nostro paese in modo più efficace di quanto fatto fino ad oggi. Si può e si deve intervenire sulla semplificazione delle normative in materia di lavoro al fine di rendere interessante restare (o venire) ad investire in Italia.
Si può e si deve intervenire sul costo del lavoro. Il nostro Governo ha perso una grande occasione perché se invece di abolire l’IMU avesse concesso una sgravio EQUIVALENTE a lavoratori ed imprese si sarebbe dato l’identico beneficio fiscale ai cittadini ma abbassando la pressione fiscale sul lavoro. Così avremo dato ad aziende e lavoratori un primo segnale della volontà di dare un aiuto alle imprese e a chi vi opera.
Troppo difficile evidentemente. Più facile e polare fare altro.
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