La bomba sociale Ilta-Pai: i sindacati all'attacco, "parola a Francesco Amadori"
Venerdi 12 Aprile 2013 alle 17:18 | 2 commenti
Sta per scoppiare una vera e propria bomba sociale nel basso vicentino che va a peggiorare ancor di più lo stato di crisi economica che sta attanagliando la nostra regione. Tutto è cominciato a ottobre dello scorso anno con la crisi della Agricola berica mangimi e della Ilta-Pai, aziende di Campiglia dei Berici della famiglia Nizzetto; difficoltà che hanno portato all'ingresso del colosso delle carni, Francesco Amadori.
Adesso, dopo 4 mesi di assenza di stipendio con le inevitabili e gravi ripercussioni sociali che hanno colpito i tanti immigrati e le 200 famiglie vicentine che vivevano grazie a queste aziende, si profila la fine definitiva della produzione, con conseguenze catastrofiche sulla società vicentina e su tutto l'indotto economico generato da questa filiera economica che va dal settore trasporti agli esercizi commerciali. I sindacati promettono battaglia e questa mattina nella sede Cisl, le tre sigle sindacali Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil hanno convocato una conferenza stampa comune per far capire la situazione drammatica che si sta verificando e che potrebbe colpire ancor di più l’economia del vicentino.  I tre rappresentati sindacali Zambon, Zampese e Storti hanno anche scritto e spedito una lettera congiunta ai sindaci della zona interessata affinché venga attivato un tavolo di crisi urgente sulla vicenda in corso. L’intenzione dei sindacati è di mettere pressione al gruppo Amadori e iniziare un percorso di coinvolgimento delle istituzioni politiche locali. Tutte e tre le organizzazioni sindacali puntano il dito contro Francesco Amadori che "non si è mai seduto a parlare del piano industriale e nemmeno si è presentato all'incontro organizzato dalla Regione dimostrando alto disprezzo per il momento sociale che stiamo vivendoâ€. Il 10 aprile scorso, infatti, in Regione Veneto si è organizzato un tavolo con i sindacati per definire e cercare di risolvere la situazione, ma il gruppo Amadori ha mandato uno scarno comunicato glissando la sua presenza.I sindacati denunciano che “il gruppo Amadori era a conoscenza della situazione del macello e ci viene da pensare che tutto era stato predeterminato; si sono presi la parte importante della filiera produttiva e ora se ne fregano dei lavoratoriâ€.Riprendendo il suo famoso slogan pubblicitario la situazione può essere sintetizzata dicendo: “Tutti a casa, parola di Francesco Amadoriâ€.
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