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Israele, un paese dove la telemedicina funziona: in Fiera a Vicenza Nachman Ash

Di Citizen Writers Sabato 12 Aprile 2014 alle 14:28 | 0 commenti

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Riceviamo da Paola Farina - L’innovazione medica dovrebbe aprire la mente verso un mondo nuovo di vivere la salute, introducendo concetti come semplificazione, funzionalità, comfort, protezione, sicurezza, velocità, collaborazione e autonomazione. Termini che fanno venire il mal di pancia sia al mio farmacista, sia al mio medico di base, ma bisogna trovare il coraggio di “guardare avanti”, perché che piaccia o no la “velocita” e la “riduzione dei costi” sono i grandi linguaggi che il futuro ci impone.

Israele ne è un esempio, o meglio l’esempio, la prima nazione al mondo per investimento in R&D, seconda per numero di ingegneri e scienziati, terza per il numero di brevetti in campo dei medical devise.

Oggi in Fiera a Medit, a Vicenza, Nachman Ash, un medico che ha ricoperto la carica di comandante del "Servizio Sanitario Militare ” dell’esercito di Israele dal quale si è ritirato con il grado di Generale di Brigata nel 2011, che ha partecipato e coordinato missioni chiave in termini di soccorso, come Haiti e Fukushima clicca qui . Il dott. Ash ha presentato il sistema israeliano che è un vero e proprio benchmark, punto di riferimento per tutti i paesi aderenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Israele, dove la politica generale è quella di diminuire i ricoveri ospedalieri e di aumentare l’efficienza degli ambulatori,  le cure mediche sono estese per legge a tutti dall’infanzia alla vecchiaia e le spese per la salute (8,2% del bilancio dello stato) sono comparabili a quelle degli altri stati più “sviluppati”. La popolazione può contare su ospedali, ambulatori e centri per la medicina preventiva e la riabilitazione, si contano infatti:  29 ospedali per circa 14200 letti, 21 ospedali psichiatrici per circa 3150 letti ed altre strutture per malati cronici per unitamente contano 18200 letti.

Dalia Idar, clicca qui, Direttore del Dipartimento Clinico di tecnologia informatica del Maccabi Healthcare Service, la seconda Kupat Holim (Assicurazione sanitaria). E’ responsabile delle cartelle cliniche elettroniche e della applicazione dell’informatica alla salute.  Si occupa di telemedicina al Maccabi e gestisce i portali organizzativi incluso un sito web innovativo interattivo con applicazioni mobili per il paziente. E’ laureata in Scienze della Vita e statistica presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ha conseguito molti crediti  in  Analisi di sistemi e Programmazione, nonché un master in Amministrazione della salute presso l’università Ben Gurion clicca qui

Negli ultimi sei-sette anni, l'esportazione dei prodotti di questo settore  da Israele è nettamente aumentata: da 2,6 miliardi di dollari nel 2004 si è passati a 8,6 miliardi nel 2011, con il 62% delle esportazioni verso il Nord America e il 23% in Europa. Si stima che ogni anno nascano 70 – 80 startup, che si occupano di scienze della vita e molte delle quali vanno a buon fine, portando il numero delle aziende israeliane da 200 nel 2000 a oltre 700 di attive ad agosto 2013 (fonte Market Realist). I due relatori Ash e Idar hanno detto che Israele è un paese piccolo, con circa 8 milioni di abitanti, il che permette di collaborare con maggior sinergia rispetto a un paese con 60 milioni di abitanti. Da osservatrice mi permetto di far notare che il Veneto è una regione che ha più o meno la stessa estensione circa di 18.000 kmq, poco meno di Israele e circa 4.600.000 abitanti.  Perché non partire con un progetto pilota, di modello israeliano e che possa poi essere trasmesso al resto dell’Italia? Se in Italia si aspetta la coesione nazionale per una progettualità concreta che possa migliorare la nostra vita, io di sicuro non avrò il tempo non solo per vederlo realizzato, ma nemmeno ipotizzato.

I due relatori hanno anche visitato il polo ospedaliero della USL4 e sono rimasti favorevolmente impressionati da tutto il sistema organizzativo della struttura e della disponibilità del personale medico, paramedico e amministrativo.

In compenso anch’io ho visitato un ospedale israeliano che mi ha colpito molto,  quello di Kfar Saul che cura “la sindrome di Gerusalemme”, disturbo del comportamento già noto nel mondo antico, nel Medio Evo e il Rinascimento, sindrome che continua a colpire. In breve, la maggior parte delle persone ricoverate ha creduto  o crede di essere l’incarnazione di qualche figura religiosa delle Scritture, il 21% era o è convinto di essere il Messia, il 4% la sua reincarnazione, il 3% di essere il Diavolo, ma non manca chi crede di poter camminare nell’acqua o chi pensa di essere il cuoco dell’ultima cena.

Medit ha bisogno di crescere per dare maggior impulso all’economia vicentina e veneta,  deve diventare un simbolo di una nuova attitudine tecnologica nel settore medicale, ma anche l’emblema di chi ha saputo osare prima da pioniere nell’innovazione del settore medico-sanitario, con focus su Health, Telemedicina, ICT, per poi snodarsi attraverso  itinerari paralleli e comuni ad altri scenari, propulsori di una fiera di successo.

(nella foto Dalia and Nachman)

 

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