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Islam, cristianesimo e guerra santa: una lettura storico culturale anche per i vicentini

Di Italo Francesco Baldo Mercoledi 13 Agosto 2014 alle 10:48 | 0 commenti

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In Italia e anche a Vicenza per essere politically correct bisogna solo parlare di Islam moderato, ma prima di "qualificare", è sempre opportuno conoscere. Uno sguardo sulla nascita e alcuni aspetti di questa religione ci consente, spero, di avere una visione più articolata. La religione islamica come è noto nacque dalla predicazione di Maometto dal 622 d.C. ed ha come punto di riferimento assoluto il Corano.

La sua espansione fu veloce nel Nord Africa, dove le popolazioni, mal sopportando il giogo fiscale dei bizantini, intravidero nella nuova dominazione (legata al suo ramo "temporale") una possibilità di maggior benessere. Nel breve volgere di poco più di un secolo, l'espansione islamica arrivò, attraverso la Spagna, fino in Francia, ma a Poitiers nel 733 d.C. fu fermata da Carlo Martello e da allora quella nazione divenne nel mondo la cristianissima. L'espansionismo islamico fu legato a un desiderio di conquista, ma questa si interruppe per problemi interni lasciando il campo prevalentemente al consolidamento religioso-politico e culturale che durò fino a che non vi fu l'invasione delle popolazioni turche a partire dall' undicesimo secolo. Queste popolazioni, presto convertitesi all'Islam, dominarono incontrastate in quasi tutte le zone islamiche tranne la Persia che presto si svincolò. Il dominio turco, che fu la causa delle crociate e di un pericolo che "dominò" l'Europa fino alle soglie del settecento, terminò con la fine del primo conflitto mondiale e col successivo tentativo di occidentalizzazione della Turchia operato da Mustafà Kemal, detto Atatürk, che nel 1924 soppresse addirittura la carica religiosa del sultano. L'Europa fin dall'inizio ha considerato l'Islam in particolare per i problemi politici che poneva, ma dopo Poitiers anche dal punto di vista culturale. È noto, infatti, che attraverso la mediazione araba la Scolastica (termine con il quale comunemente si definisce la filosofia cristiana medioevale, in cui si sviluppò quella scuola di pensiero detta anche scolasticismo) riprese gli studi aristotelici, giungendo all' apice con san Tommaso d'Aquino, ma anche la matematica e l'astronomia sviluppate dal mondo arabo conobbero sviluppi notevoli. Lo stesso libro sacro dell' Islam, il Corano, fu tradotto in latino la prima volta nel 1141-43 a Toledo dall' inglese Robert di Kennet su indicazione dell'abate cluniacense Pietro il Venerabile. Si tratta in realtà di un riassunto, cui seguiranno le traduzioni parziali di Ruggero Bacone e Rimondo Lullo, ma è con Niccolò Cusano nel 1460 e con la sua Cribratio Alchorani che si assiste ad uno sforzo di comprensione dell'Islam. Per il filosofo l'Islam è frutto dell' eresia nestoriana e Maometto apparteneva a questa eresia: in Cristo due nature e due persone connesse da un'unione solo morale. Perciò lo disse semicristiano così come Erasmo, che però lo considera ariano: si nega l'uguaglianza del Padre e del Figlio e quindi della loro natura ed attributi. Nel primo Cinquecento vi furono una nuova traduzione latina, apparsa a Basilea e a cura di Theodoro Buchman, e la prima italiana a Venezia a cura di Andrea Arrivabene, ma la vera prima attendibile traduzione apparve a Padova nel 1698 a cura di Ludovico Maracci, mentre l'ultima in italiano disponibile facilmente è quella uscita presso Mondatori nel 1979. Il Corano è testo complesso ed è dettato di Allah, e non parola ispirata come la Sacra Scrittura (la Bibbia). Molti i temi di ordine teologico, morale, politico e anche di prassi igienico-sanitaria contenuti nel Libro, che si rivolge alla Umma=nazione per la quale stabilisce legami inviolabili, che riguardano tutta la vita dei credenti. Molti, detto per inciso, i legami con la Bibbia: si ricorda Adamo, Abramo, l'amico di Dio, ma anche Gesù Cristo e circa trenta volte Maria, la madre. Un tema di grande interesse per l' Europa è quello della guerra santa o Gihad, in arabo Jihād, che è considerata un dovere che incombe (in maniera generale e non personale) su ogni maschio adulto contro gli infedeli, ma è anche considerata dai mistici islamici come la gihad akbar (la guerra grande), ossia la guerra contro se stessi e le proprie passioni. Il riferimento per comprendere il tema della guerra santa è alla Sura* n.° 9 del Corano, la Tawbat: immunità o pentimento (seguo l'ultima traduzione italiana), che condanna l'idolatria, il politeismo e coloro che la propagano e anche coloro che fabbricano idoli, che non possono entrare nelle moschee e sono sozzura e vanno sterminati, come tutti gli infedeli. Questa Sura afferma in modo esplicito che l'Islam ha come specifica missione quella di far osservare da parte di tutti il patto imposto da Allah: riconoscere la sua unicità e sottomettersi alla sua onnipotenza, come è rivelata dal Corano. All'inizio gli arabi non perseguitarono né gli ebrei né i cristiani, facevano loro pagare un tributo, dato che lo stesso Corano prevede la dimma o protezione delle popolazioni, ma non sempre le cose furono semplici, soprattutto quando dominarono i Turchi. Si può parlare di una certa comprensione verso altre religioni, ma il problema è sempre stato quello degli infedeli, che devono essere distrutti a meno che non si convertano all' Islam. Infatti quando si vuole negare anche un minimo di comprensione e di possibile convivenza, ecco allora che i cristiani sono definiti come infedeli e quindi non degni di essere accettati. Il problema non è solo terminologico, ma investe una questione che si sta affacciando in modo drammatico in Europa e non solo. Essa richiede comprensione, che però non può essere univoca, ma attraversare almeno problematicamente proprio coloro che rischiano di considerare le altre religioni e forse anche le altre culture solo come "infedeli".
*Sura è il termine arabo usato per indicare ognuna delle 114 ripartizioni testuali (grossolanamente "capitoli") in cui è diviso il Corano

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