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Veneto quarta regione con 514.000 stranieri immigrati. Zaia: Boldrini parla ma non sa

Di Emma Reda Martedi 28 Ottobre 2014 alle 19:28 | 0 commenti

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Rapporto immigrazione 2014: in veneto 514.000 stranieri. Zaia, "quarta regione in Italia. Boldrini parla senza sapere i numeri. No ipocrisia, non possiamo accoglierne altri"
Al primo gennaio 2014 gli immigrati stranieri presenti in Veneto erano 514.000, pari al 10,4% dell'intera popolazione residente e a un decimo di tutti gli stranieri presenti in Italia. Nel 2013 si è registrato un aumento di 27 mila unità. 42.000 sono i lavoratori disoccupati sui circa 200.000 totali in Veneto, mentre le imprese avviate da stranieri sono 41.000, pari al 5,8% del totale dell'imprenditoria regionale.

Il lavoro straniero determina circa il 5% del Pil regionale. Il 90% delle scuole venete ospita studenti stranieri. Le province con il maggior numero di stranieri residenti sono Treviso e Verona con oltre 100.000 unità, seguite da Vicenza e Padova sopra i 95.000.
Sono questi alcuni dei dati più significativi del Rapporto Annuale 2014 sull'Immigrazione in Veneto, presentato oggi a Venezia dal Presidente della Regione Luca Zaia, alla presenza, tra gli altri, del Direttore di Veneto Lavoro, che ha realizzato la rilevazione, Sergio Rosato e dei tecnici del settore flussi migratori della Regione.
"Questi numeri - ha rilevato il Governatore - testimoniano di una realtà di seria integrazione e smentiscono clamorosamente lo stereotipo razzista che ci si vuol affibbiare, ma ci dicono anche che su questo fronte abbiamo già dato. Il Veneto è quarto dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna per numero di immigrati presenti, e quando la Presidente della Camera Boldrini esorta il Veneto a fare la sua parte nell'operazione Mare Nostrum, parla senza conoscere i dati. Ci sono 16 Regioni prima di queste 4 a cui rivolgersi".
"La ricaduta dei dati sulla crisi in questo settore - ha aggiunto Zaia - ammonisce anche a non essere ipocriti e a dire forte e chiaro che oggi il Veneto non è più una realtà attrattiva, che non c'è lavoro e quindi possibilità di costruirsi una vita dignitosa. Bisogna smettere di spacciare a questa povera gente la bugia di un paese florido, di un paradiso che non c'è, ed essere onesti con sé stessi e con gli altri".
"Ai presenti che hanno un serio progetto di vita - ha detto Zaia - garantiamo la massima integrazione e tutti i servizi, dalla scuola alla casa (nei limiti del possibile), dalla formazione professionale all'assistenza in caso di volontà di rientro, a welfare in generale. Un grosso impegno - ha concluso il Governatore - riguarda anche l'assistenza sanitaria e in questo settore chiediamo ai nostri ospiti una maggior disponibilità a seguire le regole e a rivolgersi anche ai servizi territoriali, perché il Pronto Soccorso deve occuparsi prima dei malati gravi e non può sopportare scene d'isteria come accaduto già più volte in vari ospedali".
Nb. Di seguito la sintesi del rapporto immigrazione 2014
Regione Veneto

Comunicato recuperato dopo blocco server

11° RAPPORTO 2014
SINTESI DEI PRINCIPALI DATI STATISTICI

L'immigrazione straniera in Veneto

 

A. DINAMICHE DEMOGRAFICHE

Gli stranieri residenti
Al 1.1.2014 gli stranieri residenti in Veneto risultano 514mila, pari al 10,4% della popolazione residente.
Tra le regioni italiane il Veneto si colloca al quarto posto per numero di residenti stranieri dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. La quota dei residenti stranieri in Veneto rispetto al totale italiano è passata dall'11,4% del 2011 al 10,5% del 2013.
Nel 2013 in Veneto gli stranieri sono aumentati per quasi 25.000 unità, il valore più basso dell'ultimo decennio: tale incremento è stato determinato da un saldo naturale positivo pari a 8.600 unità e da un saldo migratorio di 16.100.
Il saldo anagrafico (+27.000) risulta condizionato da fattori amministrativi: da un lato le rettifiche anagrafiche seguite al Censimento 2011 (+17.400), dall'altro le cancellazioni a seguito di acquisizione della cittadinanza italiana (-14.600).
Per stimare la consistenza complessiva della presenza straniera in Veneto (al netto ovviamente dei turisti) occorre includere due ulteriori gruppi: a) quanti sono presenti regolarmente ma non iscritti alle anagrafi (lavoratori stagionali, cittadini comunitari impegnati nei lavori domestici etc.), b) quanti sono presenti irregolarmente (per permesso di soggiorno scaduto o per ingresso clandestino). Tenendo conto anche di questi due gruppi la presenza complessiva degli stranieri in Veneto è calcolabile in circa 600.000 persone.

La dinamica naturale
I nuovi nati stranieri (quindi con entrambi i genitori stranieri) nel 2013 sono stati 9.200, il 6% in meno rispetto all'anno precedente, con un peso sul totale delle nascite pari al 22% (analogo a quello degli anni precedenti).
I nati con almeno un genitore straniero nel 2012 (ultimo dato disponibile) sono stati 12.500 unità, incidendo per il 28% sul totale delle nascite.

Il saldo migratorio
Gli iscritti in anagrafe provenienti dall'estero sono stati 23.000 (in maggioranza donne, per ricongiungimento familiare): è la consistenza minima osservata nell'ultimo decennio (-12% rispetto all'anno precedente). Viceversa il flusso in uscita, pari a 6.400 unità, è risultato in crescita (+10% sul 2012).
I movimenti con le altre regioni italiane hanno evidenziato una netta contrazione e un saldo praticamente nullo.

Le caratteristiche della popolazione straniera
- genere: dal 2010 le donne costituiscono la maggioranza degli stranieri residenti in Veneto (52%);
- provenienza: la netta maggioranza (57%) degli stranieri presenti in Veneto è di origine europea: si tratta in particolare di rumeni (102mila residenti), albanesi (41mila), moldavi (38mila). Tra i non europei i gruppi più consistenti sono quelli dei marocchini (54mila) e dei cinesi (29mila);
- età: la popolazione straniera è mediamente più giovane di quella italiana, con bassissima presenza di anziani, rilevanza delle classi centrali d'età e incidenza sempre più rilevante per le fasce più giovani. Tra i bambini più piccoli (0-5 anni) e tra i giovani adulti (25-34 anni) ogni cinque residenti in Veneto uno è straniero.

L'acquisizione della cittadinanza italiana
Dopo il rallentamento del biennio 2011-2012 le concessioni di cittadinanza hanno evidenziato una rilevante crescita nel 2013: da poco più di 8mila nel 2012 sono passate a quasi 14.600 nel 2013. Senza queste naturalizzazioni la popolazione veneta di cittadinanza italiana risulterebbe in diminuzione.

La distribuzione nel territorio
Le province con il maggior numero di stranieri residenti si confermano quelle di Verona e Treviso, entrambe con oltre 100mila residenti stranieri, seguono Vicenza e Padova al di sopra dei 95mila.
La crescita degli stranieri osservata nel 2013 ha interessato tutti i contesti provinciali, soprattutto Venezia e Rovigo (+11%) mentre i livelli minimi sono stati registrati a Vicenza (+1%), Treviso e Belluno (+3%).

I permessi di soggiorno dei cittadini non comunitari
Al 1° gennaio 2014, i permessi di soggiorno rilasciati in Veneto interessavano oltre 446mila stranieri non comunitari, evidenziando in un anno una crescita di quasi 11mila permessi (+2,5%). Il 64% dei permessi (288mila) è di lungo periodo (o a tempo indeterminato), il 5,4% in più rispetto all'anno precedente. Quanto alle motivazioni i permessi si equidistribuiscono tra lavoro (48%) e famiglia (47%).
Considerando i dati di flusso, si osserva che nel 2013 in Veneto sono stati rilasciati quasi 24mila nuovi permessi di soggiorno, in leggero calo rispetto all'anno precedente (-1%).


B. IL LAVORO. OCCUPATI E DISOCCUPATI. DINAMICHE GENERALI

I dati macroeconomici
Il 2013 è stato per l'economia veneta e per l'occupazione un altro anno difficile.
I dati macroeconomici segnalano la rilevante gravità della situazione congiunturale. Nel 2013 il prodotto interno lordo regionale è diminuito dell'1,5%. I preconsuntivi disponibili per il 2014 (dati Prometeia) a luglio accreditavano ancora al Veneto una modestissima crescita (+0,5%) ma sono evidentemente suscettibili di essere rivisti al ribasso. Continua la riduzione del numero di imprese attive (-1% è il dato tendenziale) mentre cresce il numero dei fallimenti (+6,9%).
Alcuni recenti indicatori di segno positivo (+ 3,8% le immatricolazioni auto; -4,2% gli scioglimenti e le liquidazioni d'impresa) sono ancora insufficienti per dedurne un significativo cambiamento del clima congiunturale. E' evidente che l'apparato produttivo sta cercando di raggiungere un nuovo assestamento, attraverso radicali fenomeni di selezione delle imprese con conseguenti ripercussioni sull'occupazione. Per ipotizzare il ritorno ai livelli pre 2008 occorre considerare un orizzonte temporale non breve.
Le ripercussioni di questo quadro macroeconomico sul mercato del lavoro sono evidenti: diminuiscono gli occupati, crescono i disoccupati o comunque i disponibili al lavoro, si contrae il settore manifatturiero come pure quello delle costruzioni, tende ad una modesta espansione quello dei servizi.

L'occupazione
Secondo i dati Istat-Forze di lavoro gli stranieri occupati in Veneto risultano complessivamente 254.000, con un tasso di occupazione in età 15-64 anni pari al 60% (era il 68% nel 2008).
I dati amministrativi che, in questa fase, rendono conto più efficacemente delle tendenze in atto, mettono in evidenza per il lavoro dipendente un bilancio dei flussi in ingresso e in uscita con un saldo negativo pari a quasi 16mila posizioni lavorative: -13,5mila per i cittadini italiani e -2,3mila per gli stranieri. Analizzando quest'ultimo registriamo che esso ha riguardato esclusivamente la componente maschile (-2.400) mentre quella femminile ha conosciuto un modestissimo incremento (+130); settorialmente la contrazione occupazionale è ancora concentrata nell'industria (-2.800 in totale, con peso rilevante dei comparti legno/mobilio e metalmeccanico) e nelle costruzioni (-1.500) mentre nel terziario la modesta dinamica positiva dei comparti logistica-magazzinaggio e trasporti è stata controbilanciata dai saldi negativi dei servizi alla persona e degli altri servizi.

La disoccupazione
Secondo i dati Istat-Forze di lavoro gli stranieri disoccupati in Veneto risultano 42.000, con un tasso di disoccupazione pari al 14% (era il 9% nel 2008).
L'incremento dei disoccupati è registrato anche nei dati amministrativi sui disponibili presenti negli elenchi dei Centri per l'impiego del Veneto (+11% nel 2013 per la componente straniera); tale incremento è stato contenuto più dal generalizzato rallentamento dei flussi di iscrizione che dalle uscite verso l'occupazione.


C. GIOVANI STRANIERI E DOMANDA DI ISTRUZIONE

Gli alunni stranieri
Gli alunni con cittadinanza non italiana iscritti nell'anno scolastico 2012/13 nelle scuole del Veneto risultavano oltre 96mila con un'incidenza del 13,4%; se si considerano anche la formazione professionale e le Università Venete si superano largamente le 100mila unità.

Scuola dell'infanzia e primo ciclo di istruzione scolastica
Nella scuola dell'infanzia gli stranieri sono circa 20.500, pari al 14,5% del totale.
Nella scuola primaria gli alunni con cittadinanza non italiana sono circa 34.300, pari al 14,7% del totale.
Nella scuola secondaria di primo grado sono poco meno di 19.300 (13,5%).
Il progressivo radicamento della presenza straniera trova riscontro nella crescente rilevanza quantitativa dei giovani stranieri nati in Italia che, soprattutto nei primi ordini scolastici, rappresentano la componente prevalente degli alunni con cittadinanza non italiana: sono 17.300 nella scuola dell'infanzia (oltre l'85% del totale degli stranieri); 23.700 nella scuola primaria (69% del totale); nella scuola secondaria di primo grado tale quota è più contenuta - ma comunque in aumento - e pari al 36%.

 

Scuola secondaria di secondo grado
Nell'anno scolastico 2012/2013 gli alunni stranieri iscritti alla scuola secondaria di secondo grado risultavano poco meno di 21.500, pari al 10,8% del totale degli iscritti; i nati in Italia (3.600) rappresentavano il 17% degli stranieri.
La distribuzione degli alunni stranieri nella scuola secondaria di secondo grado sulla base della tipologia di istituto conferma la prevalenza dei percorsi formativi di tipo tecnico e professionale, per quanto il numero di liceali stranieri cresca ad un ritmo sostenuto: i circa 8.800 alunni degli istituti professionali e i quasi 9.000 degli istituti tecnici rappresentano ciascuno circa il 38% degli alunni stranieri; il rimanente 23% (5.500 unità) frequenta un istituto liceale o un istituto artistico.

Le scuole con elevata presenza di stranieri
Un'indicazione del buon livello di integrazione dei giovani stranieri nel sistema scolastico e della marginale presenza di fenomeni di loro addensamento - se non di vera e propria segregazione - all'interno di specifici contesti (territori, singoli istituti o singole classi) viene dall'esame della distribuzione delle scuole in funzione della quota di alunni stranieri in esse presenti.
In Veneto solo nove scuole su 100 non contano stranieri tra i propri studenti, una quota sensibilmente più bassa rispetto a quanto si registra in Italia (dove la media è di una ogni cinque) o nel Nord Est (una ogni 10). Una condizione di presenza straniera inferiore al 15% degli alunni complessivi, contraddistingue 58 scuole su 100, mentre ulteriori 26 scuole registrano una presenza significativa, tra il 15 e il 30%. Oltre quest'ultima soglia troviamo il 7,4% delle scuole, contro il 4,7% in Italia e l'8,5% nelle regioni del Nord Est.

La distribuzione territoriale
A livello provinciale il maggior numero di alunni stranieri iscritti ai diversi cicli di istruzione scolastica si registra nelle province di Treviso (quasi 20.400 alunni), Vicenza (20.000) e Verona (19.100). In tutte e tre queste province l'incidenza percentuale rispetto al totale degli alunni risulta superiore al 14% e sfiora il 15% a Treviso.
Belluno individua la provincia veneta con una presenza straniera inferiore non solo alla media regionale ma anche al dato medio nazionale (8,3% contro l'8,8% italiano).

La presenza nelle Università della regione
Gli studenti stranieri negli atenei veneti rappresentano una componente piuttosto limitata della popolazione studentesca, pur mostrando a partire dall'inizio del decennio passato (dall'anno accademico 2001/02) una tendenza alla crescita costante seppur lenta: la quota di studenti stranieri sul totale iscritti passa dal 3% del 2001 al 4,5% del 2013. Prendendo in esame i soli immatricolati, l'incidenza è leggermente superiore (al 2013 raggiunge il 4,7%), mentre tra i laureati è ancora piuttosto bassa (supera il 3% solo nell'ultimo anno accademico considerato).
Tra le università del Veneto quella patavina raccoglie il 50% degli universitari stranieri iscritti mentre lo Iuav si distingue per la loro più alta incidenza percentuale (5,3% del totale).


D. IMPRENDITORIALITA' STRANIERA

Dimensioni e peso
Gli imprenditori extra Ue presenti nel Veneto alla fine del 2013 ammontano a quasi 41.000 e rappresentano il 5,8% del totale degli imprenditori attivi; se si considera il solo insieme delle attività extra-agricole, industriali e terziarie, il loro peso sale al 6,5%.
Se consideriamo solo i titolari di impresa (25.267 unità) gli extracomunitari raggiungono un'incidenza maggiore:9,8% nel complesso e 12,5% per l'insieme di industria e terziario. Per presenza di imprenditori stranieri il Veneto si colloca al 5° posto in Italia, preceduto da Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Toscana.

La distribuzione settoriale
La distribuzione settoriale degli imprenditori extra Ue è caratterizzata da una concentrazione nelle attività terziarie, in cui è operativo il 61,3% del totale (24.801 unità) rispetto al 36,5% dell'industria (14.968 unità). All'interno del terziario il numero maggiore di imprenditori opera nel commercio, dove risultano operativi 12.279 imprenditori, con un'incidenza del 30% sul totale; tra le attività industriali prevalgono le costruzioni (9.511 unità, 23,3% del totale) rispetto al manifatturiero (5.360 con un'incidenza del 13,1%).

Le dinamiche di crescita
Il 2013 registra nell'insieme una moderata crescita degli imprenditori extra Ue (+1,7%) a fronte di una riduzione del -2,2% dal totale degli imprenditori di tutte le nazionalità. Tale crescita, secondo una tendenza ormai ininterrotta dal 2007, risulta comunque inferiore quella registrata nell'anno precedente.

Le principali nazionalità
Considerando la distribuzione per nazionalità si conferma la prevalenza della componente cinese che, con 7.158 unità, rappresenta il 17,5% degli imprenditori extra Ue del Veneto a fine 2013. Tra le nazionalità troviamo pure gli imprenditori originari del Marocco (11,3%), dell'Albania (6,7%) e della Serbia-Montenegro (5,9%).


E. IMMIGRATI E ABITAZIONE

Le caratteristiche delle famiglie italiane e straniere, per quanto riguarda l'abitare, risultano diversificate e legate anche ai cambiamenti nella composizione delle famiglie: tra 2001 e 2011 tra gli italiani aumenta la quota di quanti abitano soli, sia per l'innalzarsi dell'età media sia in conseguenza di divorzi e separazioni, mentre tra gli stranieri i nuclei unipersonali nello stesso periodo si riducono. A tali differenze - che comportano ovviamente esigenze diverse per quanto riguarda l'abitazione e le sue caratteristiche - se ne aggiungono altre riconducibili a diverse concause strutturali: differenze nei redditi percepiti, nella stabilità del domicilio, nella facilità di reperire un alloggio, nella presenza di reti parentali e/o amicali di supporto. Contano inoltre pure comportamenti differenziati rispetto al "valore casa", che variano anche a seconda della nazionalità di origine.
Da tutto ciò discendono alcune specificità della popolazione straniera, in termini di possibilità/scelte abitative, tra cui principalmente:
- la quota fortemente limitata di residenti in abitazioni di proprietà (15% delle famiglie di soli stranieri), a fronte di un'elevata diffusione di affitto (o subaffitto) (65%)e di alloggio in usufrutto (20%);
- una spesa media mensile per l'abitazione più elevata sia in termini assoluti sia in termini di incidenza sul reddito, associata però ad alloggi più affollati e di qualità mediamente peggiore di quelli delle famiglie italiane;
- l'esistenza di un evidente legame tra stabilizzazione del progetto migratorio nel tempo e propensione all'acquisto di casa.
Sul versante delle politiche, alla tensione sul mercato dell'edilizia residenziale pubblica, per i pochi alloggi disponibili, si affiancano iniziative di social housing rivolte (prioritariamente o esclusivamente) alla componente immigrata, e portate avanti da attori del privato sociale e del terzo settore sorti all'inizio degli anni Novanta nel momento in cui la questione abitativa aveva assunto, per la prima consistente immigrazione, carattere emergenziale.


F. IMMIGRATI E SALUTE

Analisi condotte in diverse regioni italiane hanno evidenziato il cosiddetto effetto "migrante sano" poiché, a confronto con gli italiani, si registra tra gli stranieri una più bassa mortalità, una minore incidenza di neoplasie e un minore ricorso al ricovero ospedaliero. Chi si trasferisce in Italia ha, in genere, una condizione di salute migliore rispetto a chi è rimasto nel paese d'origine.
All'interno di questo effetto generale si riconoscono peraltro, per la popolazione immigrata, alcune caratteristiche specifiche quali una più alta mortalità infantile, un più alto tasso di ricovero ospedaliero tra le donne per cause ostetriche, un maggior rischio di neoplasie derivanti da esposizioni ad agenti virali.
Il tasso di ospedalizzazione per i maschi stranieri è maggiore di quello corrispondente per gli italiani con riferimento ai ricoveri medici mentre è nettamente inferiore per i ricoveri chirurgici. Per le donne straniere i tassi di ospedalizzazione - sia medici che chirurgici - sono più elevati di quelli corrispondenti per le donne italiane per tutte le classi di età fertili.
Altra specificità degli stranieri è il più elevato tasso di accesso al pronto soccorso per quasi tutte le fasce d'età, dovuto al fatto che gli immigrati riconoscono l'ospedale come struttura sanitaria di riferimento mentre tendono a fare un uso limitato dei servizi di assistenza territoriale.


G. LE NASCITE DA MADRI MIGRANTI

La riduzione del numero di nati da madri migranti è iniziata a partire dal 2009; comunque i nati da madre straniera aumentano di incidenza sul totale dei nati.
Si confermano, anche con gli ultimi dati disponibili, alcune specifiche caratteristiche delle mamme migranti quali la più giovane età media e lo svantaggio nei livelli di istruzione (pur in un contesto di complessivo innalzamento dello stesso).
Costante resta pure la differenza tra italiane e straniere - e all'interno di queste tra i diversi gruppi nazionali - negli indici di ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza (17% sulle gravidanze di madri straniere, 8% su quelle di madri italiane).
Tendono a migliorare gli indici di accesso ai servizi, con la riduzione delle donne che non fanno visite nel corso della gravidanza o giungono tardivamente alla prima visita.
Resta stabile il rischio di parto cesareo e di outcome neonatale sfavorevole per le madri migranti.
Poiché il ricorso elevato all'interruzione volontaria di gravidanza e il basso utilizzo della diagnostica prenatale invasiva registrati per alcune nazionalità sembrano rimanere costanti mentre cambia la fruizione dei servizi emerge che, nel processo di integrazione, vengono assimilati più facilmente i comportamenti meno direttamente legati al sistema personale di valori e alla propria cultura.

 

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