Opinioni | Quotidiano |

Il "soldatino" Filippin si becca la denuncia del Codacons

Di Edoardo Andrein Sabato 21 Dicembre 2013 alle 00:51 | 0 commenti

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Non bastava la legge elettorale votata dal centrodestra compatto nel 2006 e definita dal suo firmatario Roberto Calderoli “porcata”. Ora in questo finire di 2013 un’altra “porcata”, come l’ha definita oggi il segretario Pd Matteo Renzi, fa arrossire le guance al centrosinistra. Erano 140 i senatori presenti in aula che hanno votato a favore del controverso emendamento sul gioco d’azzardo; e tra questi spicca la Segretaria del Pd Veneto, la vicentina Rosanna Filippin.

“Generali di carta” li ha definiti ieri Raffaele Colombara, consigliere comunale di Vicenza impegnato da lungo tempo contro la degenerazione del fenomeno ludopatia, termine in voga negli ultimi tempi per il numero di crescente di persone colpite dal gioco d'azzardo patologico.

Una battaglia condivisa anche dal sindaco Achille Variati che a Vicenza ha ingaggiato un annoso braccio di ferro con le aziende del gioco d’azzardo arrivato sino in tribunale. Lo stesso Variati nel settembre scorso aveva già annusato nell’aria qualche stranezza quando al convegno internazionale sul gioco d'azzardo dichiarò: “il grande assente è il Governo italiano”.

Il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) ha denunciato i 140 “Generali di carta” per “istigazione al gioco d'azzardo e concorso in lesioni psichiche”.

La richiesta alla magistratura è di “verificare se nei giorni precedenti al voto abbiano avuto accesso al Senato esponenti di aziende specializzate in giochi o soggetti a loro riconducibili e indagare i senatori che li hanno ricevuti per corruzione e concussione, chiarendo i rapporti tra partiti e lobby del gioco più volte denunciati dai mass media". 

Il “Generale di carta” dai riccioli d’oro Rosanna Filippin, dopo aver compreso la “porcata”, si era affrettata a dichiarare imbarazzata che: “è facilissimo fraintendere l’operato del Parlamento”.

Sarebbe bastato un forte, semplice e chiaro: “Ho sbagliato, scusate”.

Ma forse non si può pretendere troppo da uno dei tanti soldatini dei partiti politici.


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