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I terroristi di Londra e gli altri non sono Kamikaze, soldati giapponesi che si immolavano solo contro obiettivi militari

Di Paola Farina Domenica 4 Giugno 2017 alle 21:44 | 1 commenti

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Inghilterra sotto attacco, ancora sangue innocente per mano di "pochi islamici" che però fanno la differenza (per ora almeno 6 morti e quasi 50 feriti) e ancora si leva qualche voce che tende alla comprensione, al sostegno, all'analisi... Scusate, ma quale analisi? Dopo l'attentato del 22 maggio 2017, che ha fatto ventidue vittime, la sera del 3 giugno un furgone ha investito i pedoni sul London Bridge e ha continuato il suo percorso verso il Borough Market, un'area molto frequentata e piena di locali. Questi assassini plurimi, finita la corsa del furgone, non contenti hanno cominciato ad accoltellare i passanti... Da questo momento la storia si ripete e via con gli slogan. Io sono Londra, ieri ero Manchester, prima Parigi, Nizza, Bruxelles, ma mai io sono Gerusalemme o Tel Aviv ... e sì che di attentati ce ne sono stati tanti in Israele... che da sempre è costretto a difendersi.

Se Israele uccide i terroristi, i giornali intitolano "Palestinese o Musulmano ucciso a Tel Aviv o a Gerusalemme"... o simili. Visto che tre attentatori sono stati eliminati dalla Polizia a Londra, mi spiegate adesso perché oggi i giornali non hanno scritto "Musulmani uccisi in Inghilterra"...

Sono disorientata per la cecità degli europei (dopo 573 morti per terrorismo), non capisco le loro marce della pace e dell'accoglienza (ma quanti di loro dopo la marcia accolgono in casa un immigrato?), i gessetti, le bandierine... non capisco l'atavico pregiudizio antiebraico, le continue critiche all'America di Trump (Obama è un Nobel per la pace politico, ma, di fatto, di guerre ne ha fomentato più lui che altri)...

E meno ancora capisco il dolore di facciata della gente. Il dolore appartiene purtroppo a chi perde qualcuno e non è necessario appropriarci anche di un sentimento doloroso che non ci appartiene... La morte va rispettata e non abusata, basti pensare che nella cultura ebraica il cimitero viene anche chiamato Bet hachayim, casa della vita o casa dei viventi. È forse perché ho insito nel mio DNA questo retaggio che ho molto rispetto per la morte.
La pop star Ariana Grande, che questa sera bissa lo spettacolo mancato, dopo l'attentato che ha minato il suo tour ha espresso il suo dolore per le vittime col commento "non ho parole". Ma nessuno dimentichi che quest'artista è la stessa persona che qualche mese fa commentò l'elezione di Trump con la frase "assolutamente terrificante". Qualcuno abbia il coraggio di spiegarle che non è stato Trump a piazzare la bomba che ha assassinato i suoi ventidue fans e ferito molti altri, che non sono morti né per razzismo, né per islam fobia, ma d'islamismo.
Anche questi ultimi attentatori sono islamici, giustamente uccisi dalla polizia inglese, come fa la polizia israeliana in caso di terroristi. Non è dato ora sapere se questi erano di seconda o terza generazione, se erano ben integrati (ma chi se frega), più o meno conosciuti dall'intelligence britannica. Fatto sta che l'attentatore del concerto di Ariana Grande era di seconda generazione, un altro esempio d'integrazione fallita.

Ci hanno insegnato a chiamare "kamikaze" questi assassini e anch'io l'ho fatto, fino a quando un diplomatico giapponese mi ha spiegato che i kamikaze erano soldati giapponesi di un esercito regolare e s'immolavano per colpire solo soldati e attrezzature belliche di un nemico con cui erano in conflitto. Questi ammazzano amici e nemici colpevoli di aver scelto la democrazia. Smettano i politici di raccontare favole alla cittadinanza, ostaggio del buonismo politico e paraculato, cercare attenuanti tra i meandri della psicoanalisi... la smettano di cibarsi del "politicamente corretto" e comincino ad adoperarsi per tutelare le loro cittadinanze, colpevoli solo di averli votati in democrazia. Si ricordino i politici e le forze dell'ordine che la prevenzione antiterrorismo senza gli informatori e gli infiltrati è destinata a fallire, non l'ho deciso io, è una regola!

C'è da aggiungere, per fortuna, che il sindaco londinese è musulmano, se fosse stato ebreo avrebbero detto di certo che tutto questo accade per colpa degli ebrei e di Israele... Per l'Europa sembra che il terrorismo islamista sia una sequenza di pellicole destinata ad essere elaborata in un finto documentario, per la cui celebrazione sono già pronte candele, fiori, vignette, striscioni, hashtag, canzoni e pelouches....Che vergogna!
 

 

P.S. Video in inglese, trasmesso anche in Israele, in cui si inneggia alla sharia... visibile in Inghilterra.
L'Inghilterra è riempita da masse di persone che stanno cercando di creare uno stato islamico? Questi musulmani di lingua inglese lo rendono semplice da vedere per chi parla inglese. In nome di Allah, questo spettacolo di strada ha colpito le strade d'Inghilterra. È palesemente chiaro qual è il loro obiettivo - dominazione del mondo - anche oltre i miscredenti

Video ripreso da questo link

 


Commenti

Inviato Lunedi 5 Giugno 2017 alle 08:51

Emanuel Segre Amar, scrive sul mio diario di Facebook "Il sindaco di Londra, musulmano di origini pakistane, ha invitato i cittadini a non allarmarsi se vedranno più polizia in giro. Francamente, visti gli attentati che si ripetono, e il ritardo negli interventi dei poliziotti - oltre 8 minuti per arrivare, (a parte il fatto che alcuni cittadini sono intervenuti tirando sedie contro i terroristi dopo aver visto poliziotti che fuggivano) forse ci si potrebbero aspettare parole diverse da un sindaco competente e responsabile". Aggiungo: a tanti 8 minuti sembrano pochi, a Emanuel e a me, abituati a un'altra mentalità e a una tecnica d'azione diversa sembrano un'eternità...
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