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Galan povero e "schifato" dalla politica: non chieda aiuto a Silvio B., venda per VicenzaPiù

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 25 Luglio 2015 alle 12:47 | 0 commenti

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Giancarlo Galan, povero!, ha solo 31.000 e senza lo stipendiuccio da senatore come vivrà? Lo ha detto  La Zanzara ieri su Radio 24 e di seguito pubblichiamo il relativo articolo di oggi sul CorVeneto ripreso anche dal CorSera. Facciamo solo una premessa noi che, per una passione sportiva, forse un po' meno... interessata di quella politica dell'ex Doge, abbiamo perso tutto ma non abbiamo provato a chiedere a chicchessia elemosine. A tanti zeri, per giunta.

Facciamo la premessa, forti anche noi di avere avuto una famiglia accanto (e di questo siamo felici con Galan), e supponiamo che non abbia rubato nulla (lui come noi) e che sia stato costretto al patteggiamento (noi mai lo abbiamo chiesto!) da come ha vissuto la sua situazione.

Allora, caro Giancarlo, se oggi non ha di che vivere, nonostante i 31.000 euro di risparmi e lo stipendiuccio da senatore che ancora percepisce, lei ha fatto proprio una bella vita...
Non è un'offesa, Giancarlo, quello che dice per chi veramente non ce la fa a campare mentre lei ha realizzato, lecitamente, guadagni milionari (che pensiamo non abbia devoluto in beneficenza) con le aziende pubblicitarie di Berlusconi prima di lanciarsi a fare politica, la "sua" politica, quella che ben conosce e che ora dice di disconoscere?
Schifato dalla politica, lei,  Galan, ora chiede di nuovo lavoro a Berlusconi?

Ma, visto che lei, Giancarlo, gli ha rimproverato di averlo abbandonato nel momento del bisogno, non si abbassi a tanto e faccia appello al suo orgoglio di uomo, marito e, soprattutto, padre!.

Non chieda un lavoro a Silvio, già impegnato a pagare miloni al mese a sua moglie legittima e alle sue varie Ruby (lei non è, mi perdoni, così attraente per il vecchio ex cavaliere a meno che non siano vere certe ultime rivelazioni sui suoi, di B., ultimi gusti e che lei, da omone quale è, le voglia assecondare).

Un lavoro gielo diamo volentieri noi, che da tempo staimo cercando venditori di pubblicità per i nostri media (qui, anche per lei, il nostro Media Kit, ndr).

Sarebbe utile a lei e anche a noi, che siamo abituati a lottare contro la malapolitica: aumenterebbe, grazie alle se capacità professionali, il nostro fatturato e lei guadagnerebbe lecitamente il giusto aiutandoci a dimostrare, con più pagine e più inchieste, quanto sia sporca la politica da cui ora, novello Paolo sulla via di Villa Rodella, rifugge.

Giancarlo, lei ha il mio telefono, mi chiami pure.

Il curriculum che chiediamo nelle nostre inserzioni non mi serve, ovviamente in questo caso: comunque i compensi  e l'inquadramento saranno commisurati alle capacità, che di sicuro le renderanno facile da noi fare carriera.

Grazie... 

 

Galan: «Non abbiamo da vivere ogni tanto penso di farla finita»
di Angela Pederiva, su CorVeneto
Ancora tre settimane fa sul Corriere del Veneto aveva ironizzato: «Mi trasferirò in un capannone abbandonato, ce ne sono tanti in giro per il Veneto...». E mercoledì scorso sul Corriere della Sera aveva ragionato: «Tornare alla politica? Mai, mai, mai per nessun motivo». Ma l’altra sera, in un incontenibile crescendo di delusione e amarezza, su Radio 24 è arrivato alla confidenza più estrema: «Si può dire che sono vivo grazie a mia figlia, a mia moglie e agli amici, altrimenti l’avrei fatta finita». Non è stato necessario che La Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo pungesse Giancarlo Galan con la sua consueta irriverenza: è stato lo stesso ex governatore ed ex ministro, appena rimosso dalla presidenza della commissione Cultura ed in attesa di decadere anche da deputato, a lasciarsi andare ad un lungo sfogo.
Venti minuti (radiofonicamente) a nudo. Le sue condizioni: «Sto male, malissimo. Fisicamente la mia salute non è delle migliori. Ma quello che è più disastroso è l’umore. Si può dire che sono molto depresso, non è un mistero: chi non lo sarebbe?». Le sue giornate: «Faccio giardinaggio, leggo, scrivo». Il suo conto in banca: «31 mila euro». Galan rivela che proprio i problemi economici, oltre alle motivazioni affettive, l’hanno spinto al patteggiamento pur proclamandosi innocente rispetto all’accusa di corruzione: «Rifarei la stessa cosa, perché quando uno è in carcere non ha alternative. Chi sta male non è soltanto lui, è tutta la famiglia. Soprattutto mia figlia che pensava che io non tornassi per odio nei suoi confronti. È tutta la famiglia che non ha di che sostenersi, sono bloccati tutti i conti correnti, si deve affidare alla generosità di qualche amico per sopravvivere».
Il parlamentare annuncia che la confisca di villa Rodella è ormai vicina: «O trovo 2 milioni e 600 mila euro entro il 2 ottobre, oppure devo dare la casa, che è tutto ciò che io ho costruito nella mia vita». Una residenza in cui l’ex Doge ha dovuto imparare a tirare la cinghia: «Non ho acceso l’aria condizionata, costa troppo. Sono tristezze, ma bisogna sapersi adattare in momenti così». Come? «Senza lo stipendio della Camera non so come camperei, penso che non camperei. I miei proventi si sono dimezzati e quindi ho venduto qualcosa: un campo che avevo qui a fianco, le due auto storiche che mi avevano regalato gli amici al mio matrimonio. Ma in tutto avrò fatto 70 mila euro». Per questo l’azzurro spera in Silvio Berlusconi: «Conto in un suo aiuto nel futuro, perché con lui ho lavorato trent’anni, abbiamo fatto cose importantissime in azienda e quand’ero presidente del Veneto. Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui, avere un’opportunità di vita».
Ma è al suicidio che Galan svela di rivolgere spesso il suo pensiero: «Ci ho pensato molte volte e continuo a farlo. Le modalità lasciamole stare ma ci ho pensato moltissimo, ci sono modalità molto semplici: basta prendere una delle corde con cui ancoravo la mia barca e fare un nodo... Dal farlo mi bloccano quelli che mi hanno salvato finché ero in carcere, che sono state prima di tutto mia moglie e mia figlia, poi gli amici, quelli che si sono dimostrati tali: pochissimi». Proprio per loro il 58enne intende dimostrare la sua innocenza rispetto allo scandalo Mose: «Il sistema, per ammissione stessa del suo grande protagonista Baita, fruttava alle aziende facenti parti del Consorzio 120 milioni all’anno. Anche ponendo che fossero vere tutte le accuse che hanno fatto, come il milione a me, si giustificano tangenti per 5 milioni: e gli altri 115? Chi se li è intascati? Io andrei a fare qualche rogatoria sugli imprenditori. Ci sono imprenditori che non sapevano neppure che il loro direttore generale faceva decine e decine di milioni di fatture false. Da qualche parte questi soldi sono andati, di certo non nelle tasche di Galan e di Orsoni».
 
 

 


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