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Forza Italia non rinasce per 90 milioni di debiti. Anzi no, nasce per non farli pagare a B.

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 14 Ottobre 2013 alle 22:56 | 0 commenti

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Oggi su La Repubblica c'è un interessante articolo a firma c.l. dal titolo "Abbiamo debiti per 88 milioni senza Silvio noi falliamo tutti" che riproduciamo di seguito, con una osservazione in premessa, che può farlo leggere, e valutare, da una visuale completamente diversa e che ci pare sfuggita al collega. La tesi che Ignazio Abrignani, deputato "leaista", sostiene è che il Pdl non sarà sostituito da Forza Italia anche perché quest'ultima è indebitata per circa 90 milioni, tutti garantiti da Berlusconi, che se la mollasse come garante presso le banche la lascerebbe, alla sua rinascita, in un bagno di sangue.

Ma, visto che nessuna banca "libera" le fidejussioni di un garante senza averne di nuovi di "pari peso" (cosa improbabile a dir poco) o senza averne incassato il "quibus", la nostra idea è tutt'altra e fa propendere per una Forza Italia che riparte con i cosiddetti fedelissimi per sanare un altro buco finanziario del cavaliere (dopo quelli per il lodo Mondadori e per gli "alimenti" alla ex moglie) e per un Pdl che rimane per far felici tutti gli altri Alfaniani, forti e soprattutto "ricchi" dei residui contributi elettorali in cassa e/o in procinto di arrivarvi copiosamente in questa legislatura. Come forza politica (ri)nascente Forza Italia, infatti, beneficerebbe dei contributi pubblici, che statene certi, in un modo o nell'altro anche loro risusciteranno se mai saranno (ri)aboliti (ricordate il referendum popolare che li abrogò, invano?) e nel tempo azzereranno o ridurranno fortemente i suoi debiti, leggasi "impegni con le banche" del suo fondatore. D'altro canto a che pro Alfano e i suoi lascerebbero il pdl per confluire in FI? Per essere sempre subalterni del capo rinunciando, per giunta, al cospicuo patrimonio la cui gestione spetta ora all'attuale segretario, in autonomia da chi finora i suoi parlamentari li ha tenuti al guinzaglio col suo potere, anche economico. Gli Alfano boys quando riavranno un'occasione del genere?

 

Da La Repubblica di oggi, 14 ottobre:
"Abbiamo debiti per 88 milioni senza Silvio noi falliamo tutti" di c.l.

Forza Italia deve ancora prendere il largo ma in stiva c'è già un carico di debiti da 88,2 milioni di euro. Lo dicono i libri contabili di fine 2012, lo documentava ieri un'inchiesta di Libero. Il «senatore Silvio Berlusconi » ha rilasciato fideiussioni a copertura di spese e debiti della vecchia creatura per 102 milioni di euro. Insomma, tutta la baracca, tanto per cambiare, si regge sul suo portafogli. Conclusione: se il Cavaliere decidesse di ritirarsi dalla scena (e ritirare le garanzie), l'esposizione ricadrebbe per intero sulle spalle di Alfano o Fitto o coloro che ne raccoglierebbero l'eredità politica. «Un motivo in più, non certo il primo e l'unico, per continuare a credere nella leadership di Silvio Berlusconi» spiega con schiettezza Ignazio Abrignani. Deputato, responsabile elettorale del Pdl, adesso è organico ai "lealisti" che si contrappongono ad Alfano e ai governativi giurando fedeltà al capo.
Dunque si scopre che ad essere bad company, almeno sul piano finanziario, è Forza Italia e non il Pdl?
«Dove sta il mistero? I libri contabili dei partiti sono pubblici. Un disavanzo c'è, è vero».
Anche consistente, si parla di 90 milioni.
«Sì, più o meno quella cifra lì».
Chi paga?
«È tutto coperto dalle fideiussioni del presidente Berlusconi. Ma va detto che il partito sta lavorando a un meccanismo che porti all'autonomia finanziaria, predisponendo forme di autogestione territoriale, con fund raising, affidato ai coordinatori locali e a tutti i parlamentari ».
D'accordo, in futuro. E adesso che il finanziamento pubblico sarà cancellato?
«Dovremo trovare altre forme di sostegno. Tutti i partiti, non solo noi. Evitando possibilmente di demonizzare chi dona soldi ai partiti, da considerare non furfanti in cerca di tornaconto, ma salvatori della democrazia. Come avviene nel mondo anglosassone, per esempio.Dove tutto è retto dalla finanza privata».
Altro che affrancarvi. Dipendete e dipenderete sempre da lui. Dove andreste senza le «garanzie» del leader?
«Noi non vogliamo prescindere da Berlusconi e non per i soldi, ma per il consenso che lui e solo lui può garantirci».
Consenso, cioè voti, che poi portano altro rimborso elettorale.
«Ecco, appunto, una cosa tira anche l'altra».
Insomma, passare dal Pdl a Forza Italia potrebbe non essere così conveniente. Sarà per questo che l'operazione tarda a partire?
«Sicuramente oggi il Pdl gode di rimborsi elettorali, Forza Italia no. Ma sappiamo che in questa fase la volontà di Berlusconi sarà determinante. Per cui, se lui vorrà ritornare a Forza Italia si troveranno i modi e i mezzi perché quel partito abbia un futuro e una solidità».
Che mezzi? I debiti non si cancellano.
«Per esempio, sappiamo che il Pdl dovrà ricevere circa 50 milioni di euro di rimborso elettorale. Ecco, i debiti di Forza Italia sono il doppio, ma intanto sarebbero dimezzati col passaggio. Poi, se il presidente ha deciso così, si farà così e basta».

Leggi tutti gli articoli su: forza italia, Silvio Berlusconi, debiti, La Repubblica

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