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Federcontribuenti Veneto: la crisi finanziaria calpesta i diritti umani

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 7 Maggio 2013 alle 17:41 | 0 commenti

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Federcontribuenti Veneto - Le strategie adottate dai governi europei per fronteggiare la crisi mettono a rischio i diritti umani, e se n’è accorto l’ONU che con l’approvazione del Protocollo opzionale al Patto sui diritti economici, sociali e culturali  nel lontano 2008 ha cercato di dare un aiuto a tutti quei cittadini europei i cui diritti fondamentali vengono messi in pericolo dalle misure di austerità. Peccato che siano stati necessari circa cinque anni perché entrasse in vigore lo scorso 5 maggio.

Il Protocollo opzionale contempla che una persona possa chiedere giustizia alle Nazioni Unite, attraverso il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali, nel caso in cui i suoi diritti (tra cui quelli a un alloggio adeguato, al cibo, all'acqua, ai servizi igienico-sanitari, alla salute, al lavoro, alla sicurezza sociale e all'istruzione) siano violati e le autorità nazionali non forniscano riparazione.  Ciò che sta accadendo negli ultimi anni a causa della crisi economica e di una politica di austerità volta a mantenere delle misure finanziarie imposte dalla UE sta distruggendo quello che è sempre stato un baluardo della cosiddetta “civiltà occidentale”: ossia il rispetto delle libertà fondamentali degli esseri umani, un lungo percorso di civiltà iniziato nel lontano 1948 con la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo e che attraverso diverse tappe si pensava fosse ormai assodato. Poi arrivò la crisi e con essa le misure d’austerità approvate negli ultimi anni dai diversi governi europei, tra cui anche l’Italia, e il cammino si sta compiendo a ritroso tanto che si è dimostrato necessario adottare quest’ultimo strumento.  

Federcontribuenti Veneto e Federcontribuenti Nazionale lo stanno dicendo da molto tempo che le misure fiscali da strozzinaggio, lo strapotere di Equitalia e delle Banche, stanno uccidendo l’economia, il lavoro e soprattutto le persone. La crisi esiste e si deve superare, ma non è con un peso fiscale alle imprese del 75% che si supera, non è con la Tares, spada di Damocle sulla testa di 58 milioni d’italiani, o con le mille gabelle nascoste. La crisi si può superare detassando il lavoro soprattutto quello a tempo indeterminato, abolendo tutte le imposte dirette e indirette, locali e nazionali, con l’introduzione di un’unica tassa ad importo diviso secondo i redditi, tassando di più le rendite finanziarie che non danno lavoro a nessuno, ristrutturando le spese della macchina statale e abolendo i mille privilegi economici di una classe politica e dirigenziale statale parassitaria. Argomentazioni quali la necessità dei tagli alla spesa pubblica per il pareggio di bilancio, a cui non si arriverà mai, reggono fino al momento in cui non vanno a privare i cittadini della tutela dei diritti minimi, quali il diritto a un alloggio, al cibo, a mezzi di sopravvivenza e di cure mediche essenziali. Per Federcontribuenti è ora di rivoluzionare l’idea dei “tagli” convertendola in “ottimizzazione” delle risorse, intendendola come strumento a favore della crescita economica e dello sviluppo.

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