Quotidiano | Categorie: Politica

Elezioni regionali 2015, i sindaci di PaTreVe con Zanonato vs Variati?

Di Martina Lucchin Domenica 16 Giugno 2013 alle 21:09 | 0 commenti

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PaTreVe. È la sigla della Città Metropolitana che dal 2014 potrebbe comprendere i territori di Venezia, Padova e Treviso. L’intento di creare una rete interconnessa di servizi tra queste province, in vista di una loro definitiva abolizione, è stato rinnovato nell’incontro di ieri a Treviso tra il neoeletto sindaco della città Giovanni Manildo, il primo cittadino di Venezia Giorgio Orsoni ed il patavino Ivo Rossi, subentrato a Flavio Zanonato dopo la sua recente nomina a ministro dello sviluppo economico.

Si tratta per adesso di una riorganizzazione degli enti locali non ancora definitiva. Ma l’“alleanza” tra Orsoni, Manildo e Rossi apre a scenari politici interessanti se analizzati sotto la lente di ingrandimento delle future elezioni regionali. All’appuntamento con le urne per il rinnovo della giunta di palazzo Balbi guarda con trepidazione e speranza il centrosinistra. L’occasione, infatti, è ghiotta visti i successi incassati dal Partito Democratico nelle recenti elezioni amministrative, le difficoltà territoriali del Pdl, il declino e le baruffe interne alla Lega Nord – partito del presidente della regione in carica Luca Zaia. Dopo la vittoria a Vicenza del democratico Achille Variati, riconfermato dalla città al primo turno contro la sfidante Manuela Dal Lago, e quella del renziano Giovanni Manildo, che ha espugnato la roccaforte leghista, diventano cinque su sette i capoluoghi di provincia a guida Pd. L’impensabile diventa quindi probabile: tingere di rosso (rosa?) una regione tipicamente forzaleghista.

Ed è su questa ipotesi che la città metropolitana PaTreVe assume un significato diverso. I tre sindaci di centrosinistra potrebbero, infatti, costituire un'alleanza portante per la candidatura a governatore della regione del ministro Flavio Zanonato, appoggiato dai bersaniani del partito e dalla città che fino a qualche mese fa amministrava. Tutto ciò andrebbe a discapito di un altro sindaco in odore di candidatura. Achille Variati nel primo mese del suo terzo mandato a Vicenza non ha mai ammesso pubblicamente di aspirare ad una svolta regionale (o romana) della sua carriera politica, ma i rumors di corridoio, che sono amplificati dalla proposta di Cicero di vincolare il giuramento del sindaco a tutto il mandato, fanno presagire che il sindaco della città berica potrebbe desiderare di spiccare il volo verso altri lidi, finalmente più prestigiosi di quelli locali finora frequentati sia pure con costante successo. In questo caso l’asse Orsoni-Manildo-Rossi rappresenterebbe un bel problema per Variati. A sostenere il sindaco vicentino ci sarà molto probabilmente, oltre a Flavio Tosi, il primo cittadino di Firenze Matteo Renzi, che è giunto a dargli manforte anche in chiusura della campagna elettorale per le comunali. Ma potrebbe non essere sufficiente in caso di un allargamento del consenso verso il ministro dello sviluppo favorito anche in termini di notorietà e dalla partecipazione al pool del renziano di Treviso Manildo.

Al congresso regionale del Partito Democratico in calendario dopo i mesi estivi spetta il compito di stabilire, se non direttamente il nome del candidato Governatore della regione, la strategia migliore (primarie?) per individuarlo. Sempre che il centrosinistra non decida di dormire sugli allori nella speranza o illusione di mantenere nei prossimi due anni quanto ottenuto fino ad oggi. E a Vicenza cosa cambierebbe se a trionfare a livello regionale fosse Achille Variati? In decadenza del sindaco in carica, come stabilito dall’Anci nel 2013, assumerebbe l’incarico sino alla scadenza ordinaria del mandato il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci, anche se questa è un’altra storia. Ma anche no...

 

 


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