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E' vicentino lo sprinter della casacca: commissario e pensionato d'oro

Di Pietro Cotròn Martedi 5 Marzo 2013 alle 23:05 | 0 commenti

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Da mesi si parla di costi della politica e le bordate finiscono sempre o quasi sempre verso i privilegi dei parlamentari. Giusto. Ma c'è un'altra casta nei confronti della quale i riflettori non si accendono abbastanza che è quella dei commissari governativi. Tanto per rimanere in casa veneta, più e più volte s'è detto dei conflitti d'interesse, veri o presunti di Silvano Vernizzi, grand commis regionale e gran visir della Spv.

Ma c'è un altro commissario che parla veneto, anzi vicentino di Camisano: ad inizio anni 90 a Vicenza lo avevano visto farsi le ossa negli incarichi pubblici come presidente di Aeroporti Vicentini, un'altra delle aziende costate, e non poco, alla comunità locale. Lui si chiama Mauro Fabris (nella foto, ndr). Professione consulente aziendale, nel '90 è segretario della Dc vicentina, un partito che a livello nazionale di lì a poco sarebbe finito nel gorgo di Tangentopoli. Ma Fabris non si perde d'animo e fa confluire la sua militanza nel Partito Popolare di Mino Martinazzoli, il rottamatore della Dc. Quando però nel '96 dentro il movimento si capisce che i tempi stanno per cambiare Fabris cambia ancora pelle e finisce nel Cdu che poi con un balzo a piedi uniti lascia per finire nel Ccd di Casini nell'ambito di un centrodestra che con Berlusconi sembra avere la meglio.

I venti della politica mutano spesso e Fabris nel '98 si rituffa nel centrosinistra vittorioso con Romano Prodi arruolandosi nelle truppe mastellate di Clemente da Ceppaloni: il tutto con un filotto di cambi casacca degni di un centometrista: Cdr, Udr poi Udeur. Dentro la casa post-democristiana l'uomo finisce sottosegretario durante il governo D'Alema prima e Amato poi con delega prima alle infrastrutture, poi poi alle finanze, poi ancora alle infrastrutture e ri-poi ancora al commercio. L'uomo dai mille contatti nel mondo dei lavori pubblici lavora bene tanto che nel 2001 il centrosinistra lo blinda nel blindatissimo e rossissimo seggio senatoriale di Ravenna da dove Mauro di Camisano Vicentino, che con la Romagna c'azzecca come l'arrosto con lo zabajone, spicca il volo verso palazzo Madama.

Seggio comodo vista panoramica Fabris si gode la legislatura all'opposizione. Nel 2006 il suo partitino non è sicuro di superare soglie e sbarramenti così, guarda caso, a Mauro da Camisano viene offerta, sempre dal centrosinistra, una wildcard per un seggio con buone speranze alla Camera, dove viene puntualmente eletto. E dove finisce?

In commissione trasporti ovviamente, dove mette a frutto le sue conoscenze. Alla fine della legislatura però trova un accordo con i berluscones e affonda il centrosinistra che gli aveva garantito un seggio. Gli attacchi alla chiesa e le inchieste sui "Mastellas" scatenano l'ennesimo cambio di casacca, mentre qualche mese dopo arriva la nomina a commissario per il tunnel del Brennero. L'Italia infatti è quel Paese che oltre ai commissari alle grandi opere ha anche i commissari alle opere delle opere. Sulla Gazzetta ufficiale del 16 ottobre 2010 sta indicato il suo compenso per un incarico poi confermato da Mario Monti alla faccia di ogni spending review: 214.000 euro all'anno, che si aggiungono alla pensione (!?) di 6.200 euro al mese da ex parlamentare che percepisce  dall'età di 51 anni. (gli importi suddetti sono lordi, ndr) Il provvedimento è firmato da due pesi massimi della buona politica italiana, quella che ha portato il Paese dove siamo: sono il premier Silvio Berlusconi e il segretario del Cipe Gianfranco Micciché. Ora, giacché Fabris è ancora lì, ma il vento della politica cambia, è pronto per lui un posto da commissario straordinario, magari per il Pd o addirittura col M5S? Non si sa mai, pare abbiano notato Fabris arringare in un vicolo di Camisano contro la casta a suon di vaffaday.

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