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Don Lorenzo Milani Comparetti piace ancora a Vicenza?

Di Italo Francesco Baldo Martedi 20 Giugno 2017 alle 15:27 | 0 commenti

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Una delle domande fondamentali della filosofia è: Che cosa è e perché esiste il mondo. Molte sono state nel corso dei secoli le risposte. Le scienze, le religioni, la mitologia e quasi ogni singolo uomo ha data una risposta. Alcune paiono più importanti di altre. Il racconto, meglio inno di lode - preghiera - biblico della creazione dal nulla del mondo da parte di Dio in sette giorni ha sempre la sua importanza. Non è una descrizione scientifica, ma un riconoscimento dell'opera di Dio. In altre religioni come nello Shintoismo, altre narrazioni.

La mitologia propone poi altre origini, sottolineando che è l'uomo che spiega l'universo con le capacità e gli strumenti che possiede. Il mito, infatti, non è un racconto fantasioso e basta, ma una vera e propria spiegazione, che consente di dare ragione ai fenomeni naturali. Le scienze dalle prime teorie, quella di Aristotele ad esempio, base per la teoria tolemaica, hanno continuato a cercare ed ipotizzare origini del mondo. Si considera ancora plausibile la teoria di Kant-Laplace del Big bang originale, formulata nel 1755 dal filosofo con lo scritto "Storia generale della natura e teoria del cielo". Le attuali ricerche sul bosone proseguono e pure i tentativi di individuare quale sia il mattone dell'universo. Accanto a queste altre ipotesi, tra cui quella dell'iper buco nero, o la teoria delle stringhe.
Tra le varie teorie anche quella del pittore di Gustave Courbet con il suo dipinto L'origine du monde.
Poi, come sopra ricordavamo, ogni uomo dà una sua risposta, alcune possono destare più di altre la nostra curiosità
Tra queste va ricordata quella che formulò Don Lorenzo Milani, presbitero della chiesa fiorentina che ebbe qualche problema con la gerarchia, tra cui il cardinale di Firenze, il vicentino Elia Dalla Costa, oggi venerabile della Chiesa cattolica, che rifiutò di far suonare le campane all'arrivo dei A. Hitler a Firenze, un vescovo di grandissima levatura spirituale e di grande attenzione per i fedeli che li erano stati affidati, come attestano i suoi scritti e il suo operato.
Or dunque il presbitero, che ha lasciato molti scritti, alcuni utilizzati strumentalmente, in uno piccolissimo, una lettera in realtà "A una giovane sposa" (Vicenza, La Locusta 1959) chiarisce quale sia la sua ipotesi sull'origine del mondo, in sintonia con le sue visioni.
Scrive don Lorenzo Milani: "...Appena avrai una tua casa affacciati alla finestra e guardati un po' intorno. T'accorgerai che il mondo è mal messo. Dio l'aveva creato preciso, avendo fatto gli uomini tutti poveri e tutti ignoranti. Gli uomini inve4ce, non si sa come, si sono accordati per tirar su qualche decisa di persone molto ricche e molto istruite e lasciar tutti gli altrui come Dio li aveva creati. Da questa violazione dell'ordine naturale son nati infiniti mali che non starò qui a elencarti perché immagino che tu ne possegga già un chiaro concetto. Vedrai poi dalla finestra della tua casa, che in questo mondo infelice ricchezza e istruzione viaggiano sempre a braccetto. Chi è più istruito guadagna più quattrini, fa più studiare i suoi figlioli. E via di seguito in un circolo chiuso." Appunto "via di seguito" con affermazioni di carattere sociologico, dove i ricchi e magari istruiti sono sempre i colpevoli di ogni danno sociale. Segue l'affermazione, tanto cara ai Sindacati italiani: "la parola sciopero è sacra ai poveri, unica loro arma contro i signori. Tona in bocca ai signori dottori usata per combattere l'organizzazione della sofferenza dei poveri. Ecc. Ecc. ecc."
Quale sarà l'unica soluzione a tanti guai che poche decine di uomini hanno dato al mondo? "Dio penserà a tutto" e " Se i poveri saranno con te, anche Lui sarà con te e se Lui sarà con te di cosa hai paura? Camperà i tuoi figlioli e assicurerà il loro avvenire ben più sicuramente che un conto in banca o una polizza di assicurazione. Se la tua fede è così poca da non credere queste semplici cosa, cosa perdo tempo a parlare con te?
Spiegazioni semplici e indicazioni precise. Dio crea un mondo di poveri e qualcuno, più furbo, diventa ricco e"maneggia" il mondo contro i poveri. Ben scrisse di lui l'esponente del Partito Comunista Italiano Pietro Ingrao: "Era in lui, nelle sue parole, nelle cose che ha scritto, sempre una coscienza robusta e drammatica dell'oppressione di classe, che spezza in due la società in cui viviamo. Raramente si trovano opere in cui come nelle sue i giudizi sui comportamenti umani, sulle forze politiche e sugli istituti sono così impregnati della nozione di questa spaccatura della società, sentita come lacerazione tragica, che colpisce, esclude, opprime, prima di tutto gli operai e i contadini. E'lecito dire che nei suoi scritti, nelle sue parole, si respira sempre un giudizio di classe." Cfr. "Testimonianze", 10 (1967), n.100, p.893). P. Ingrao aveva visto nel presbitero fiorentino la lotta di classe come apostolato, per ritornare a quel mito, tanto caro a J.J. Rousseau, della bontà originale dell'uomo, quando era povero e ignorante e non doveva obbedire a nessuno, nemmeno ad un papa, figuriamoci al proprio vescovo. Infatti il cardinale Elia Dalla costa fu costretto ad allontanare don Milani da Calenzano perché egli pretendeva di riavvicinare i comunisti alla chiesa non asolo rimuovendo il Crocifisso dalla scuola, anche senza che vi fosse bisogno di insegnar loro la dottrina cristiana (cfr. L. Milani, Esperienze pastorali, L.E.F., 1967, p. 238).
Spiegata l'origine del mondo, tutto di conseguenza. Oggi si ricorda quanto il presbitero compì, ma temo più con intenti agiografici che storici, più ideologici che analitici e soprattutto lo si esibisce come un teorico politico. Sue le affermazioni che la Chiesa Cattolica era in ritardo di due secoli sui problemi del tempo (parole riportate dal socialista G. Arfè, direttore dell'AVANTI) e quanto scrive al dottor Meucci il 24 aprile 1954 ben chiarisce come il pensiero di don Milani si sia potuto usare politicamente: "o con Dio contro i poveri o senza Dio coi poveri. E scegliendo io di stare con Dio e la sua Chiesa non resta che pregare pei poveri che calpestiamo e tentare di confessarsi spesso per essere pronti al castigo di Dio che non tarderà a venire a indicarci la strada nuova". Sappiamo quale fu la strada nuova, quella della scuola di Barbiana, che ha costituito per moltissimi insegnanti cattolici un ideale e la via da seguire. Ci sia lecito ricordare quanto scrisse san Giovanni XXIII nella lettera enciclica Mater et Magistra n.109: "Ci piace qui ricordare come nel Vangelo il diritto di proprietà privata sui beni è ritenuto legittimo. Però nello stesso tempo il Maestro divino rivolge spesso ai ricchi pressanti inviti perché convertano i loro beni materiali, dispensandoli ai bisognosi, in beni spirituali: beni che il ladro non ruba né la tignola o la ruggine rodono e che si ritroveranno aumentati nei granai eterni del Padre celeste":
Non spetta ancora al mondo dare un giudizio su don Lorenzo Milani; meglio leggere e rileggere le sue opere e cercare di capire se egli sia nella linea della Chiesa Mater et magistra , nella linea del de Magistro di sant'Agostino o del Prologion di Sant'Anselmo d'Aosta, della Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino o dei patroni dei maestri San Cassiano e San Carlo Borromeo. Negli ultimi due secoli educatori di grande valentia furono San Giovanni Don Bosco o il contemporaneo Beato Gesualdo Nosengo, per fare solo due esempi, ma non sono stati certo seguiti da don Milani, che preferiva interventi educativi più incisivi, come attesta l'invettiva Anche le oche sanno sgambettare (Viterbo, Millelire Stampa Alternativa, 1995) e la famosa "Lettera a una professoressa ( Firenze, L.E.F, 1967) che raccoglie da parte di otto ragazzi della Scuola di Barbiana le indicazioni educative del presbitero. Un volume che è all'origine del '68 italiano che lesse, forse, solo dopo H. Marcuse e K. Marx, ma condizionò questi alla visione pedagogica di don Milani.
A Vicenza soprattutto la visione "sindacale" del presbitero è sempre molto piaciuta, dimenticandosi però della sua prospettiva religiosa; così nelle scuole è sempre piaciuto il suo modo "critico" di insegnare. Ora però è anche giunto il momento di chiedersi se quelle indicazioni hanno ancora una qualche validità o sono solo figlie di quel tempo e oggi parlano proprio poco.
Nessuno ha mai compreso quale fosse la finalità del presbitero, perché non fu "comunista" né "esponente del pauperismo, forse fu solo uno dei tanti cattolici che operò credendo che la sua fosse la via migliore; Il giudizio storico non è ancora formulato, come attesta la divisione tra seguici e non della prospettiva di don Milani, per cui è meglio lasciare "ai posteri l'ardua sentenza", noi ci accontentiamo di seguire un diverso Maestro al quale obbediamo perché è virtuoso obbedirgli, con tutte le fatiche connesse, e che invita sempre ad amare i fratelli e anche i nemici e accogliamo le indicazioni che San Paolo nella II ai Corinti (6, 1-10) fece ai ministri di Dio: "Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!"
Parole sagge che indicano una strada.

Leggi tutti gli articoli su: Don Lorenzo Milani, Kant, Laplace, Gustave Courbet

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