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Dissesto idrogeologico, il dipartimento difesa del suolo della regione replica a De Menech

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 16 Agosto 2014 alle 23:38 | 0 commenti

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Regione Veneto - "Il segretario regionale del Pd, Roger De Menech, probabilmente per carenza di informazione, commette numerosi errori nel commentare una presunta incapacità di spesa della Regione Veneto in materia di difesa idrogelogica. Confondendo probabilmente la capacità di spesa - che in Veneto è massima, come peraltro ammesso dallo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in occasioni pubbliche - con l'impossibilità di spendere a causa dei vincoli posti dal Patto di stabilità interno che vede giacere presso la Tesoreria dello Stato ben 1 miliardo 300 milioni di risorse regionali. Probabilmente un intervento del Segretario De Menech sul Premier e collega di partito potrebbe contribuire a sbloccare la situazione".

E' il commento dei tecnici del Dipartimento Difesa del suolo della Regione del Veneto relativamente al servizio pubblicato oggi dai giornali del gruppo Finegil ("Dissesto, la Regione tiene fermi 136 milioni").

"Il primo errore è che, come testimoniato da una prima ricognizione effettuata dall'Unità di missione sul Dissesto idrogeologico e infrastrutture Idriche ‘Italia Sicura' guidata dal sottosegretario Erasmo De Angelis, dei 2,3 miliardi di euro per il dissesto idrogeologico complessivamente assegnati nell'intero territorio italiano, risulterebbero non spesi nel territorio veneto soltanto 21 milioni di euro che però sono direttamente riferibili alle amministrazioni comunali per motivi principalmente legati ai vincoli di spesa imposti dai Governi nazionali - commentano i tecnici del Dipartimento -. E' talmente vero questo dato che, nelle riunioni delle Conferenza Stato-Regioni, è stato chiesto alle Regioni di presentare un piano di interventi immediatamente cantierabili in modo da destinare tali risorse a progetti regionali immediatamente attuabili".

"Il secondo errore è l'ignorare il fatto che il 'Piano pluriennale straordinario 2010-2014 degli interventi a seguito dall'emergenza alluvionale 2010', attivato nel 2012, ha esaurito ogni margine di utilizzo dei mezzi ordinari, cioè dei fondi regionali - riprende il Dipartimento -; per quanto poi attiene ai fondi e alle risorse europee, la Regione Veneto ha già rendicontato il doppio delle risorse stanziate in modo da liberare risorse anche per altre azioni di intervento. In particolare, i progetti di difesa idrogeologica finanziati sull'azione 3.1.2 del POR-FESR 2007-2013 sono 13 per un totale di 19 milioni, già interamente impegnati, ai quali sono stati aggiunti progetti retrospettivi che incrementano le risorse disponibili di ben 34 milioni. Dei 67 milioni per 70 interventi programmati dall'Accordo di programma sottoscritto il 23 dicembre 2010 fra Ministero dell'Ambiente e Regione del Veneto, il Ministero ne ha invece per ora erogati soltanto 14 milioni, per cui la Regione, al fine di permettere un rapido avvio delle opere, ha anticipato quasi 9 milioni".

"Come evidenziato nel dossier recentemente consegnato al Presidente del Consiglio e illustrato alla stampa regionale, con le risorse statali erogate dopo la grande alluvione del 2010, la Regione Veneto ha realizzato ben 277 interventi di somma urgenza per 105 milioni di euro, avviate opere strutturali (cinque grandi bacini di laminazione) per 120 milioni di euro, oltre ad altre opere di difesa idraulica già finanziate e già realizzate con risorse regionali per altri 100 milioni. Con nota del 1 Luglio inviata al Governo, il Presidente della Regione Veneto ha chiesto di escludere dai vincoli del Patto di stabilità le risorse destinate alla difesa del suolo. In tale nota è stato ribadito che nel programma ReNDis dell'ISPRA la Regione ha già caricato i dati di 113 interventi per un totale di oltre 380 milioni di euro di cantieri avviabili in 3, 6 e 12 mesi nell'ambito di un più ampio piano di opere finanziabili per un totale di 600 milioni di euro".

"I 136,6 milioni di euro citati da De Menech come esempio di incapacità di spesa - prosegue la nota - sono in realtà un dato aggregato che comprende il monitoraggio di una serie di diversi strumenti e accordi attuativi elaborati con diversi enti che non sono la Regione. Inoltre, non si distingue fra i fondi il cui destino deve essere indicato dal Ministero dell'Ambiente e per i quali non è ancora pervenuta alcuna indicazione (vedi il parziale utilizzo dei 67 milioni citati in precedenza e, per esempio, la mancata indicazione sul reimpiego delle economie una volta che l'opera è stata realizzata con procedure di spesa virtuose). E, infine, manca il riferimento più importante, quello cioè del blocco sostanziale della capacità di spesa della Regione, in ragione dei vincoli imposti dallo Stato con il Patto di stabilità".

"A tal riguardo, nonostante la straordinaria capacità di spesa della Regione, il Patto di Stabilità rende spesso impossibile spendere risorse già impegnate e pagare lavori già eseguiti - conclude il Dipartimento -. E' il caso delle opere idrauliche già realizzate e dei bacini di laminazione in corso di realizzazione ove il Patto di stabilità impedisce il pagamento di fatture arretrate per oltre 40 milioni".


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