Muri anti mori: Joe Formaggio, il sindaco di Albettone che fa il sosia e l'originale di Johnny Stecchino. Procura e Amenduni interessati?
Martedi 21 Luglio 2015 alle 20:26 | 0 commenti
«Johnny Stecchino è un film del 1991 diretto e interpretato da Roberto Benigni in cui sono evidenti molti omaggi a Totò e ai Fratelli Marx. Il personaggio di Johnny Stecchino è ispirato a Charlie Stecchino, un mafioso che viene ucciso da un clan rivale...»: è così che Wikipedia racconta la storia del toscanaccio Dante che «vive e lavora come autista di scuolabus per l'amico down Lillo e per ragazzi disabili. È sostanzialmente una brava persona, anche se froda la propria assicurazione... Inoltre ha il vizio di distrarre i fruttivendoli per trafugare qualche banana. Ma è in tutte le altre cose onesto, oltre ad essere educato e gentile con tutti...».
Fatta questa premessa l'ingenuo Dante, trascinato da un grande e inebriante falso, amore, incontra a Palermo Johnny Stecchino che, temendo la vendetta degli altri mafiosi, ha deciso di nascondersi e fuggire, facendosi sostituire da lui come sosia e capro espiatorio...
Dante, alla fine, senza rendersene conto si tira fuori dalla brutta storia, mentre il vero Johnny Stecchino ci lascia le penne ucciso da altri mafiosi, e racconta la sua delirante versione al suo amico down Lillo, ammalato di diabete, a cui offre festante «i resti della falsa e famosa "medicina" per il diabete regalatagli» a Palermo.
E Wikipedia, come il film, finisce così: «Lillo, in preda ad un raptus, comincia ad urlare e correre per la strada esaltato dalla cocaina esaurita ed inseguito da Dante sempre attento e sensibile ma del tutto inconsapevole di quanto gli accade attorno».
Rileggete con serenità bonaria questo estratto, o il testo completo di Wikipedia, e leggete poi, senza particolare malizia, il paginone guadagnato oggi da Joe Formaggio su Il Giornale di Vicenza e intuirete subito il perchè della somiglianza tra il sindaco di Albettone nostra, un giorno sì e l'altro no, e il sosia di Johnny Stecchino.
Joe Formaggio di professione si occupa del commerciale per un'azienda vicentina con tantissimi lavoratori stranieri, grandi interessi all'estero e, "storicamente" dicono gli Amenduni, con una grande attitudine ad "aiutare" gli immigrati, che siano pugliesi o stranieri, ma tutti pronti a soffrire negli altoforni al posto di chi ha fatto o ha potuto fare scelte meno dure: la Valbruna degli Amenduni. Insomma Joe su quelle fatiche basa lo stipendio, di sicuro adeguato alle sue capacità e sufficiente per comprarsi «la borsa firmata, le mie penne firmate» che gli avevano rubato insieme ai documenti, prima che li ritrovasse, dei «ladruncoli da strapazzo..., no i profughi no», che pure ne sarebbro a caccia per le vie ufficiali, ci rassicura nello stesso articolo il manager Valbruna.
Che, però, dismessi gli abiti aziendali e indossato un completo blu swag sotto la fascia tricolore da sindaco di Albettone con un preoccupante 100% dei voti, un consenso da grande (grosso?) politico o, se avvenisse in Sicilia, da grandi pressioni di un Johnny di turno, si proclama, per amore del prossimo 101% di consensi, «razzista» e promette la costruzione di muri a difesa degli immobili pubblici contro i profughi «mori» visto che, parola di Joe Formaggio, «ad Albettone vivono solo i bianchi, al massimo gli albanesi».
Se nel film Johnny Stecchino sono evidenti gli omaggi a Totò, ecco un'altra analogia tra il finto Johnny e il vero Joe: lo "sceriffo" di Albettone, che già si è beccato una adeguata reprimenda dal prefetto e un avviso di garanzia dalla procura per i cartelli stradali anti nomadi, populisti e puramente propagantistici, come insegna la peggiore ed ebete politica italiana, mostra, infatti, il suo coraggio da generale Totò del famoso "armiamoci e combattete!" quando afferma, con l'ingenuità di "Dante" Johnny Stecchino: «Mi sto tutelando, ho chiesto al comandante dei vigili di scrivere le delibere in modo che io non rischi la galera...».
Detto che se quel comandante fosse l'impunito e impunibile vicentino Cristiano Rosini a Joe Formaggio sarebbe assicurata ogni immunità , olte a quella dall'intelligenza, il sindaco Formaggio provi a leggere quello che giustamente è successo al prefetto di Treviso, che ha abiurato ai suoi obblighi istituzionali ed è stato giustamente rimosso, e rifletta che non avrebbe titolo a (stra)parlare chi come lui ha accettato di candidarsi alle regionali in FdI An insieme a un figuro, premiato poi da qualche decina di voti ma già ben noto per essere stato allontanato, volente o nolente, da due sindacati, prima di fondarne di "suoi" pur di assicurarsi la sopravvivenza a scapito dei lavoratori.
Se addirittura, poi, come puntualmente riferisce il collega del GdV, lo "sceriffo" di Albettone, da novello Johnny Stecchino, quello vero, stavolta, non lo sciocco sosia Dante, «ha già telefonato ai suoi 30 concittadini proprietari di immobili sfitti per sconsigliarli di affittare gli appartamenti alle cooperative che gestiscono i rifugiati. "Non te vorè mia dargheli ai mori?" si sono sentiti dire i privati dal loro sindaco», che ne dice del suo comportamento intimidatorio la procura.
E cosa dice del suo manager e delle pessime boutade sui muri contro i mori l'azienda internazionale degli Amenduni che si avvae dei suoi servigima anche del lavoro di tanti, onersti mori?
*Â ALBETTONE. La decisione dopo che il 7 luglio scorso il prefetto aveva chiesto ai sindaci la collaborazione per rispondere ai nuovi sbarchi di immigrati di queste settimane
«A villa Negri alzo il muro anti-profughi»
Votata in Consiglio la delibera che rifiuta l'arrivo dei rifugiati. Muri nell'ex municipio e sul rondò Formaggio: «Sì, è vero, sono diventato razzista»
Di Eugenio Marzotto, da Il Giornale di Vicenza
«Stanotte mi hanno rotto il vetro dell'auto davanti casa e mi hanno rubato la borsa firmata, le mie penne firmate e i documenti, per fortuna stamattina (ieri per chi legge, ndr) mia moglie li ha trovati in un fosso. Saranno stati dei ladruncoli da strapazzo... no, i profughi no». Joe Formaggio è in divisa d'ordinanza, vestito blu, polo blu e mocassini. Nel suo ufficio in Comune con l'aria condizionata a palla, legge e rilegge la sua ultima delibera approvata in serata da un Consiglio comunale blindato, composto solo dalla maggioranza dopo che un anno fa ha vinto senza avversari in grado di contrastare la popolarità di un sindaco che in una torrida Albettone vale il 100%.
LA DIFESA. «Dobbiamo difenderci - tuona Joe, il sindaco sceriffo - ecco perchè questa delibera ha un nome, si chiama "muro", fatto di norme comunali e interventi pratici, come quello che sarò costretto a fare se il prefetto decide di inviarmi anche solo due rifugiati». La delibera mette in chiaro che i possibili profughi in arrivo ad Albettone dovranno essere fotosegnalati e ci dovrà essere anche un certificato sullo stato di salute. «Ma è solo l'inizio, ho in mente un pacchetto di delibere per alzare il muro che ho in testa». In realtà la preoccupazione vera è che villa Negri che un tempo ospitava il municipio, un castello con vista su ettari di verde e piante secolari, venga preso in considerazione dal prefetto per alloggiare i profughi se ci fosse necessità . «Alzo un muro e faccio chiudere tutti i varchi piuttosto, anche perché la villa presto sarà in vendita».
SCERIFFO. Un po' guascone, un po' identificato nella parte del sindaco sceriffo, Formaggio da queste parti è una specie di Re senza contraddittorio. Gli unici che erano riusciti a fermarlo erano stati il prefetto e la procura quando nell'aprile scorso aveva fatto mettere i cartelli anti-nomadi. Gli costò un avviso di garanzia. E adesso Formaggio di scherzare con il fuoco non ha più voglia. «Mi sto tutelando, ho chiesto al comandante dei vigili di scrivere le delibere in modo che io non rischi la galera...». Intanto il sindaco di Albettone ha già telefonato ai suoi 30 concittadini proprietari di immobili sfitti per sconsigliarli di affittare gli appartamenti alle cooperative che gestiscono i rifugiati. «Non te vorè mia dargheli ai mori?» si sono sentiti dire i privati dal loro sindaco: «Qui mai, del resto non ci siamo nemmeno abituati. Ad Albettone vivono solo i bianchi, al massimo gli albanesi».
L'ACCUSA. «Mi dite che sono razzista? Sì, è vero, sono razzista. Lo sono diventato dopo tutto quello che ho visto, delinquenza, spaccio, violenze, etc, etc.». Insomma la pancia dei suoi concittadini Formaggio ce l'ha in mano da tempo, ma tra poco in mano potrebbe prendere anche secchio e cazzuola per alzare un muro in località Pontebotti al rondò che confina con Sossano: «Simbolico, sia chiaro, mica voglio un'altra denuncia. Ma il problema è che nei paesi confinanti ci sono troppi stranieri». Francia, Austria, Slovenia? «No, Orgiano o Sossano. Ma li avete visti quei trecento africani che sostano ogni giorno davanti ai campi? Non sono un problema forse?».Il rischio che poi vengano usate le strutture vuote della parrocchia, nemmeno esiste: don Piero in maglietta nera risponde perentorio dalla finestra della canonica: «Impossibile, non siamo attrezzati, ne ho già discusso con il consiglio pastorale».
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