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Tocca a Galan dopo Dell'Utri, Cosentino e Formigoni? Stelle cadenti con Berlusconi silenziato

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 13 Aprile 2014 alle 00:34 | 0 commenti

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Mentre, come scrive l'Ansa, finisce «la latitanza di Marcello Dell’Utri ... l’ex senatore e fondatore di Forza Italia ... arrestato in un lussuoso hotel a Beirut» che «martedì potrebbe essere condannato a 7 anni con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa» come «mediatore del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa Nostra dall’altra», peggiora l'aria che si respira nel clan del Cavaliere, autosospesosi dal titolo dopo la condanna per la mega evasione Mediaset e prima che ne fosse privato. 

Lui, grazie al motto italico per il quale «la legge è uguale per tutti» meno che per i soliti privilegiati, dovrebbe aver evitato gli arresti domiciliari sostituiti, pare, con una mezza giornata a settimana di servizi sociali da prestare in un istituto per anziani.

Se la pena dovrebbe pesargli (e costargli) ben poco a fronte del vantaggio economico milionario che ha ottenuto grazie al reato per il quale è stato condannato definitivamente, e nonostante la prescrizione che ne ha coperto ben maggiori magagne, Berlusconi, ex senatore anche lui come il suo storico sodale Dell'Utri, dovrà però sottostare, ha chiesto il Procuratore Generale di Milano, a una per lui terribile condizione: non dovrà continuare nella sua  perpetua campagna anti toghe.

Il che vuol dire che dovrà astenersi da nuovi attacchi ai giudici non solo per se stesso ma anche per i suoi tanti amici, attuali o passati, con problemi legali a partire da Dell'Utri passando per i vari Cosentino e Formigoni.

E magari a breve Giancarlo Galan., dicono i soliti bene informati e non proprio amici degli amici di re Silvio.

Dell'ex governatore del Veneto ed ex ministro più volte recentemente la stampa, anche se abbastanza ... frenata, ha fatto il nome come ispiratore e beneficiario di quello che è chiamato, oltre che dal suo "non amico" Sergio Berlato, anche dal collega Renzo Mazzaro come il "sistema Galan» con riferimento agli appalti che in Veneto andrebbero costantemente, troppo costantemente ad imprenditori vicini a lui e a Lia Sartori, eurodeputato forzista.

Se di Galan si sta facendo spesso il nome proprio come capolista nel nord est alle europee di quella Forza Italia, che lui con Dell'Utri ha contribuito fin dall'inizio a rendere formidabile strumento politico nelle mani del suo fondatore Berlusconi, sembra strano che crescano i rumors su un suo ripetuto no alla designazione, anche se essere eurodeputato gli concederebbe un'immunità più forte di quella di cui usufruiscono i parlamentari italiani.

Perché?

Forse perché i sussurrati provvedimenti contro di lui dei magistrati, che si stanno occupando della corruzione nei mega appalti per le infrastrutture venete, non verrebbero più presi dopo ma prima delle europee, a elezioni da fare e a risultati non conseguiti.

E l'ennesimo scandalo sotto campagna elettorale con lui candidato e, quindi, con lo scatenarsi di attacchi e con presumibili danni elettorali per Forza Italia il fedelissimo Giancarlo Galan non lo vorrebbe.

Un gesto, se così fosse, che consegnerebbe a uno dei primi forzisti, magari colpevole su altri fronti, un sigillo di inconsueta lealtà verso il suo capo, quel Berlusconi che, se vorrà conservare il privilegio di una misura minima come qualche ora di servizi sociali a settimana, non potrebbe neanche difendere dialetticamente e contro i giudici "persecutori" uno dei suoi bracci destri.

Per farlo Silvio Berlusconi dovrebbe essere leale verso un amico, almeno come Giancarlo Galan lo sarebbe ora rifiutando l'elezione a eurodeputato per il bene degli interessi del partito azienda.

Ma può essere leale con Galan, che si sacrificherebbe per Forza Italia, chi è stato  sleale per i suoi interessi con l'Italia?

Leggi tutti gli articoli su: Giancarlo Galan, Silvio Berlusconi

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