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Ciambetti presenta due proposte di legge statale per l'attuazione del federalismo

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 8 Ottobre 2013 alle 18:43 | 0 commenti

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Regione Veneto - L’assessore regionale al bilancio, agli Enti locali e alla cooperazione, Roberto Ciambetti, ha presentato stamane a palazzo Ferro Fini a Venezia, alla Prima Commissione consiliare, due proposte di legge statale per l’attuazione del federalismo.

La principale novità di queste leggi, da trasmettere al Parlamento previa approvazione da parte del Consiglio regionale, è quella di prevedere il finanziamento delle nuove funzioni con i meccanismi del federalismo fiscale ai sensi dell’articolo 119 della Costituzione, mirando a garantire alla Regione risorse adeguate per lo svolgimento delle funzioni secondo criteri di entrata e di spesa fortemente collegati al territorio.

“Dobbiamo partire da un assunto indubitabile – ha rilevato Ciambetti –: se il modello di federalismo delineato dal Titolo V della Costituzione non ha funzionato, è perché non è mai stato attuato. L’unica strada per dare concreta risposta alle sempre più pressanti istanze dei cittadini e delle piccole e medie imprese è quella di ottenere il riconoscimento di una maggiore autonomia, sul piano legislativo, amministrativo e fiscale, per consentire ai veneti di gestire le risorse prodotte, investendole al meglio a favore di chi in Veneto vive, lavora e produce”.

Ciambetti ha sottolineato che in questo momento di forte crisi economica si deve consentire alle realtà territoriali più virtuose di risollevarsi, fungendo così da volano per l’intera economia nazionale, “e solo chi sta sul territorio – ha affermato l’assessore – può realizzare politiche pubbliche mirate alle reali condizioni socio-economiche dello stesso”. Inoltre, il Veneto produce molto, ma il livello di spesa dello Stato a favore della nostra Regione è inferiore del 20% alla media delle Regioni ordinarie e del 50% alla media delle Regioni a Statuto speciale.

I due progetti di legge (ai quali se ne aggiunge un terzo, che sarà presentato più avanti, in materia di previdenza per la tutela dei lavoratori veneti), a cui  ha lavorato il Gruppo di esperti costituzionalisti incaricati dalla Giunta Zaia nel 2010, sono: PdLS 16, “Forme e condizioni particolari di autonomia attribuite alla Regione del Veneto ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione” e PdLS 17, “Norme per l’attribuzione di funzioni amministrative alla Regione del Veneto, in attuazione dell’articolo 118, primo comma, della Costituzione”.

Con il primo il Veneto rivendica l’acquisizione di ulteriori competenze legislative, sia in alcune materie di competenza esclusiva dello Stato (che pertanto diventeranno di competenza concorrente), sia in alcune materie di competenza concorrente (che diventeranno di esclusiva competenza regionale). Infatti, il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, prevede che le Regioni a Statuto ordinario possano acquisire “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” rispetto a quelle oggi costituzionalmente spettanti. La Giunta veneta ha scelto di concentrare le proprie richieste, individuando i soli settori in cui la Regione ritiene di poter esercitare con maggiore efficienza rispetto allo Stato il potere legislativo, e accompagnando le proprie richieste con una preventiva valutazione in ordine all’impatto finanziario che le stesse potranno avere.

In alcuni settori ritenuti di prioritario interesse, quali l’istruzione e la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, le richieste della Regione mirano ad assicurare l’unitarietà degli interventi pubblici concentrandoli a livello regionale, eliminando la duplicazione delle competenze e garantendo una più efficace gestione delle risorse pubbliche. In altri settori, che rientrano in materie già di competenza concorrente, si rivendica una competenza legislativa esclusiva della Regione: rapporti internazionali e con l'Unione europea delle Regioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; protezione civile; governo del territorio.

Per il finanziamento delle nuove competenze il PdL prevede quindi l’attribuzione alla Regione di aliquote aggiuntive di compartecipazione al gettito dell’IVA e dell’IRPEF riferite al territorio regionale.

Il PdL 17 è invece finalizzato all’acquisizione di funzioni e compiti amministrativi, oggi esercitati a livello statale, che potrebbero essere meglio gestiti a livello regionale.

In base all’art. 118 della Costituzione, le funzioni amministrative devono essere attribuite all’ente più vicino ai cittadini, a partire dal Comune, secondo un criterio di progressiva ascendenza: il Veneto chiede  che lo Stato trasferisca a livello territoriale tutte le funzioni amministrative che possono meglio e più efficacemente essere esercitate nel proprio territorio, nel rispetto dello spirito, oltre che della lettera, della Carta Costituzionale.

Il Veneto si propone come ‘Regione-pioniera’, in cui lo Stato potrà sperimentare in concreto l’attuazione del principio di sussidiarietà, e rivendica quindi l’acquisizione di funzioni amministrative e la gestione di fondi finanziari che si ritiene possano meglio essere gestiti a livello regionale, avendo sempre attenzione alla necessità di semplificazione dei procedimenti e di una maggiore vicinanza dell’azione pubblica ai cittadini ed agli attori economici e sociali. In particolare, si chiede una più ampia autonomia amministrativa nei seguenti ambiti: imprese e sviluppo economico; risorse naturali e agricoltura; infrastrutture e opere pubbliche; ambiente e beni culturali;  istruzione e formazione professionale.

Anche per quanto riguarda il finanziamento delle nuove funzioni amministrative è prevista l’attribuzione alla Regione di aliquote aggiuntive di compartecipazione al gettito dell’IVA e dell’IRPEF, coerentemente con le disposizioni della Legge delega sul federalismo fiscale e dei relativi decreti di attuazione.

“E’ necessario abbandonare, una volta per tutte, il modello di regionalismo vigente – ha concluso Ciambetti – che, per rispondere ad una logica dell’uniformità in tutte le zone del Paese, ha in realtà bloccato le potenzialità delle realtà produttive che potevano trainare l’economia, creando di fatto un’Italia a due velocità”.

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