Caso islamiche in piscina, Zaia: no a contestazioni violente, ma non cambio idea
Lunedi 19 Maggio 2014 alle 11:42 | 0 commenti
Regione Veneto - “Respingo con fermezza ogni forma di contestazione violenta, anche solo nei toni, che è sempre e comunque sbagliata. Al contempo confermo la mia convinzione: non sono due ore di piscina riservata alle praticanti di una religione a concretizzare una reale integrazione. Tutt’altro: senza la benché minima reciprocità , che invece è elemento fondante della convivenza pacifica, non si fa altro che innalzare gli steccati e creare una discriminazione grazie alla quale le regole di un Paese, i sui usi, i suoi costumi, in questo caso i nostri, vengono piegati alle leggi di una sola religione.
Vorrei vedere cosa succederebbe se una donna veneta e cristiana andasse in giro per un paese islamico abbigliata come sempre e non coperta in un certo modo, come prescrivono leggi usi e costumi di quei popoli. Verrebbe rispettata e capita e le sarebbe consentito di andare in una piscina pubblica in bikini o verrebbe perseguita? Temo sia buona la seconda ipotesi e quindi l’esistenza di una inaccettabile non reciprocità â€.
Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta le tensioni verificatesi all’esterno della piscina pubblica di Mestre, dove una parte dell’orario è riservata all’utilizzo da parte di donne di religione islamica e vietata a tutti gli uomini al di sopra dei 7 anni.
“Ogni religione – aggiunge il Governatore – deve favorire unità , fratellanza e rispetto reciproco, non odio, aggressività e prevaricazione, perché in questo caso non è taleâ€.
“Non può esserci alcuna giustificazione, tanto meno religiosa o giuridica – incalza il Presidente del Veneto - sulla base della quale delle ragazze possono essere rapite da Boko Haram in Nigeria e sottoposte a ogni genere di violenza psichica e temo anche fisica, per costringerle alla conversione all’Islam, così come non può essere che si condanni a morte una giovane donna come Meriam in Sudan, incinta e già madre di un bimbo, solo perché lei, cristiana, non accetta di diventare islamicaâ€.
“Questa è violenza allo stato puro, non religione; una brutalità che va contrastata con ogni mezzo, a cominciare dalle campagne #BringBackOurGirls e #meriamdevevivere alle quali ho aderito e, aggiungo, le ragazze nigeriane devono tornare sane e salve alle loro famiglie e Meriam deve essere liberata e nemmeno sfiorata da una frusta o da qualsiasi altro tipo di brutalità prevaricatriceâ€.
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