Carceri sovraffollate e più crimini, Ciambetti: malavita sempre più organizzata e potente
Sabato 18 Gennaio 2014 alle 18:59 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore regionale Lega Nord, e pubblichiamo.
Carceri sovraffollate e crimini crescenti: qualunque provvedimento destinato a svuotare le patrie galere avrebbe conseguenze difficilmente valutabili sul fronte della sicurezza. Iniziative svuotacarceri danno una risposta momentanea a un problema di fondo che rimane intatto, si tratterebbe di palliativi ma non rimedi in una nazione dove nell'ottobre scorso su 64.564 detenuti presenti nelle carceri italiane, 24.744 erano in attesa di giudizio.
Rileggiamo le parole del ministro Cancellieri in audizione alla Commissione Giustizia alla Camera il 17 ottobre 2013: "'Prima dell'indulto del 2006 i detenuti presenti in carcere erano 61.400. Con il provvedimento di clemenza, a partire dal luglio 2006, sono usciti dal carcere 26.000 detenuti definitivi con una pena residua non superiore a tre anni''. Da allora, spiegò il Guardasigilli ''e per i primi quattro anni successivi, il ritmo di crescita delle presenze è stato molto elevato, con una media di oltre settemila unità in più all'anno, fino a giungere a un picco nel 2009 di oltre 69.000 detenuti, 30.000 in più di quelli presenti dopo l'applicazione dell'indulto''.
L'esperienza dovrebbe insegnare qualcosa. Oggi a questi dati se ne aggiunge un altro, decisamente inquietante: nel 2012 in Italia i furti nelle abitazioni si sono susseguiti al ritmo di uno al minuto e pochissimi secondi. Nel 2013 il trend è in ascesa e: stando ai dati di Confabitare nel primo semestre dello scorso anno a Bologna i furti sono aumentati del 30,3%, a Milano del 29, a Torino del 26 e a Roma del 25. Se guardiamo a questi ultimi mesi in Veneto, il dato sembra essere esploso. La sequenza di furti non è improvvisata: certo, la crisi economica ha fornita nuova manovalanza alla delinquenza, ma se analizziamo con attenzione le caratteristiche dei furti nelle abitazioni capiamo bene come essi sono pianificati, studiati nei minimi particolari: non solo frutto di persone disperate, ma di professionisti. La delinquenza va imponendosi nel territorio con una costante inversamente proporzionale ai tagli di bilancio e alle spending review che hanno colpito l'amministrazione della giustizia, la sicurezza, le politiche e strutture carcerarie: diminuiscono i fondi per polizia, per i processi, per le carceri, aumenta la presenza della criminalità .
Le politiche di contenimento della spesa hanno avuto su questo fronte, complessivo, effetti devastanti. Fa specie leggere nelle cronache di una città come Vicenza di un intero palazzo nella periferia nei fatto sotto il controllo di bande di criminali che adoperano appartamenti sfitti per l'esercizio del meretricio oppure di una stradina, come via Gorizia, che attraversa le antica mura medioevali e sbocca in pieno centro, dove a farla da padroni sono pusher e malavitosi. Compiti fondamentali dello stato sono l'esercizio della giustizia e assicurare la sicurezza. Esercitare la Giustizia significa assicurare tempi certi dei procedimenti e dei processi, garantire l'esecuzione della pena: con 25 mila detenuti in attesa di giudizio su 65 mila carcerati, tempi biblici per processi e indulti o amnistie periodiche come condoni fiscali, è difficile parlare di compito assolto da parte dello stato. Indulti e amnistie hanno radicato l'idea che l'Italia è il Paese dove la si fa franca. Se poi aggiungiamo che i furti nelle case stanno abbattendo il record di uno al minuto e che interi condomini o strade sono sotto il controllo della malavita, possiamo ben dire che lo stato ha declinato al suo ruolo. Eppure, quando si tratta di riscuotere tasse, stabilire balzelli o imporre tetti assurdi come il patto di Stabilità lo stato c'è, eccome se c'è: ma possiamo ancora parlare di stato di diritto?
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