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Caccia in deroga, Zanoni: il Veneto rischia una sanzione milionaria

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 5 Agosto 2013 alle 16:53 | 0 commenti

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Andrea Zanoni, deputato al Parlamento europeo - Il 2 luglio, la Commissione europea ha inviato al Governo italiano una lettera con la quale l’Europa risponde ai quesiti presentati dall’Assessore veneto alla Caccia Daniele Stival, bocciando punto su punto la caccia in deroga e prospettando l’avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia con la conseguenza di pesanti sanzioni pecuniarie.

L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Gli amministratori regionali veneti continuano a farci fare in Europa la figura dei bifolchi ignoranti solo per assecondare i pruriti più estremi del mondo venatorio ormai in via di estinzione e in costante calo»

Il 2 luglio 2013, la Commissione europea ha inviato al Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano una lettera con la quale l’Europa ha risposto ai quesiti presentati dall’Assessore veneto alla Caccia Daniele Stival. Nella comunicazione l’Europa ha bocciato su tutti i fronti la caccia in deroga.

Il 12 luglio il testo della Commissione è stato inviato alla Regione Veneto, in particolare al Governatore Luca Zaia e all’assessore Stival.

L’11 giugno 2013 il Governo italiano aveva chiesto, infatti, di esprimersi sui quesiti formulati nella nota della Regione Veneto del 28 maggio 2013 in vista di un eventuale provvedimento per autorizzare la caccia in deroga.

La risposta della Commissione europea ha bocciato tutti i quesiti della Regione Veneto. Innanzitutto, la Direzione Generale Ambiente di Bruxelles ha ribadito “quanto più volte rappresentato alle competenti Autorità italiane, in particolare nella riunione del 23 marzo 2012, nella riunione “pacchetto” del 20 aprile 2012 e nella lettera del 7 luglio 2012”.

Dall’Europa è stato sottolineato che “le sei specie in questione (Storno, Fringuello, Peppola, Pispola, Frosone e Prispolone) non sono cacciabili. Pertanto, per consentirne la caccia è necessario che le Autorità nazionali adottino specifici provvedimenti di deroga che soddisfino tutte le condizioni dell’articolo 9 della Direttiva “Uccelli”.

Le deroghe adottate dal Veneto fino al 2011 hanno consentito il prelievo delle suddette specie non cacciabili in Italia “senza fornire una motivazione oppure motivando la deroga con la necessità di mantenere una tradizione culturale fortemente radicata in Veneto, vale a dire la caccia ai piccoli uccelli migratori. Tuttavia, secondo la Giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea il richiamo non è sufficiente per giustificare la caccia in deroga”.

La Commissione ha ribadito, inoltre, che l’obbligo di registrare i capi abbattuti sul tesserino venatorio “ad avvenuto incarnieramento” non è sufficiente a garantire l’efficacia dei controlli rigorosi cui i cacciatori esercitanti la deroga devono essere sottoposti. A tal fine occorre invece la registrazione “subito dopo l’abbattimento”.

La caccia in deroga, sempre per la Direttiva europea, deve avvenire a “condizioni rigidamente controllate”, quindi il prelievo dei capi deve avvenire in un numero limitato di luoghi conosciuti e accessibili alle Autorità. Di conseguenza è esclusa sia per gli appostamenti temporanei che nella caccia vagante.

Sulla base di tutte le osservazioni la Commissione ha sottolineato che “qualora le autorità venete adottassero una deroga che non rispettasse tutte le condizioni imposte dall’articolo 9 della Direttiva, ciò consentirebbe una nuova violazione della sentenza della Corte di giustizia dell’11 novembre 2010 nella causa C-164/09” Se, inoltre, “venissero adottate in Italia deroghe illegittime e ove il Governo italiano non intervenisse in modo tempestivo ed efficace per impedire che tali deroghe producano effetti, la Commissione non avrà altra scelta che presentare un secondo ricorso dinanzi alla Corte Ue proponendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana”.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Dopo tutti i tentativi maldestri compiuti, la Regione si metta il cuore in pace. È arrivato il momento che la smettano di scherzare con il portafoglio dei cittadini veneti esponendoli a sanzioni milionarie. Già l’11 novembre 2010 la Corte europea ha condannato l’Italia per la caccia in deroga in Veneto: la prima condanna è senza pene pecuniarie, ma se dovesse arrivarne una seconda la multa non la toglie nessuna al nostro Paese. In Veneto abbiamo amministratori poco responsabili che scherzano con il fuoco, continuando a pretendere l’impossibile e ricevendo in risposta solo ceffoni clamorosi dalla Commissione europea».

Zanoni ha ricordato che il 14 settembre 2012 ha incontrato il Procuratore Capo della Corte dei Conti di Venezia, Dottor Carmine Scarano, per valutare la possibilità di far pagare personalmente ai responsabili regionali le eventuali sanzioni europee sulla caccia in deroga. La legge italiana, la 11 del 2005, prevede la rivalsa dello Stato nei confronti di quelle regioni che violando una legge comunitaria causano un danno economico. «Lo Stato nel caso della caccia in deroga si rivarrebbe sulla regione colpevole e quindi a pagare dovrebbero essere i contribuenti veneti. Con una denuncia alla Corte dei Conti scatta però il danno erariale e quindi risponderebbero i diretti responsabili ovvero gli assessori della Giunta di Luca Zaia».

«Trovo scandaloso che il Veneto faccia queste figure meschine solo perché questa Amministrazione regionale vuole assecondare le  pretese più estreme del mondo venatorio veneto ormai in via d’estinzione e numericamente  in continuo calo - ha concluso Zanoni - Si riempiono la bocca di ambiente, salvaguardia della natura e poi sono pronti a fare delle norme che condannerebbero milioni di piccoli passeriformi migratori ed insettivori, dal peso di 10 o 20 grammi, utilissimi all’agricoltura pur di dare il contentino ai cacciatori. Mi vergogno di essere rappresentato da amministratori come questi che, agli occhi del resto d’Europa, ci fanno sembrare bifolchi ignoranti».

BACKGROUND

Il 22 settembre 2011, Zanoni da pochi giorni proclamato europarlamentare, ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea sulla caccia in deroga in Lombardia, chiedendo all’Europa di intervenire urgentemente per fermarla. Il 27 settembre 2011 l’eurodeputato ha presentato un’analoga interrogazione alla Commissione europea sulla caccia in deroga in Veneto. In entrambi i casi, la Commissione ha risposto che avrebbe deciso le azioni da intraprendere per garantire che la Repubblica italiana esegua la sentenza dell’11 novembre 2010, anche alla luce della legge regionale n. 13/2011 adottata dalla Lombardia e della delibera n. 1506/2011 della Regione Veneto.

Il 13 ottobre 2011 Zanoni ha incontrato il Commissario Ue all’Ambiente Janez Potocnik che ha fatto sapere che la Commissione europea stava seguendo da vicino il problema, con il rischio di sanzioni. Il 25 maggio 2012 il Commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik manda una lettera al Ministro all’Ambiente italiano Corrado Clini:, annunciando che se ci fossero state deroghe alla caccia sarebbero scattate le sanzioni: “Se per la prossima stagione venatoria 2012-2013 venissero adottate in Italia deroghe illegittime, la Commissione non avrà altra scelta che presentare un secondo ricorso alla Corte di giustizia Ue proponendo sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana”.

Il 14 settembre 2012, Andrea Zanoni incontra Procuratore della Corte dei Conti di Venezia. Il Procuratore Capo della Corte dei Conti di Venezia, Dott. Carmine Scarano, conferma che la legge 11/2005 sancisce che tutti gli enti, le regioni per prime, devono fare di tutto per non violare il diritto comunitario. Se la Corte di Giustizia europea applica una sanzione che viene notificata allo Stato membro il governo ha poi il diritto di rivalsa nei confronti della regione che ha causato le sanzioni e quindi può essere presentato un esposto alla Corte dei Conti nei confronti dei responsabili politici. Esiste un precedente che risale a circa 15 anni fa e che riguarda proprio l’allora Assessore alla Caccia del Veneto Luciano Falcier condannato per uno spot sulla fauna selvatica realizzato con i soldi della Regione e costato ben 500 milioni di vecchie lire.

Il 18 settembre 2012 il Commissario Ue all’Ambiente risponde ad una lettera scritta di Zanoni: “Ritengo che la ripetuta concessione di deroghe incompatibili con la Direttiva Uccelli 2009/147 costituisca una violazione particolarmente grave del diritto ambientale Ue. Vi confermo che i miei servizi stanno valutando tutte le informazioni disponibili per valutare se le Autorità italiane stiano assicurando, sia a livello nazionale che regionale, piena esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia Ue del 15 luglio 2010. La Commissione non esiterà a presentare un secondo ricorso dinanzi alla Corte Ue proponendo l'imposizione di sanzioni pecuniarie contro la repubblica italiana qualora venissero concesse ulteriori deroghe illegittime”

Il 21 settembre 2012 Zanoni scrive al Premier italiano Mario Monti e al Commissario Ue Janez Potočnik per denunciare la caccia in deroga in Lombardia (al voto il 25 settembre). Il 25 settembre 2012 il Consiglio regionale lombardo vota contro la caccia in deroga in Lombardia.

Gli avvisi di Zanoni e la lettera di Formigoni sortiscono l'effetto voluto: approvate due pregiudiziali in Consiglio regionale lombardo che hanno comportano la “non trattazione” del provvedimento sulla caccia.

Il 25  settembre 2012, Zanoni ha scritto a Luca Zaia e a tutta la Giunta veneta per l'ultimo avvertimento e il 7 ottobre 2012 Zanoni ha preparato l'esporto alla Corte dei Conti per i consiglieri che in IV commissione consigliare avrebbero dovuto votare a favore per la caccia in deroga. L’8 ottobre 2012 I consiglieri, terrorizzati all'idea di dover pagare di tasca propria, chiedono un parere legale all’avvocatura della Regione e il 15 ottobre 2012 i consiglieri non decidono e rinviano ancora la decisione sulla delibera sulla caccia in deroga dopo che l’Avvocatura regionale ha confermato che a pagare le eventuali multe europee possono essere i consiglieri che votano sì.

Dal parere legale: “Nell'ipotesi di condanna dello Stato italiano e successiva rivalsa nei confronti della Regione, si apre la possibilità per la Corte dei Conti di azionare la procedura di responsabilità amministrativa per danno erariale nei confronti di quest'ultima. Nel caso di deliberazioni di organi collegiali, la responsabilità si imputa esclusivamente a coloro che hanno espresso voto favorevole e analogamente gli organi politici potranno essere chiamati a rispondere dei danni arrecati all'amministrazione”


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