"Boicottare i prodotti da caporalato" no? Ma Israele e altri paesi sì: W l'ipocrisia
Martedi 7 Agosto 2018 alle 12:36 | 0 commenti
Sedici vittime da caporalato e sfruttamento in soli tre giorni. Ritorniamo un attimo al 2015: Paola Clemente, bracciante tarantina di San Giorgio Jonico, mamma di quarantanove anni morta di caporalato il 13 luglio 2015, mentre era al lavoro per l'acinellatura dell'uva nelle campagne di Andria, morta di fatica per ventisette euro a giornata e per una sala intitolata al Ministero dell'Agricoltura (foto del 28 marzo 2017). Oggi i sindacati alzano la voce, che già hanno alzato negli anni passati senza concludere granché... Il dramma si ripete.
Riporto alcune frasi di un comunicato stampa della Uil pubblicato il 23 novembre 2017: "Il marito della signora Clemente, Stefano Arcuri, è stato ospite - lo scorso 21 novembre a Bari - della Uil Pensionati di Puglia e dell'A.D.A. Bari (Associazione per i Diritti degli Anziani) per incontrare Maria Luisa Silvestri, una poetessa che ha recentemente vinto il Premio Coordinamento Pari Opportunità UILP Puglia dell'ultima edizione del concorso in vernacolo "Il mio cuore, la mia terra, la mia vita", con un'opera intitolata a "Paola Clemente"...
Il quotidiano la Repubblica di Bari intitolava il 5 agosto "Foggia, la mafia del caporalato dietro i quattro migranti morti". Bisognerebbe però fare un'analisi su questa mafia, perché, alla luce dei fatti, il trasportatore era uno di loro, che si faceva pagare 5 euro a persona per il trasporto, a bordo di un mezzo, probabilmente mai controllato dalle Forze dell'Ordine. E' mai possibile che queste carrette delle strade possano viaggiare indisturbate, in tali condizioni mentre noi siamo soggetti a rigorosi controlli? Ieri altre dodici vittime, sempre da caporalato, domani mattina altri titoli cubitali e nel corso dei mesi altre ricorrenze alla memoria.
Da anni movimenti, sindacati, pacifisti o presunti tali invitano a boicottare i prodotti israeliani (faccio questo esempio perchè a me caro, ma altri se ne potrebbero fare per altri popoli e Paesi) e la democrazia sia in Italia, sia in Europa e in Israele (non a Gaza) consente tale partecipazione di un modus vivendi e operandi che non mi appartiene, ma ben lungi da me l'idea di mettere il bavaglio a qualcuno. Ritengo comunque amorale che chi invita a boicottare i prodotti israeliani (senza prendere coscienza che, in caso di successo, i primi, a perdere il posto di lavoro saranno gli arabi) non scenda in piazza a promuovere il boicottaggio di quei prodotti, che vengono posti in vendita sfruttando la mano d'opera, violando i più elementari dei diritti umani, obbligando esseri umani a vivere da schiavi laddove lo schiavismo è reato. Oggi ci si riempie la bocca con la parola "razzismo", invece ci dovrebbe riempire la bocca con delittuosità , perché il caporalato è un crimine globalizzato, organizzato e tollerato da mille istituzioni, il caporalato coinvolge dal Nord al Sud Italia con le sue mille sfaccettature e crea alleanze mafiose autoctone e d'importazione.
E adesso, popolo dei boicottatori di Israele, riunitevi pure in pizzeria, mangiate una bella e succulenta pizza e non ponetevi il problema "da chi e in che condizioni" sono stati raccolti quei pomodorini che gratificano il vostro palato. Non raccontate che controllate sempre che mani hanno raccolto la frutta che date ai vostri figli e soprattutto non venitemi a dire che ogni volta voi comprate qualcosa a prezzo conveniente, dalle magliette ai capellini rossi, all'arancia, alla verdura o allo zainetto, vi soffermate a riflettere su come mai il prezzo è così basso e fuori mercato.
In tutta Italia abbiamo fior d'imprenditori che hanno prodotto e producono generi di ogni tipo, sfruttando mano d'opera, anche minorile e tutti noi (voi paladini della giustizia inclusi) abbiamo indossato e indossiamo quei capi di abbigliamento, molti di noi hanno lavorato e altri lavorano in queste unità produttive o commerciali e lo stipendio che abbiamo avuto o portiamo a casa non è esente da sfruttamento altrui.
Non parliamo poi di quando taluni imprenditori parlano alla TV, pretendono di elargire lezioni di umanità , perché supportano l'una o l'altra Onlus... D'accordo, meglio tardi che mai, ma
forse ci vorrebbero meno ipocrisia, meno rancore e più senso di lealtà e di rispetto per la vita per far funzionare l'industria produttiva con umana coerenza, partecipazione e traendone corretti profitti. Boicottate sì Israele, ma boicottare il caporalato proprio no...e bravi!
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