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Banca Popolare di Vicenza, tentar ... nuoce

Di Giancarlo Marcotti Martedi 12 Agosto 2014 alle 15:27 | 0 commenti

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Probabilmente i miliardi incassati negli ultimi anni con i reiterati aumenti di capitale non sono bastati alla Banca Popolare di Vicenza per rimettere i conti in ordine come impone "l'Europa" o forse le sbandierate nuove acquisizioni potrebbero costare più del previsto all'Istituto di via Btg Framarin, fatto sta che l'ultima "trovata" per fare cassa non è piaciuta a molti suoi clienti. Di cosa stiamo parlando?

Di un addebito di 45 euro che alcuni correntisti si sono visti appioppare lo scorso 30 giugno e, sembrerebbe, solo dalla BPVi. La motivazione dell'addebito, i clienti della Banca, l'hanno avuta solo successivamente quando, dopo svariati giorni, nella cassetta della posta, si sono trovati una lettera datata 1 luglio in cui si specificava che l'addebito dei 45 euro si riferiva ad un fantomatico "Recupero Forfettario Spese di accertamento valori immobiliari ipotecati".
Ora, che questa "operazione" non abbia alcuna giustificazione, né giuridica, né contrattuale, è fuori di dubbio, ma allora con che criterio è stata decisa?
Ovviamente qui entriamo solo nel campo delle ipotesi, ma pensiamo di non andare molto lontano dalla realtà supponendo una cosa di questo genere.
La Popolare di Vicenza, come tutte le Banche italiane per la verità, ha un estremo bisogno di nuova liquidità, ed allora i vertici debbono aver pensato alle possibili soluzioni, avrebbero potuto aumentare a pioggia le spese sui conti correnti, ma, contrariamente a quanto si possa pensare, non è una soluzione facilmente praticabile visto che la quasi totalità dei conti sono gestiti con condizioni "a pacchetto".
E certamente il "gruppo" più numeroso di coloro che usufruiscono di condizioni di conto "privilegiate" è formato dai cosiddetti "correntisti/azionisti", e di questi tempi questa è una categoria di persone che non va assolutamente penalizzata visto che sarebbe assolutamente controproducente alimentare il malcontento fra coloro che hanno contribuito maggiormente alla ricapitalizzazione della Banca.
Ed allora? Soluzione?
Sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, penso che abbia prevalso una certa "idea".
A chi "chiedere" altri soldi senza creare troppo malumore? Beh! La logica indicherebbe di rivolgersi verso coloro che in passato, per un motivo o per l'altro, hanno avuto generici "benefici" sia direttamente dalla Banca che, indirettamente, dalle condizioni di mercato. Ed allora la scelta è caduta su coloro che, negli anni scorsi, avevano contratto un mutuo.
Dopotutto questa categoria di persone deve ritenersi "fortunata", oggi le condizioni di accesso al credito sono molto più restrittive, ma non solo, anche le condizioni economiche applicate alle operazioni di mutuo in passato erano senza dubbio più vantaggiose rispetto a quelle attuali. Inoltre, qualche anno fa lo "spread", non la differenza BTP/Bund, bensì la percentuale che la Banca aggiunge solitamente al tasso euribor per calcolare il tasso globale di interesse da applicare era decisamente più basso e lo stesso tasso euribor oggi è ai minimi storici. La combinazione di questi due fattori porta a ritenere che coloro che anni fa hanno contratto un'operazione di mutuo possano ritenersi, a tutt'oggi, perlomeno dei "privilegiati".
Ed allora, avranno pensato ai vertici della Banca Popolare di Vicenza, se queste persone ogni anno pagano centinaia di euro in meno rispetto ai pochi fortunati che, al momento, riescono a ricorrere al credito bancario, non sarà un addebito, una tantum, di 45 euro ad irritarle più di tanto.
Ma di questi tempi 45 euro sono ... 45 euro, e nessuno se li fa sfilare volentieri dalle tasche, l'operazione, quindi, sembra destinata a non aver fortuna, diversi correntisti si sono già rivolti ad Associazioni che operano "in difesa del consumatore" ed avrebbero facilmente partita vinta in una eventuale causa "collettiva" che non gioverebbe di certo alla Banca né dal punto di vista economico, né tantomeno da quello dell'immagine (sotto questo profilo le Banche sono già ampiamente sputtanate e non c'è alcun bisogno di aumentare ancor di più la dose).
Ripeto, le mie non possono essere altro che supposizioni, però, una "coincidenza temporale" molto sospetta le accredita, si tratta della data di addebito, il 30 giugno.
Il 30 giugno, si sa, è una data molto importante per le aziende in generale e per le Banche in particolare, essendo il giorno nel quale si conclude il primo semestre dell'anno è quindi il momento in cui viene calcolata la cosiddetta "semestrale", ossia il bilancio di metà anno.
Ed allora dato che l'addebito è stato eseguito in automatico dal centro elettrocontabile della Banca il giorno 30 giugno nessun correntista avrebbe potuto richiedere lo storno della cifra prima del giorno seguente, che ovviamente rientrava nel semestre successivo.
Per l'Istituto quei 45 euro sono "rendite", cioè "utili", moltiplichiamo 45 per qualche decina o ceninaia di migliaia di mutui e troviamo milioni di euro che verranno riportati nella semestrale, migliorando così il conto economico della Banca.
Certo, mi direte, ma se tutti i correntisti che si sono visti addebitare la cifra richiedessero lo storno la Banca sarebbe obbligata a assoggettarsi ed allora il "miglioramento" del bilancio rimarrebbe effimero e relegato alla sola semestrale. Oh bene, ma voi mi parlate col linguaggio del buon senso, da persone "normali", non è così che ragiona una Banca.
La Popolare di Vicenza doveva "incrementare" la redditività nel suo bilancio semestrale, ed operando quell'addebito ingiustificato c'è riuscita, e se anche ora dovrà restituire il maltolto alla maggior parte dei suoi correntisti, poco male, quando a fine anno dovrà stilare il bilancio per l'intero 2014, vedrete cari lettori, che per "migliorare" i conti ... si inventerà qualcosa di nuovo.

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