Baita, Ambrosetti, Longo, Galan e il puzzle Mantovani
Martedi 4 Giugno 2013 alle 15:37 | 0 commenti
Stamani i media regionali hanno lanciato la notizia secondo cui Piergiorgio Baita, ex presidente del colosso delle costruzioni venete Mantovani, ha cambiato collegio difensivo. Pietro Longo e Paola Rubini avrebbero abbandonato l'incarico la settimana scorsa, incarico che sarebbe stato assunto da altri due avvocati: il veneziano Alessandro Rampinelli ed il professor Enrico Ambrosetti, notissimo legale vicentino. E sui motivi reali di questa novità sugli stessi media regionali impazzano le congetture.
Una delle ipotesi più gettonate è che Baita, tuttora in carcere a Belluno, anche in ossequio ad una rigida linea difensiva, abbia deciso fino a ieri di non fare quei «nomi eccellentissimi» che forse nella mente degli inquirenti sono al vertice del cosiddetto sistema Mantovani. Una spa che da anni è divenuta una sorta di asso piglia tutto nelle commesse pubbliche regionali, il tutto supportato da ottime conoscenze con i vertici del Pdl regionale, in primis con l'ex governatore Giancarlo Galan, che è poi uno dei fedelissimi dell'ex premier azzurro silvio Berlusconi.
L'arrivo del nuovo collegio potrebbe, per alcuni quotidiani, significare un cambio di passo. In questo senso il Corriere Veneto di oggi a pagina 5 arriva a scrivere: «Ora il livello politico trema. Piergiorgio Baita è pronto a parlare e a raccontare la sua verità : dove sono finiti quegli svariati milioni di euro di fondi neri creati con le false fatture della Bmc Broker di William Colombelli (e di varie altre società per le quali sono ancora in corso le indagini)? Dopo 96 giorni di carcere e di fronte alla richiesta di giudizio immediato del pm Stefano Ancilotto, l'ex presidente di Mantovani sembra aver cambiato strategia. Nessuno ovviamente lo ammetterà mai per iscritto o tra virgolette, ma quella dello studio Longo-Ghedini è una scelta in primoluogo politica. Le dichiarazioni di Baita potrebbero infatti andare a colpire qualche esponente dello stesso partito di cui i due titolari dello studio - storici difensori di Silvio Berlusconi - sono parlamentari, ovvero il Pdl. Una situazione che creerebbe non pochi imbarazzi e che dunque si è preferito evitare. D'altra parte non è un mistero che fin dai tempi dell'arresto di Baita, disposto dal gip Alberto Scaramuzza con l'accusa di associazione per delinquere e frode fiscale, sullo sfondo è sempre rimasto il sospetto di un livello politico verso cui i fondi, nella ricostruzione della Guardia di Finanza, sarebbero stati dirottati».
Ovviamente quella del Corveneto è una lettura possibile. Ma è proprio sicuro che Baita abbia deciso di vuotare completamente il sacco, magari con nomi e cognomi altisonanti, e che il cambio del collegio difensivo sia un portato di tale scelta? In circostanze del genere solitamente quando assistito e legale impostano una strategia le strade da percorrere sono alla grossa quattro. Uno, l'indagato non ha alcunché da nascondere e spiega ogni cosa al magistrato. Due, l'indagato, indipendentemente dalla sua estraneità o meno ai fatti, è sicuro di cavarsela e preferisce tenere chiusa la bocca, sapendo che una scelta del genere potrebbe comunque avere come contropartita il prolungamento della detenzione preventiva. Tre, l'indagato o la sua cerchia decidono di fare qualche piccola ammissione ai pm sperando in un ammorbidimento, mentre contestualmente la difesa viene affidata ad un collegio più dialogante con la controparte. Quattro, l'indagato e la sua cerchia decidono in qualche maniera di collaborare fattivamente e a fronte di precise garanzie, fanno nomi e descrivono circostanze. In quest'ultimo caso per esempio la storia della Tangentopoli veneta insegna che tipicamente non è lo studio Longo-Ghedini cui gli imputati fautori della linea della collaborazione si rivolgevano.
E c'è poi un'altra considerazione da fare. Baita non ha sua sponte revocato il collegio, bensì sono stati Longo e Rubini a fare un passo indietro. Ciò significa per forza che Ambrosetti (il suo studio ha patrocinato spesse volte la municipalizzata berica Aim) marchi maggiore distanza dalla galassia Pdl nella quale orbitano i legali di Berlusconi Pietro Longo e Niccolò Ghedini? Quest'ultimo in passato è stato pure coordinatore del Pdl veneto. In questo contesto c'è un altro aspetto che riguarda il professor Ambrosetti: la sua orbita accademica all'università di Padova infatti è di notoria prossimità a quella del collega Pietro Longo. E ancora il fratello di Ambrosetti, Massimo, è uno stimato e influente diplomatico in forza al Ministero degli Esteri, che nel 2011 addirittura era applicato fuori ruolo alla presidenza del consiglio. Con quale premier? Silvio Berlusconi in persona. Così almeno sta scritto a pagina 10 dell'annuario 2012 della Farnesina. Il dubbio quindi rimane.
Il cambio repentino deciso da Baita è il sintomo di una volontà autentica di collaborazione sperando in una fine celere della carcerazione preventiva oppure si tratta di una manovra diversiva pensata da chi spera di tirare fuori dal carcere un Baita pronto a parlare senza che quest'ultimo apra il suo vaso di Pandora fitto di nomi, cognomi, cifre e circostanze scottanti?
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