Attenzione: arriva Babbo Natale al posto del Bambinello
Giovedi 7 Dicembre 2017 alle 13:04 | 0 commenti
Vi sono festività importanti nell'Europa che affonda le proprie radici nel cristianesimo. Una delle più importanti è quella del S. Natale, che ha subito una consistente desacralizzazione ed una secolarizzazione a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, allorché, per scopi pubblicitari, una nota ditta di bevande utilizzò San Nicola (Santa Klaus) come simbolo del natale. Nei paesi nordici, a partire dal Südtirol la festa del vescovo di Bari, tanto venerato anche in Russia, cade il 6 dicembre ed è uso che porti dei doni ai bambini buoni, mentre i Krampus, sorta di diavoli selvaggi, violenti e inferociti, danno sfogo a quelle forze che per tutto il resto dell'anno rimangono non liberate.
Rincorrono, fra urla, mugugni e grida, i bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti e i più anziani, spingono la gente, dando pesanti frustate e colpi di verga alle gambe di chiunque capiti tra i loro piedi.
In Italia, dove poco si sono coltivate le lingue straniere, Santa Klaus è stato tradotto con "Babbo Natale", un personaggio più che la figura del santo episcopo.
Mutuato dalla pubblicità esso appare come un vecchio con capelli folti e lunga barba bianchi e porta i doni, solitamente seduto a cassetta su una slitta invernale, con i pattini e non con le ruote, trainata da tante renne. Sull'immagine di Babbo Natale non solo l'originaria Ditta, ma tutto il mondo ha fatto gran commercio: In Finlandia, nella località Rovaniem, è nato un paese che ospita la "casa di Babbo Natale"; recentemente un'altra "casa natalizia" è nata in Italia, a Chianciano Terme in Toscana, città bisognosa di rilancio turistico.
Nei negozi, nei mercatini di Natale, innumerevoli ormai e tutti pressoché uguali, la figura di questo "Babbo" domina incontrastata. Suggella quasi quel "Papà Gelo" con il quale, in Polonia il regime comunista voleva sostituire la festività del S. Natale.
Cicerone in varie orazioni pronunciò la celebre espressione: che tempi, che costumi (o tempora o mores), che ben si adatta proprio all'anziano in questione, che non è l'amato "nonno", ma un qualcosa che è difficile persino descrivere tante ne sono le varianti, perfino immaginato nelle conigliette della rivista "Play Boy".
Certo questa trasformazione del S. Natale potrà anche piacere ai bambini, ma essa è ben coltivata dagli adulti che intendono far rinunciare all'Europa la sua cultura di origine cristiana, non riconoscendo nemmeno i valori che da quella religione sono nati e sono riferimento comunque per il continente.
Così nel giorno in cui si festeggia la nascita di un Bambino, con grande acume e uso commerciale lo si è sostituito con una sorta di "uomo in età ", che nulla ha a che vedere con il Bambino o "Bambinello".
Forse di fronte alla crisi di verità , di valori (doveri/diritti) e pure di economia, ripensare al S. Natale nella sua forma originaria, ciò quella del Bambino, potrebbe aiutare a riscoprire proprio ciò che fa civiltà più che il consumismo di immagini e balocchi. Ben sovvengono allora le parole di una scrittrice laica senza dubbio, Marguerite Yourcenar in "Diagnosi dell'Europa", scritto nel 1929: "Lo spirito di Goethe e di Leonardo da Vinci era saldo e nello stesso tempo agile: lo spirito europeo ormai è solo agile. Manca la terra sotto questi costruttori di fumo e questi analisti della nebbia. L'intelligenza ha perduto i propri mezzi di discriminazione e di valutazione: come una bilancia fuori uso, essa è stata gettata tra gli scarti. I cervelli, mal preparati, vacillano sotto la diversità delle conoscenze; i quadri della cultura, a forza di allargarsi, si sono spezzati. La limitata istruzione aristotelica e cattolica del passato ha formato più di uno spirito libero."
Forse riprendere il cammino, partendo da una vita che nasce, il Bambino, può consentire una prospettiva migliore di quella che si affida ad un personaggio che, come diceva il Dirigente Scolastico del Liceo classico "A. Pigafetta di Vicenza, Giorgio Corà , giunto ad una certa età , dopo aver pensato al sesso, al cibo, non gli resta che pensare al denaro, magari rimpiangendo pure quello perso con la Banca Popolare di Vicenza.
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