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Arresti di Chisso e Fasiol, il M5S: Zaia chieda dimissioni di Vernizzi

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 5 Giugno 2014 alle 14:43 | 0 commenti

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Parlamentari Veneti Movimento 5 Stelle* - Dopo l’arresto dell’assessore regionale veneto alle Infrastrutture Renato Chisso e del suo collaboratore Giuseppe Fasiol, dirigente del dipartimento Settore trasporti della Regione, entrambi implicati nel giro di tangenti per gli appalti delle grandi opere venete, il Movimento 5 stelle chiede al governatore Zaia una forte presa di posizione che si traduca nella richiesta di dimissioni  dell’ing. Silvano Vernizzi (foto).

Ricordiamo che Vernizzi è il “segretario tutto fare” della regione Veneto: commissario straordinario per la Superstrada Pedemontana Veneta, la più grande infrastruttura in realizzazione oggetto di esposti da parte di comitati e residenti, attuale direttore generale e amministratore delegato di Veneto Strade braccio operativo della Regione in materia di viabilità, commissario straordinario per il passante di Mestre, ex segretario regionale per le infrastrutture, ex presidente della commissione VIA VAS NUVV della Regione, nonché stretto collaboratore dello stesso assessore Chisso.

A tal proposito, alla luce dell’arresto dello stesso Chisso e dell’ennesimo terremoto giudiziario di stamane legato al Mose, il MoVimento 5 Stelle ritiene che nell’attuale incarico di Vernizzi possano sussistere ampi margini di incompatibilità e su tali basi pretendiamo le dimissioni dell’ing. Vernizzi

Inoltre, è più che mai opportuno rivedere il sistema di assegnazione degli incarichi a tutti i livelli, affinchè non si verifichi l’accentramento, nelle mani di poche persone, di multiple cariche pubbliche che determinano di fatto feudi di potere incontrollabile.

 

* Brugnerotto, Endrizzi, D’Incà, Cozzolino, Cappelletti, Girotto, Benedetti, Spessotto, Da Villa, Businarolo, Turco, Fantinati, Rostellato

 

Nessuna revisione dei contratti e degli appalti del Mose è possibile. Neanche oggi, dopo che la magistratura ha scoperchiato quest’ennesima cupola delle tangenti che porta la firma delle larghe intese politiche. I partiti nulla possono contro un sistema di corruzione che è arrivato in tutti i gangli degli appalti pubblici. Il motivo? Perché le opere sono già in corso, i lavori avviati e, come nel caso del Mose, quasi ultimati.
È questa in sintesi la risposta del sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro al question time presentato  in Commissione Ambiente dal Movimento 5 Stelle.
«Non ci voleva la zingara per capire che il bubbone del Mose sarebbe scoppiato – ha detto il deputato pentastellato Emanuele Cozzolino presentando il question time - Cosa dovrebbe essere fatto lo ha detto anche il super commissario anticorruzione Raffaele Cantone: «In questi casi gravi vanno rivisti gli appalti»”.
Ma per il sottosegretario del Pd - tra l’altro anch’egli indagato per peculato in Campania - è impossibile. Non solo: l’inchiesta dimostra che i controlli funzionano. Vanno solo implementati.
“Una risposta del tutto insoddisfacente – conclude il deputato Massimo De Rosa – Bisogna capire se vogliamo tutelare l’opera o la dignità dello Stato. Quando arriva il controllo della magistratura lo Stato ha già fallito. Dire che i controlli sono migliorati è ridicolo: il consorzio Venezia Nuova è da solo il controllore e controllato”.
Basta deroghe, propone il Movimento 5 Stelle: “Ma invece stiamo proprio continuando ad andare in questa direzione, come con la legge sull’Expo e le politiche abitative che ha previsto nuove deroghe agli appalti proprio all’Expo”.
Sul Mose il Movimento 5 Stelle ha ribadito la richiesta di un’informativa in Aula al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. 


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