Ad ogni morte per droga... Ma alla libertà di scelta corrispondano le responsabilità. Economiche
Martedi 1 Agosto 2017 alle 12:25 | 0 commenti
Ad ogni morte di qualche ragazzo o ragazza per stupefacenti, per alcool o per il mix di ambedue, ecco sorgere il dibattito tra i cosiddetti "antichi" e i "moderni". I primi vorrebbero eliminare ogni possibilità di utilizzare lo stupefacente sia di origine naturale sia chimica, i secondi liberalizzare tutto dato che ogni singolo può fare di sé ciò che vuole. Le posizioni sono davvero inconciliabili. E mentre il dibattito tra psicologi, sociologi, medici esperti di diritto e perfino qualche pensatore infervora e riempie le pagine dei giornali, nel segreto delle famiglie si piange, tardivamente, ma si piange.
Alcuni non sapendo di quanto compisse il figlio/la figlia, altri ben consapevoli e addirittura complici, dato che anch'essi fanno uso di quelle sostanze; uso iniziato, ufficialmente nel 1970 allorché a Roma fu scoperta la prima fumeria.
Di fumo ne è stato fatto tanto e ancora siamo qui ad interrogarci, per cui forse sarebbe il caso di prendere altre strade. Infatti se si usano determinate sostanze senza necessità e adeguato controllo sanitario, ma per "piacere", per "sballo", perché lo fa il mio moroso o per semplice prova o noia, la colpa non è dello spacciatore, il quale risponde per quanto egli compie, ma di chi acquista e usa quelle sostanze. Per paura di colpevolizzare mai si afferma ciò, meglio incolpare lo sbandato di turno, meglio se straniero. Ma se si spaccia la colpa è principalmente dell'utilizzatore, che però, quando muore, è, guarda caso, sempre un buon ragazzo, un insospettabile, buono bravo bello ecc.
E al funerale si applaude l'uscita di scena, come un tempo si faceva solo per gli attori.
Prendere un'altra ottica è ormai necessario, né gli "antichi" né i "moderni" possono risolvere il problema, questo lo si fa solo attribuendo le responsabilità a chi le ha.
Se un giovane di 16 anni ha una relazione affettiva, frequenta locali, fino a tarda ora, è responsabile di sé stesso e così lo considerano, in genere, in famiglia. Quindi, avvalendosi della sua libertà di fare quello che vuole, si accolli anche tutto quello che comporta e a 360° compresi gli oneri economici, che non debbono essere a carico dell'intera società , ma del singolo giovane se nella possibilità , o della sua famiglia.
Lo Stato deve intervenire solo e soltanto quando non vi sia la possibilità della famiglia, principio di sussidiarietà , art. 303 della Costituzione della Repubblica Italiana. E' ora di smetterla con i piagnistei, i buonismi e quanto altro. Bisogna responsabilizzare e, dato che non si accetta più la determinazione morale, allora vi sia quella economica, che è più sentita.
Basta con i dibattiti, chi vuole fare da sé paghi per sé e per le conseguenze che produce. Le parole in circolo degli intellettuali, degli studiosi intervistati da televisioni, radio e giornali, che ripetono le stesse cose da quasi cinquant'anni sono solo suoni e come tali vengono percepiti e spesso considerati "fastidiosi".
La scuola che si riempie di progetti educativi alla cittadinanza ecc. nulla ha prodotto e si guarda bene dall'assumersi qualche responsabilità . Meglio l'apparenza, dato che anche qualche docente è in odor di fumo.
Se non siamo capaci di respingere ciò che massacra la nostra società , ciò deriva dalla nostra disunione, dal voler a tutti i costi essere solo noi stessi, tranne che nel pagamento, che viene, invece detto che sia da assumersi da parte di tutti.
Passare dallo sterile dibattito a considerare sul serio la responsabilità a tutto tondo, forse potrebbe dare qualche frutto. La libertà che non piace, non è quella della volontà psicologica, ma quella che assume deliberazioni razionali per il bene ed è capace di esibire la responsabilità e la proposta.
Ma forse è tardi.
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