25 aprile 1945? No! 25 aprile sempre
Domenica 27 Aprile 2014 alle 20:32 | 6 commenti
Riceviamo da Roberto Fogagnoli, Segretario Provinciale PRC e pubblichiamo - Ho letto l’articolo sul GdV riguardante l’accaduto all’ossario di Schio durante la celebrazione del 25 Aprile, data che ricorda la liberazione del nostro paese dalla barbarie fascista e nazista. Ebbene si, i Giovani Comunisti di Rifondazione ed altri militanti, dopo il discorso tenuto dal sindaco di San Vito hanno ritenuto opportuno intonare “Bella Ciaoâ€, che da sempre accompagna le celebrazioni del 25 Aprile.
Abbiamo ritenuto molto opportuno cantare perché il discorso del Sig Dalle Rive è stato a dir poco fuorviante ed immemore, altro che memoria e ricordo: ha messo assieme la lotta partigiana di Liberazione dal nazifascismo con la guerra 1915 -18, imperialista, voluta dai re e dai governi di allora; ha sminuito il valore politico, morale, sociale incarnato nella scelta di molti giovani e meno giovani, donne e uomini di buona volontà , di combattere la barbarie a costo della loro vita; ha mescolato la limpidezza dei morti partigiani con i battaglioni monarchici; ha raccontato storie di altri luoghi che con la nostra liberazione nulla hanno a che fare. Libero di dare un taglio più ampio, ma se quello era il taglio che egli voleva dare al suo discorso allora si è dimenticato di parlare dei massacri compiuti in giro per il globo dalle forze NATO o da bande fasciste compiacenti ( leggasi, Iraq, Afghanistan, Libia, Ucraina etc. – tutti paesi di cui non abbiamo mai condiviso il regime E DEI CUI CAPI NON ABBIAMO ALCUNA STIMA  ma che noi reputavamo e reputiamo indipendenti e sovrani ) per far crollare governi, per instaurarne altri, per accaparrarsi le materie prime e via discorrendo; si è dimenticato il sig. sindaco di parlare di un popolo che ancora resiste, il popolo di Palestina cacciato dalla propria terra,  e che quest’anno ha subito una umiliazione terribile proprio nel corteo del 25 aprile di Roma.
Tornando al nostro 25 aprile, è vero, pochi si sono uniti al nostro canto, forse presi alla sprovvista, forse timorosi, ma diversi ci hanno applaudito.
E come al solito, qualche voce di destra tenta di fare passare come inaccettabile la nostra presenza organizzata, con i nostri simboli ed i nostri colori nel corteo e alla commemorazione. Fuori luogo le nostre bandiere? No, noi rivendichiamo la giustezza della nostra presenza; la maggior parte dei partigiani era composta di comunisti, socialisti, repubblicani e noi siamo il filo che lega il presente, cosi povero di idealità , così opportunista, così individualista così smemorato al passato non lontano dei nostri partigiani comunisti e socialisti.
Invece, noi riteniamo fuori luogo suonare la canzone del Piave per sostituire e cancellare “Bella Ciaoâ€. Qualcuno mi spieghi cosa ha a che fare quella canzone con la lotta partigiana, perché vorrei ricordare ancora una volta che il 25 aprile si ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Il revisionismo storico ha causato grandi guasti, e sempre di più si cerca di fare passare qualsiasi data per qualsiasi altra; non ha più importanza il 25 aprile o il 4 novembre o il 2 giugno o l’8 settembre; una data vale l’altra basta che questa confusione cancelli la memoria, facendo finta di volerla mantenere.
I comunisti questo non lo accettano e sapranno sempre distinguere un morto da un altro; non è vero che un partigiano morto è uguale ad un repubblichino morto; il primo cadde per riconquistare la libertà del suo paese, il secondo per perpetuare la barbarie nazifascista. Con buona pace di chi vuol rimescolare le carte.
A Porzûs aveva sede il comando del Gruppo delle Brigate Est della Divisione Osoppo, comandato dal capitano degli alpini Francesco De Gregori, detto "Bolla". La formazione autonoma di "Bolla", che teneva inalberata presso il proprio comando - e ben visibile a distanza - la bandiera italiana con lo scudo sabaudo, operava all'interno di una regione dominata dalle formazioni garibaldine che su ordine del PCI dalla fine del 1944 erano state inserite nell'esercito di liberazione della Jugoslavia, alle dipendenze del IX Korpus sloveno. Gli osovani, con le loro continue proteste contro le mire nazionalistiche jugoslave e contro la politica di collaborazione garibaldina, presentate anche direttamente da "Bolla" presso il CLN di Udine, suscitarono la reazione delle componenti comuniste del Comitato, che attivarono i gappisti operanti nella zona, incaricandoli di attaccare la sede del comando osovano.Sul posto vennero quindi inviati un centinaio di gappisti, guidati da Mario Toffanin "Giacca", elemento fortemente ideologizzato ed estremista che catturò con un trucco "Bolla" ed altri comandanti della Osoppo, tra cui il giellista Gastone Valente "Enea", e li fucilò subito, sottraendo carteggio, armi e provviste. Gli altri partigiani osovani presenti, tra i quali Guido Pasolini fratello maggiore di Pier Paolo, vennero tutti quanti fucilati successivamente ad esclusione di due, che accettarono di entrare nei GAP.L'eccidio ebbe rilevanti seguiti giudiziari con un lungo processo, che si concluse con pesanti pene, peraltro in grandissima parte non scontate a causa della fuga di un sostanzioso numero di imputati in Jugoslavia o in Cecoslovacchia, nonché per i vari provvedimenti di amnistia e indulto che si susseguirono dopo la guerra.
Il 25 aprile chi va in piazza a cantare "Bella ciao" è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto per la libertà dell'Italia. È un'immagine suggestiva della Resistenza, ma non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano, e morivano, per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell'Unione Sovietica. Giampaolo Pansa racconta come i capi delle Garibaldi abbiano tentato di realizzare questo disegno autoritario e in che modo si siano comportati nei confronti di chi non voleva sottomettersi alla loro egemonia. Quando si sparava, dire di no ai comunisti richiedeva molto coraggio. Il Pci era il protagonista assoluto della Resistenza. Più della metà delle formazioni rispondeva soltanto a comandanti e commissari politici rossi. "Bella ciao" ricostruisce il cammino delle bande guidate da Luigi Longo e da Pietro Secchia sin dall'agosto 1943, con la partenza dal confino di Ventotene. Poi le prime azioni terroristiche dei Gap, l'omicidio di capi partigiani ostili al Pci, il cinismo nel provocare le rappresaglie nemiche, ritenute il passaggio obbligato per allargare l'incendio della guerra civile. La controstoria di Pansa svela il lato oscuro della Resistenza e la spietatezza di uno scontro tutto interno al fronte antifascista. E riporta alla luce vicende, personaggi e delitti sempre ignorati.
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