Visto con gli occhi di una mamma
Domenica 7 Aprile 2013 alle 20:21 | 0 commenti
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Di Cristina Bosi per la rubrica autogestita Vita gay vicentina
Era un po' che ci pensavo, parlare di coming out con una mamma. Ho colto l'occasione di parlarne con la mamma di un mio amico attivista dei diritti lgbt. Ci troviamo a bere un caffè, siamo entrambe emozionate, io non ho mai intervistato nessuno e lei non è mai stata intervistata.
Nonostante suo figlio sia in prima linea lei non si è mai trovata a parlare del suo percorso personale. Prendo coraggio e comincio.Â
Può spiegarmi qual era la sua posizione circa gli omosessuali prima di sapere di suo figlio?
Ho affrontato tante volte con amici l'argomento ma era sempre fuori dal mio orizzonte mentale, sia dal punto di vista religioso che culturale. Di fronte a determinate posizioni della Chiesa, certo ho fatto di testa mia, perché la mia visione della vita mi accostava alla radicalità di Gesù, mentre alcuni dettami dei vertici ecclesiali non erano sempre in sintonia con me. Continuo comunque a ritenermi una "cristiana" fervente. Però prima semplicemente... non ci pensavo, credevo che fosse più una cosa culturale, appartenente alle "scelte" personali. Quando mi è capitato, devo essere sincera, mi è crollato il mondo addosso, incredulità , senso di colpa. Un esame personale che è durato tantissimo, una revisione a 360 gradi di tutto, ho passato mesi rasentando la depressione.
Il dialogo con mio marito è stato fondamentale, siamo arrivati alla conclusione di attendere i tempi del confronto diretto con nostro figlio, dai primi sospetti, alla dichiarazione fino al dialogo aperto.
Il suo primo pensiero dopo il coming out di suo figlio qual è stato?
Il coming out è stato aperto, genuino, diretto, mio figlio si è messo in gioco completamente, si è messo nei panni di noi genitori e ci ha aiutato tantissimo nel dialogo e nella crescita reciproca. Qualsiasi cosa fosse successa ai nostri figli, erano i nostri figli, questo continuavamo a ripeterci. E questo si è rafforzato dopo il coming out, credimi.
È chiaro che i genitori fanno dei progetti, hanno dei sogni per i propri figli, di famiglia "tradizionale", di diventare nonni. Eppure da quel momento in poi è stato un percorso di crescita, di apertura verso una realtà per cui prima provavamo indifferenza, poi "questo non mi tocca", poi apertura di occhi e mente nei confronti della realtà omosessuale. Per certi aspetti, abbiamo anche provato una tenerezza nuova nei confronti degli amici di mio figlio che abbiamo visto crescere e che una volta scoperto essere omosessuali, ci siamo ritrovati ad amare in modo incondizionato. Con nostro figlio abbiamo imparato ad amare e rispettare anche gli altri omosessuali che vivono la stessa realtà . Ora c'è condivisione, questo processo di maturazione di noi come genitori ha fugato nubi e ci ha fatto crescere nei confronti degli altri e della realtà che ci circonda. Dissolti come neve al sole i nostri pregiudizi, e siamo orgogliosi di nostro figlio. E i sogni che avevamo nel cassetto stanno come... "dilatandosi" e assumendo una consistenza diversa: perché mio figlio con la sua testimonianza e il suo essere può fare del bene, ricucendo tanti rapporti famigliari interrotti dopo il coming out, ma anche a livello di "progresso" della realtà umana.
Il coming out di suo figlio ha creato conflitti con il suo Credo religioso?
Per ciò che riguarda il mio Credo religioso, non mi è mai sfiorata l'idea che questo potesse in qualche modo scalfire la radicalità della mia fede, la profondità . Non mi ha mai sfiorato che questo potesse andare contro... contro che cosa? Cristo è amore. Deus caritas est, punto e basta. Ma perché?! Mi indigno di fronte alla domanda! Non dovevi farmela! È al di là del mio sentire. Cristo è amore. Le persone che discriminano, non interpretano adeguatamente il messaggio di Cristo! Dipende dall'educazione chiusa, dipenda dall'ignoranza, dalla non conoscenza. Non dipende dal messaggio di Cristo che è "amatevi gli uni gli altri", né più né meno che questo.
Se si trovasse di fronte una mamma che ha appena avuto questa rivelazione dal proprio figlio, cosa le direbbe?
Bisogna partire da dei punti fermi: i nostri figli sono i nostri figli. Punto e basta. Aprire gli occhi, conoscere, documentarsi e non condividere quei pregiudizi secolari che persistono nella nostra realtà . Con la conoscenza, l'apertura, l'approfondimento, solo così si possono superare i pregiudizi di una cultura secolare che ha discriminato con disprezzo e con orrore la realtà dell'omosessualità .
Ha qualche rammarico? Qualcosa che cambierebbe?
Mi pento solo di non essergli stata vicino nel momento in cui chissà quale travaglio interiore ha vissuto, ed io rimanevo sulla porta del suo cuore senza entrarvi. Io sentivo, percepivo, ma pensavo che fosse l'adolescenza... Non essergli stata vicina, non averlo accompagnato, ecco questo...di non aver capito...
Salutandoci non ho potuto fare a meno di pensare alla tenerezza di questa mamma che in modo così sincero si è messa a mia disposizione per narrarmi il suo vissuto.
Non posso che dirle grazie...
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