Violenza e potere
Martedi 14 Maggio 2013 alle 13:51 | 0 commenti
"Bisogna fermare la violenza, anche verbale, prima che si trasformi in eversione". Questo é quanto ribadito da Napolitano nel suo recente discorso al Senato, durante la commemorazione del 35mo della morte di Aldo Moro. Un monito di pace e di perbenismo che, tuttavia, non risulta di facile ricezione, stante la più profonda e diffusa violenza esercitata nei nostri confronti dalle inadempienze, dalle negligenze o dal malaffare del Potere politico. Violenza, infatti, è il tragico primato italiano di oltre 1.200 lavoratori che annualmente muoiono per incidenti. Violenza sono i salari bloccati da 10 anni, il TFR e le pensioni congelate, le casse integrazioni svuotate.
Violenza sono i suicidi provocati dalla crisi, con un aumento di circa il 30% annuo secondo i dati riferiti a tutto il 2012 ed inizio 2013. Violenza sono i 9 milioni di italiani che rinunciano a curarsi, sfidando le statistiche di durata della vita media, non avendo i soldi per ticket o farmaci non convenzionati. Violenza sono le fabbriche di tumore, come l'Ilva di Taranto, dove chi vi lavora lo fa condannando se stesso ed i propri figli. Violenza sono le famiglie divise dal malessere, le coppie che scoppiano, i 200 femminicidi dell'ultimo anno, i 34000 minori abbandonati da chi non é più in grado di farsene carico. Violenza sono i 200 morti annui delle carceri, tra suicidi e decessi per cause sconosciute. Violenza sono i nostri 90 soldati morti dal 2000 ad oggi nelle cosiddette "missioni di pace" all'estero. La stessa "pace" in nome della quale ora si condanna la violenza meramente verbale di coloro a cui la pace é da troppo tempo negata.
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