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Vicenza, l'Unesco e il parere dell'archistar David Chipperfield: l'anno inizia sotto i migliori auspici...

Di Francesca Leder Domenica 28 Gennaio 2018 alle 01:04 | 0 commenti

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La politica locale, in questa fase, sostanzialmente tace. Al massimo bisbiglia. Appare del tutto assente (ben più del solito) stretta tra l'incudine e il martello delle elezioni che verranno: politiche prima, amministrative poi. Un anno impegnativo per Vicenza. Meglio prepararsi. Chi non è del mestiere, e si occupa del quotidiano, guarda con occhi profondamente perplessi, quando non proprio irritati, certamente disillusi, i continui scatti di velocità che segnano il dibattito pubblico in tema di governo della città. Un andamento scomposto amplificato dai giornali, in particolare quelli cartacei, che non solo registrano le notizie, ma anche e soprattutto le veicolano con arguzia giocando tra titoli, catenacci e contenuti veri e propri degli articoli.

Io stessa, aprendo Il Corriere del Veneto dello scorso giovedì 25 gennaio (p. 8), mi trovo a leggere una notizia che sembra costruita con le intenzioni che dicevo.
Titolo: "Il viaggio virtuale in dieci stanze nella mostra-evento di Chipperfield". Catenaccio: "Presentato l'allestimento. La città si prepara ad accogliere architetti e appassionati". Nell'articolo si dice che il 12 maggio verrà inaugurata in Basilica una mostra dedicata al lavoro più recente dell'architetto inglese David Chipperfield famoso per le numerose opere realizzate un po' in tutto il mondo, e per questo etichettato (in positivo) come "archistar". La mostra, come se non bastasse a se stessa, sarà una "mostra-evento": un prodotto culturale di nuova generazione pensato appositamente per un pubblico che si considera oramai assuefatto, potenzialmente poco reattivo, e che per questa ragione necessita - secondo il pensiero dei promotori e degli organizzatori - di essere corroborato servendosi delle astuzie del marketing: un "evento" in una "location" d'eccezione. La nostra Basilica palladiana.
Non so cosa pensi Chipperfield delle tecniche di vendita del prodotto. Ho la convinzione che ne faccia abbondante uso, come tutti i suoi colleghi archistar. Leggo che si dice onorato del poter essere a Vicenza a mostrare i suoi lavori più recenti e di riallacciare i fili con una città che lo ha insignito, all'inizio della sua carriera (1993), del premio di architettura "Andrea Palladio".
Cosa c'è che non va in tutto questo? Non va il fatto che Chipperfield, con una pessima caduta di stile, prontamente raccolta e amplificata dal giornale che ha riportato la notizia, decida di rilasciare una dichiarazione che non sta né in cielo né in terra e che riguarda il procedimento aperto dall'Unesco nei confronti di Vicenza e della sua amministrazione comunale a cui è affidato il delicato compito della gestione del sito. Un procedimento grave che ha motivato la missione ispettiva dello scorso marzo (28-31 marzo 2017) che non è stata, come il Comune ha inteso far credere, una visita di cortesia o di normale routine. Nella stessa pagina di giornale, in un box appositamente predisposto, si legge infatti che il nostro archistar avrebbe dichiarato: "Tranquilli, ai proclami spesso non seguono i fatti".
Chi ha bisogno di sentirsi rivolgere queste rassicuranti parole? Non certo quei cittadini i quali, esercitando un loro sacrosanto diritto, sancito dalla Costituzione, hanno preso le difese del bene collettivo (rappresentato dal patrimonio culturale e paesaggistico palladiano), riconosciuto sin dalla metà degli anni '90 bene UNESCO, denunciando le gravi alterazioni che questo patrimonio aveva subito, o correva il pericolo di subire, il danno irreparabile prodotto alla sua integrità e, di conseguenza, al suo valore.
Tranquilli hanno bisogno di sentirsi coloro che hanno una lunga coda di paglia e sui quali pende la responsabilità morale e politica di non aver fatto nulla per evitare il danno. Anzi alcuni di questi lo hanno addirittura incoraggiato paragonando uno di quegli interventi che l'UNESCO non esita a classificare come sfregio al patrimonio, al gesto acuto e visionario della modernità. Una modernità che fatica a farsi strada dalle nostre parti ma che un giorno, sfregandoci bene gli occhi, tutti riconosceremo e cominceremo ad apprezzare.
Tranquilli loro, nella speranza che il prossimo luglio 2018, quando si dovrà riunire l'assemblea generale, tutto si risolva in un monito innocuo al quale rispondere con il solito "chissenefrega!".
Tutti gli altri si sentiranno tranquilli se, al contrario, l'UNESCO avrà il coraggio di prendere una decisione giusta che serva da monito e guida precisa per il futuro.
A Chipperfiled che si dice onorato di esporre a Vicenza il proprio lavoro, apprezzato e remunerato (gli archistar costano), consiglio di essere più prudente e anche un po' più rispettoso nei confronti dell'UNESCO e di quei cittadini che si impegnano con fatica, e soprattutto senza alcun vantaggio economico, nella difesa del patrimonio culturale e del paesaggio che sono beni collettivi e che per questi vanno tutelati.
Speriamo che all'architetto inglese, di passaggio a Vicenza grazie all'intercessione di Abacoarchitettura, riemersa da un lungo letargo e organizzatrice di questa mostra-evento, non tocchi la stessa sorte di altri colleghi, fra tutti gli archistar portoghesi Gonçalo Byrne e João Nunes (quelli di Borgo Berga, per intenderci): fermarsi più del dovuto dalle nostre parti lasciandoci in dono, o a prezzo di assoluto favore, il "concept" di una meravigliosa nuova opera della quale, visto come sono andate fin qui le cose, faremo molto volentieri a meno.


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