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Veneto in deflazione

Di Giancarlo Marcotti Martedi 20 Maggio 2014 alle 22:12 | 0 commenti

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Chi l'avrebbe mai detto? Tutti coloro che hanno una certa età ed hanno vissuto gli anni della "grande inflazione" non avrebbero mai pensato che durante la loro vita si sarebbero dovuti confrontare anche con il problema opposto, quello della deflazione. Ma come, se i prezzi scendono è un problema? Durante gli anni settanta e ottanta veder scendere i prezzi sarebbe stato un sogno, perché oggi è un incubo?

Allora, andiamo con calma e cerchiamo di capire perché due fenomeni opposti, come inflazione e deflazione siano entrambi un problema.
La situazione ideale per qualsiasi Stato è che la sua economia abbia uno sviluppo costante e sostenibile, ebbene, sul termine "costante" nessuno di noi ha dubbi, ma cosa significa "sostenibile"?
In nessun altro campo, come quello economico, è valido il detto "il troppo stroppia": anche fattori inequivocabilmente positivi, come potrebbero essere ad esempio l'occupazione e la crescita, quando superano alcuni parametri possono creare seri problemi.
Da qui nasce il concetto di "sostenibilità". Lo sviluppo risulterà sostenibile qualora i benefici di cui godiamo oggi non vadano a compromettere quelli futuri.
E l'esempio più classico, ed attuale, riguarda proprio il debito pubblico. Se infatti per ottenere una crescita economica negli anni aumentiamo costantemente anche il debito pubblico, tale crescita non risulta "sostenibile" perché fatta a discapito delle future generazioni che si troveranno a dover pagare interessi sempre crescenti sul debito pregresso e quindi con la necessità di ridurlo.
Nell'attuale sistema economico risulta naturale che parte della ricchezza creata venga scaricata sui prezzi. L'inflazione, quindi, se contenuta in limiti fisiologici risulta anche un incentivo allo sviluppo.
Ed il limite fisiologico è proprio il tasso di crescita, se i prezzi crescono stabilmente e per un periodo prolungato più del Pil si innescano diverse problematiche di carattere sia economico, come il calo del potere di acquisto delle famiglie, sia sociale, poiché l'inflazione è una tassa che colpisce tutti in egual misura risultando così più "pesante" per coloro che hanno redditi più bassi.
D'altro canto, però, la deflazione non è un problema meno serio, poiché l'attesa di prezzi futuri più bassi induce le famiglie a rimandare gli acquisti deprimendo i consumi ed innescando così una spirale nella quale il problema tende ad allargarsi ed ad aggravarsi con conseguenze, sull'apparato economico/produttivo facilmente immaginabili.
Ed il problema, oggi, è proprio la deflazione, perché, come risulta dalla tabella che pubblichiamo, è stato proprio il Veneto la prima regione italiana a far registrare un segno meno nella variazione dei prezzi, anno su anno, riferita al mese di marzo.
Questo dato non deve stupire, poiché il Veneto è una delle Regioni che prima della crisi faceva segnare i massimi tassi di crescita, e la gelata dei consumi interni, in questi ultimi anni, è stata terribile.
Dall'inizio della crisi il tasso di disoccupazione, nella nostra Regione, è raddoppiato e quella giovanile  è triplicata. Ciò ha spaventato tantissimo i Veneti che, per reazione, hanno drasticamente ridotto i consumi.
Ma occorre sottolineare come gran parte della "colpa" per la deflazione in atto, sia da attribuire all'euro che, essendo una moneta "estera", non ha seguito le vicissitudini dell'economia nazionale, bensì è rimasto molto ancorato alla Germania, risultando per noi una moneta sopravalutata.
La mancanza di una moneta nazionale, che adeguandosi agli sviluppi dell'economia di fatto funziona come uno "stabilizzatore", ossia si apprezza nei momenti in cui l'economia si surriscalda e si deprezza nei momenti di crisi, risulta fondamentale nel determinare l'odierna situazione deflattiva.
Se si vanno poi ad analizzare i dati provinciali si scopre che la situazione più critica si riscontra a Treviso (-0,3%) e a seguire Verona (-0,2%) e Venezia (-0,2%).
Purtroppo è probabile che anziché migliorare la situazione possa ulteriormente aggravarsi. Le condizioni infatti che l'hanno determinata non troveranno una soluzione a breve, è  di fine aprile infatti la notizia, sempre comunicata dalla Cgia di Mestre, che dall'inizio della crisi in Italia sono state spazzate via 75.500 imprese artigiane delle quali quasi 10.000 soltanto nel Veneto.
Le motivazioni di questo "tsunami"? Semplicemente tre: burocrazia, tasse e stretta creditizia.
Si sta cercando di risolvere almeno uno di questi problemi? Evidentemente no! Anzi si stanno aggravando, quindi, purtroppo, non ci rimane che temere il peggio.

 

Analisi sull’ andamento dei prezzi nelle Regioni

RANK PER MINORE VARIAZIONE PREZZI 2014/2013 (*)

Var. % prezzi Mar 2014/Mar 2013

Var. % prezzi dal 2010 a Marzo 2014

Veneto

-0,1

+6,3

Friuli-Venezia Giulia

+0,0

+7,2

Lazio

+0,0

+7,7

Valle d'Aosta

+0,1

+7,8

Piemonte

+0,2

+7,3

Umbria

+0,2

+7,1

Lombardia

+0,3

+7,1

Toscana

+0,3

+6,8

Puglia

+0,4

+8,5

Campania

+0,4

+7,1

Basilicata

+0,5

+9,7

Liguria

+0,5

+8,1

Emilia-Romagna

+0,5

+7,3

Marche

+0,6

+7,6

Sardegna

+0,6

+7,4

Calabria

+0,6

+9,2

Trentino Alto Adige

+0,7

+8,6

Abruzzo

+0,8

+8,5

Sicilia

+0,8

+7,9

Italia

+0,4

+7,4

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