Venetisti tra esclusioni alla "Festa dei Popoli" e le parole del Papa per l'indipendenza
Domenica 15 Giugno 2014 alle 21:24 | 0 commenti
Gianluca Busato, Veneto Sì - Tra le peggiori forme di razzismo possiamo annoverare senz’altro il razzismo degli antirazzisti, che suona pure un po’ paradossale. Oggi se ne è avuto un esempio a Thiene, in occasione della Festa dei Popoli organizzata a Villa Fabris. Infatti una gruppo di ragazzi veneti desiderava partecipare ai festeggiamenti unendosi alle rappresentanze dei vari popoli del mondo, con la bandiera veneta, a significare uno spirito di fratellanza e solidarietà verso ogni nazione.
Purtroppo alcuni solerti addetti hanno vietato l’ingresso alla pacifica rappresentanza di ragazze e ragazzi veneti, adducendo paure di non si sa bene quali violenze. Al tentativo di spiegazione delle intenzioni gioiose dei ragazzi, purtroppo l’organizzazione che risponde alla giunta del sindaco Giovanni Battista Casarotto e dell’assessore Maurizio Fanton ha opposto un rigoroso niet, senza giustificazioni di sorta, che sta a dimostrare un autentico razzismo verso le nostre ragazze e i nostri ragazzi veneti orgogliosi giustamente della propria appartenenza al Popolo veneto.
Questi sono episodi tristi, che dimostrano tra l’altro un’inspiegabile avversità di parte della sinistra veneta filogovernativa verso istanze che in tutta Europa sono fatte proprie in primo luogo dalla stessa sinistra. Ci viene in mente il caso dello Scottish National Party, partito orgogliosamente di sinistra, che in Scozia esprime il governo che sta accompagnando gli scozzesi verso la celebrazione del referendum di indipendenza della Scozia del 18 settembre 2014, oppure di Esquerra Republicana de Catalunya, partito che nel nome stesso vanta un’appartenenza alla sinistra e che è diventato nelle recenti elezioni europee il primo partito catalano, che sostiene assieme a CiU il governatore Artur Mas, assieme al quale stanno organizzando il referendum di indipendenza della Catalogna il prossimo 9 novembre 2014.
Ci chiediamo pertanto perché in Veneto la nostra sinistra si dimostra sorda e cieca di fronte alle istanze culturali e di appartenenza che dovrebbero vederci tutti uniti nella difesa e simpatia verso il Popolo veneto.
A Thiene oggi ahinoi ne abbiamo avuta l’ennesima dimostrazione.
Speriamo che i prossimi eventi epocali che stanno ridisegnando la mappa d’Europa possano aiutare anche la nostra sinistra ad evolvere verso forme meno razziste e più solidali nei confronti del Veneto.
In un’intervista rilasciata da Papa Francesco al quotidiano catalano La Vanguardia e ripubblicata integramente dall’Osservatore Romano, il Santo Padre risponde a una domanda sul tema dell’indipendenza, nella quale rileva una distinzione tra popoli assoggettati con la violenza e altri che invece non lo sarebbero e che quindi non ne avrebbero pieno diritto. In questa distinzione, tra l’altro, si cita la Padania, entità inesistente e artificiale e non la Venetia, soggetto millenario storico e attuale che il Papato ben conosce in un confronto storico sempre vivo, anche per avergli mosso guerra guidando la lega di Cambrai con Giulio II. Siamo d’altronde ben consapevoli che il concetto stesso di Padania e di indipendenza viene da molti fuorviato dall’azione inqualificabile, spesso confinante con razzismo e xenofobia di alcuni noti soggetti politici che l’hanno relegata a questione diversa, per certi aspetti squalificandola. Oggi però non è più così, dopo il 21 marzo 2014 con la dichiarazione di indipendenza della Repubblica Veneta di Treviso, sono ben altri i concetti e la nobiltà d’animo che caratterizzano un movimento di liberazione ben più nobile e profondo.
Tralasciando il fatto che vi sia stata violenza nel processo di creazione dello stato italiano e che lo stesso abbia subito due tra le più tremende sconfitte militari proprio dai veneti a Custoza e Lissa; non considerando l’antecedente che vede lo stesso cristianesimo prender vita da un processo di secessione dal giudaismo, ci chiediamo in prima istanza se debba essere considerato solo il concetto di violenza militare nel processo di costruzione unitaria di uno stato per giustificarne l’indipendenza di un Popolo.
Quando un Popolo si vede sottratti senza soluzione di continuità e con l’uso della forza le proprie risorse e gli strumenti stessi per la propria sopravvivenza economica; quando i propri giovani e adulti trovano come unica alternativa di sopravvivenza l’emigrazione in terre e città straniere dove non siano loro proibiti addirittura i sogni di un’esistenza che consenta loro di crearsi una famiglia e una vita degna di tal nome (diaspora che proprio Papa Francesco ha ben conosciuto verificarsi in altra epoca storica in prima persona nella sua Argentina); quando gli anziani e una fascia di popolazione sempre più estesa entra nella soglia della povertà dove perdono di significato valori fondanti della persona quali la dignità , il rispetto e la sussistenza; quando la propria lingua non viene più riconosciuta e anzi viene violentata ed estirpata a forza con l’uso della menzogna e del colonialismo culturale; quando la scelta se continuare a pagare le tasse ad uno stato italiano diventa prima di tutto una questione morale nel quale viene messa in gioco la vita stessa di tanti nostri fratelli che nel corso di questi giorni entrano nella disperazione più cupa che li porta a gesti estremi, noi allora ci chiediamo: ha senso tutto ciò?
In tale contesto dobbiamo chiederci se questa non sia una forma di violenza aggravata e continuata che solo la nostra piena indipendenza può interrompere, per dar vita a un nuovo Rinascimento Veneto che possa mettere in primo piano le persone, che vengono prima e sono al di sopra dello stato, nella nostra Repubblica Veneta, pienamente indipendente e sovrana.
Ci piace anche ricordare allora le conclusioni a cui pervenne Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus Annus «La Chiesa rispetta la legittima autonomia dell’ordine democratico e non ha titolo per esprimere preferenze per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale. Il contributo, che essa offre a tale ordine, è proprio quella visione della dignità della persona, la quale si manifesta in tutta la sua pienezza nel mistero del Verbo incarnato» e chiederci allora se laddove viene con tutta evidenza calpestata la dignità umana non vi sia e non vi debba trovare spazio la legittima ricerca delle comunità e dei Popoli per una nuova forma che permetta di liberarsi dalla volontà di dominio basata sulla violenza come quella ampiamente dimostrata dallo stato italiano, in primis proprio nei confronti del Papato verso cui non ha esitato a muover guerra, relegando anche Sua Santità in ambiti estremamente più costretti.
Crediamo pertanto che proprio le parole di Papa Francesco stesse, alla luce del concetto, della forma e della durata stessa della violenza che lo stato italiano ha perpetrato nei confronti dei veneti determinino con grande evidenza il diritto alla piena indipendenza della Repubblica Veneta, che d’altro canto sta provvedendo da sé a renderla effettiva.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.