Quotidiano |
Università: il numero chiuso non viola i diritti dei cittadini
Mercoledi 3 Aprile 2013 alle 11:45 | 0 commenti
La corte di Strasburgo ha respinto l'istanza di un gruppo di otto studenti italiani che si erano battuti contro gli sbarramenti nell'accesso ad alcune facoltà universitarie italiane. Protesta il Codacons.
Il numero chiuso nell'accesso all'università non viola il diritto allo studio. Lo ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti umani nella sentenza emessa nei confronti dell'Italia.
I giudici per la prima volta si sono trovati a dover stabilire se il numero chiuso, stabilito in Italia per alcune facoltà (il 54%), sia compatibile con il rispetto al diritto allo studio sancito dalla convenzione europea dei diritti umani. La Corte ha sancito che la soluzione trovata dal legislatore italiano per regolare l'accesso all'università è ragionevole. Per di più i giudici hanno rilevato che tale soluzione non eccede l'ampio margine di discrezione che gli Stati hanno in questo ambito.
A presentare il ricorso a Strasburgo erano stati 8 cittadini italiani: una di loro aveva fallito per ben 3 volte l'esame per accedere alla facoltà di medicina di Palermo. Altri 6 ricorrenti non avevano superato quello per entrare ad odontoiatria nonostante vantassero un'esperienza professionale acquisita come tecnici odontoiatrici o igienisti. L'ottavo ricorrente invece pur avendo passato l'esame è stato escluso dalla facoltà di odontoiatria dopo 8 anni che non dava esami.
Piccata, in un comunicato ufficiale, la reazione del Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori): «La Corte di Strasburgo ha preso, per una volta, una cantonata: il fatto che secondo i giudici il numero chiuso non sia incompatibile con quanto sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani, non significa che i test d'ingresso rispettino la normativa italiana, a cominciare dalla Costituzione». Inoltre, secondo l'associazione dei consumatori, «ad essere violato non è solo il diritto allo studio sancito dall'art. 3, 33 e 34 della Costituzione, ma anche il libero accesso alle professioni. Insomma questa sentenza, per quanto sia un'occasione perduta, lascia impregiudicate tutte le possibili azioni legali italiane». «Per questo il Codacons, che ha già provveduto a diffidare il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca chiedendo l'eliminazione dei test di ammissione e che, in attesa delle sentenza della Corte Costituzionale, ha già pronta una mega class action per risarcire gli studenti esclusi dalle facoltà , invita il Governo a seguire le indicazioni dell'Antitrust».
Commenti
Ancora nessun commento.
Aggiungi commento
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.