Quotidiano | Categorie: Mostre

Uncommon Place, la mostra sarà ospite a Palazzo da Schio

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 14 Aprile 2016 alle 16:43 | 0 commenti

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Comune di Schio
In un contesto inedito, ricco di storia e di suggestioni, il Palazzo da Schio diventa la venue di una mostra di analisi che nasce dall’interazione dall’ideatrice del progetto Manon Comerio e la curatrice-teorica Camilla Boemio. La mostra vuole indagare il paesaggio naturale e quello urbano in un'altra dimensione, che è quella dell'immaginario in uno stato di accelerazione estetica. Un immaginario che davanti allo spettacolo naturale cerca non un altro da sé, né la conferma delle proprie certezze, ma evidenzia i modi per integrare più visioni. Viviamo nell’epoca del tempo senza tempo nel quale l'immagini si sovrappongono raccontandoci di paesaggi scomposti dai quali fuoriescono storie parallele, elementi vernacolari e rimandi di costruzioni estetiche geo -temporali.

L’endiadi di essere e tempo a cui Martin Heidegger aveva consacrato il suo capolavoro del ’27 sembra oggi riconfigurarsi nell’inquietante forma di un perenne essere senza tempo. Figlio legittimo dell’accelerazione della storia inaugurata dalla Rivoluzione industriale e da quella francese, il fenomeno della fretta fu promosso, sul piano teorico, dalla passione illuministica per il futuro come luogo di realizzazione di progetti di emancipazione e di perfezionamento. La nostra epoca postmoderna, che pure ha smesso di credere nell’avvenire, non ha per questo cessato di affrettarsi, dando vita a una versione del tutto autoreferenziale della fretta: una versione nichilistica, perché svuotata dai progetti di emancipazione universale e dalle promesse di colonizzazione del futuro. Il processo di trascendimento del presente viene in parte assolto nella mostra con la narrazione di lavori poliedrici composti da scenari diversi: dalla serie Broken Line e Ilulissat di Olaf Otto Becker, a Regine Petersen con Find a Fallen Star, a Luca Campigotto con una selezione di paesaggi estrapolati dalle sue note serie, la San Pietroburgo di Davide Bramante, all’inedito lavoro per l’Italia dello Spagnolo Alvaro Sanchez Montanes,ad una serie di opere iconiche dell’artista Andrea Galvani, fino a Hiroyuki Masuyama con un allestimento site-specific e alla Tedesca Juliane Eirich con una selezione delle serie Korea Diary e Itoshima.


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