Quotidiano | Categorie: Ambiente, Cultura

Una storia per sensibilizzare i cittadini e la Regione Veneto dopo il recente disastro ambientale dovuto al maltempo. Loria Orsato scrive a Luca Zaia

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 30 Dicembre 2018 alle 14:18 | 0 commenti

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Una storia dedicata alla Regione Veneto per sensibilizzare cittadini ed enti pubblici sul tema dell'ambiente. Si tratta di una lettera-racconto che ha inviato la recoarese Loria Orsato al governatore Luca Zaia sul disastro ambientale che il Veneto ha subito a causa del maltempo lo scorso novembre. In particolare, Loria si riferisce ai tre milioni di alberi caduti durante l'alluvione. La seguente storia, che ci è stata da lei inviata, è stata inoltre pubblicata sul sito della Casa Editrice Pagine di Roma.

E' questo il testo del racconto:

"Gli Alberi a Nord Est di Loria Orsato.

- Vestiti di nuovo! - disse l'Albero mentre muoveva i primi passi verso il cambio di stagione.
- Cosa aspetti? L'autunno è già alle porte. Guardati, sei. Non perché sei vivo. Anche se lontano o vicino sei, in ogni istante. Tu sei. Sei molto più di come appari! - proferì con la sua voce soave.
L'Albero cercava in quel mondo folle qualcosa di vero a cui aggrapparsi ed intrecciare i suoi rami.
La vita appariva, spesso, un susseguirsi di giorni quasi uguali che potevano anche non significare molto. O a volte niente. Poi arrivavano i momenti, piccoli e brevi, che davano significato e sapore a tutto, spargendo granelli di sale nella vita di ciascuno. Uno di questi era lo sbocciare delle piccole gemme che rinascevano vestendo gli alberi a nuovo. Ma per alcuni non sarebbe più arrivato.

Il bosco scricchiolava di solito a quell'ora di notte riempiendosi di rumori di legno e di sbadigli, ma quella notte si zittì di colpo al passaggio dell'aria, troppo forte.
L'Albero si era addormentato e dormì un sonno profondo fino al suono del vento che indicava l'arrivo della catastrofe. Poco dopo si svegliò di colpo senza capire nulla. Attese quell'attimo che sembrò l'eternità. Fece un lungo respiro e trattenne il fiato con tutta la sua forza per sentire meglio. Folate di vento si contorcevano; un frastuono di tronchi che cadevano uno sull'altro come birilli pesanti, riecheggiava nella valle. Una baraonda spaventosa... Un tempo impazzito...
D'un tratto il silenzio, immobile. Il cuore batteva forte, ma trovò la forza di aprire gli occhi per guardare bene tra il buio della notte. Poi di colpo li spalancò: uno sterminio di Abeti, strappati alla terra, che vedevano all'improvviso solo il suolo nudo; una moria di Fratelli che non si elevavano più con le braccia verso il cielo. Il bosco, quel suo bosco così come lo conosceva, non esisteva più. Non era più quello di prima. Uno scenario mostruoso aveva preso il sopravvento. Il vento che sbatteva ancora i tronchi, aveva le sembianze di un mostro gigante con le zampe sollevate verso le cose e con gli occhi infuocati. L'albero non poté più dormire. Nelle sue vene scorreva ora l'angoscia e il terrore puro di un tempo mai visto. Un giorno, forse, sarebbe ritornato il bosco, ma non come lo padroneggiava lui. Un giorno sarebbero ritornati gli Abeti rasi al suolo, ma non gli stessi. Il verde avrebbe ripreso il suo potere eterico della vita.
Affrontare il cambiamento sarebbe stato faticoso, doloroso, decisivo. Avrebbe modificato tutta la sua esistenza nella sua totalità, sconvolgendola.
Il risultato di questa stranezza sarebbe stato un frutto nuovo, dato dell'innesto di piante giovani, nuove, diversificate e di pensieri innovatori all'interno di boschi antichi. L'intreccio con insoliti saperi e nuove specie avrebbe davvero cambiato i connotati del bosco. Un tempo, quel bosco era sinonimo di una moltitudine di abeti bianchi e rossi che stavano vicini e uniti, ma non sarebbe stato più così.
La vita avrebbe saputo vincere ancora una volta la morte della materia. Un giorno avrebbe ritrovato il sorriso, la felicità di ritrovarsi insieme agli altri Alberi nel silenzio del bosco, nella pace della propria terra. L'Albero si riaddormentò fra le lacrime. Il sonno non fu più profondo.
Un Abete poteva non essere nulla di più di un sottile foglio di carta con tante sfumature di bianco, o un semplice pezzo di legno sospeso nel nulla.
A volte l'Albero, dal punto in cui si trovava, riusciva a centrare il bersaglio: la vita sembrava scorrere agilmente così da percepire le impalpabili vibrazioni interiori che motivavano le necessità del sé. Altre volte, invece, si trovava lontano anni luce da questa comprensione. Non era in grado di cogliere i significati che andavano al di là del semplice dibattersi nella mediocrità o perfino nello squallore di una vita. La vita, allora, sembrava essere per alcuni Alberi qualcosa di insignificante ed inutile, se non addirittura doloroso o dannoso.
Ma nel bosco tutti gli Alberi erano vivi nella stessa misura. Regalavano distese infinite e paesaggi dove si poteva sperimentare il mondo immaginario che ogni essere vivente porta dentro di sé, dietro il foglio bianco che, piano piano, acquistava la propria consapevolezza. Quella consapevolezza sarebbe rimasta eterna, come la volontà anche per quegli Abeti che ormai erano sradicati, svaniti per spegnersi, lasciando solo il ricordo.
La luna di dicembre aveva per gli Alberi sempre un certo fascino. Era così piena, così tonda, così vicina. Pareva toccare con le sue mani luminose tutti i rami degli Alberi rimasti in piedi.
I cuori degli Alberi erano così colmi della sua luce che erano tutti semplicemente raggianti di gioia. Era la luna più bella dell'anno, la luna dell'inverno. Il silenzio era la sua magia, quel silenzio felice che si rifletteva sulla prima neve, arrivata dopo tanti anni in anticipo. 
Gli Alberi erano consapevoli di questa magia. L'attendevano con trepidazione prima di chiudere gli occhi. Nel bosco tutto sarebbe cambiato, tutto si sarebbe rigenerato. Era il momento perfetto per chiedere di saper riconoscere il cambiamento per poterlo costruire, per essere parte attiva di quel miracolo chiamato Vita. Erano tutti entusiasti di poter arrivare al sé con il cuore vivo pieno di incondizionata gratitudine che faceva percepire a tutti gli Alberi l'importanza dei ventuno grammi della propria essenza, quella parte che sarebbe sopravvissuta sempre tantissimi inverni per, poi un giorno, ritornare di nuovo... Di nuovo a vedere e a gioire di tutto. Erano pronti tutti per mettersi di nuovo in fila e ritornare per una nuova luna.
L'Albero abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Si addormentò con la luce tra le fronde. Li avrebbe riaperti con l'arrivo della primavera, quando gli uomini avrebbero messo a dimora tutte le nuove piantine che avrebbero dato vita ad un bosco nuovo. Il sonno non fu più profondo, ma dentro di sé si era accesa la speranza, insieme ai suoi Fratelli sopravvissuti.
La vita nel bosco era reale, non era una fiaba. Un raggio arcobaleno attraversò di corsa il bosco lasciando in sospeso i colori. Era il segnale dell'Universo: tutto avrebbe ripreso vita. Sarebbe passato molto tempo, mentre l'Albero osò aprire per un solo attimo un occhio. Poi lentamente, schiuse anche l'altro. Contemplò le stelle così luminose nel cielo immensamente blu e, tra l'aria rarefatta con tutta la sua voce, gridò ai Fratelli - Il bosco si vestirà di nuovo..." 

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