Opinioni | Quotidiano | Categorie: Scuola e formazione, Fatti, disabilità

Una scuola scalognata. Quella di Monteviale, finita in prima pagina del GdV

Di Giovanni Bertacche Giovedi 22 Dicembre 2016 alle 20:22 | 0 commenti

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Una scuola scalognata. Quella di Monteviale. La mia nonna ai suoi tempi avrebbe sollecitato senza indugio il prete perché scacciasse secondo rito il maleficio, versando acqua santa a secchiate. Già nel luglio scorso si doveva intervenire per allontanare la jella che aveva colpito la scuola. All'indomani dell'insediamento della nuova amministrazione comunale si era scoperto che un operaio comunale utilizzava un'auletta come magazzino di film pedopornografici e un altro, suo collega, sempre nella stessa scuola si era attrezzato un comodo appartamentino. Situazioni, si venne a sapere dopo, che duravano da tempo senza che nessuno, proprio nessuno?, se ne fosse mai accorto. Il commento allora dei buontemponi fu che, a parte il laboratorio (diciamo così) di film porno, i due dipendenti pubblici erano talmente attaccati al lavoro e al Comune da volerci vivere non solo di giorno, per ovvi motivi, ma anche di notte.

Senonchè la jettatura non allontanata come avrebbe suggerito mia nonna, eccola rispuntare mettendo ancora una volta in subbuglio una scuola tanto sfigata. La notizia, apparsa in prima pagina del quotidiano locale, ha fatto il giro del mondo. Questa volta il putiferio l'avrebbe provocato un'insegnante, che non certo intenzionalmente, ha sollevato a dir poco imbarazzo sia nei responsabili della scuole che nelle famiglie.

Galeotto un cartellone realizzato dagli alunni ed esposto nell'atrio della scuola sul quale vengono disegnati dei bambini in difficoltà e la scritta "i dislessici sono diversi ma bisogna volergli bene". Non basta: nello stesso disegno un palloncino agitato da un altro bambino reca la scritta "anche se sei diverso sei uguale a noi". Apriti cielo. Cos'è questa discriminazione nei confronti dei bambini colpiti da difficoltà di apprendimento? Aggravante: la inopportuna pubblicità del tabellone, esposto alla vista di tutti i ragazzi della scuola nonché dei frequentatori, compresi i genitori dei bambini sfortunati.

Ma la cosa curiosa è che non sono questi ultimi a lamentarsi con i dirigenti scolastici come potrebbe intendersi. No, il caso è montato da qualcuno, per ragioni non confessabili; si sussurra per invidia tra scuole mentre la sensibilità sarebbe uno squallido pretesto.

La maledizione che incombe sulla scuola! E la rimozione d'autorità del cartello: peso el tacon del sbrego. Cosa ne pensano adesso gli alunni di quella scuola? Che se le ingenue espressioni, per nulla politically correct del diversamente uguali, avessero superato le intenzioni, esse andavano interpretate per "compagni in difficoltà vi siamo vicini". Così ci sembra che gli scolari abbiano inteso le istruzioni dettate dalla loro maestra, la quale ponendo con intelligente sensibilità il problema della convivenza nella stessa scuola di chi soffre, ha chiesto ai suoi alunni un saggio della loro comprensione. Che c'è da rimproverare all'insegnante? L'insegnamento e la formazione sono liberi come dispone la Costituzione. Non è dunque il cartello a imbarazzare la scuola ma la sua brutale rimozione; mentre la sua presenza era un'occasione per una riflessione, il suo distacco, un gesto autoritario per nulla educativo.

Anche per questo la scuola ha bisogno di un esorcismo, per scacciare il maleficio che da qualche tempo la pervade.

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