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Una comunità virtuale contro la crisi

Di Martina Lucchin Domenica 12 Maggio 2013 alle 00:27 | 0 commenti

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Nella primavera del 2012 il Nordest viene colpito da una serie di suicidi. L'11 giugno, quindi, la Regione e l'Ulss 4 Alto Vicentino danno vita al progetto "inOltre: la salute degli imprenditori", un numero verde a cui le persone in difficoltà possono rivolgersi e dove trovano il sostegno e le indicazioni di una equipe di psicologi, coordinata dalla psicoterapeuta Emilia Laugelli (nella foto Emilia Laugelli col prof. Gianpiero Turchi e col capo di gabinetto della provincia Dino Secco).

E' lei che il 12 luglio ha presentato l'iniziativa a palazzo Nievo col prof. Gianpiero Turchi, referente scientifico del progetto oltre che docente alla facoltà di Psicologia dell'Università di Padova, e col capo di gabinetto della provincia Dino Secco. Ad oggi le chiamate arrivate da tutta la regione sono circa 600, riferisce la dottoressa, mentre sono una sessantina quelle provenienti dalla provincia di Vicenza. La crisi economica e la mancanza di lavoro sono i temi più ricorrenti. Chi alza però la cornetta per chiedere aiuto non sono solo gli imprenditori. «Riceviamo chiamate con qualsiasi tipo di richiesta - dice Emilia Laugelli - e il nostro servizio è innovativo perché grazie ad una  task force di persone  che opera a Santorso indichiamo praticamente come risolvere i problemi. Siamo operatori di comunità in tutti i sensi». Al di là delle "situazioni drammatiche" che il team di psicologi si è trovati ad affrontare, molte persone  quindi si rivolgono a questo servizio per trovare quel sostegno che non riescono a reperire nella comunità dove vivono. Ciò che la crisi economica sta rendendo sempre più evidente  è che una società poco coesa e indebolita nelle sue strutture mette le singole persone in una condizione di solitudine e smarrimento. La mancanza di legami comunitari e familiari spinge a chiedere aiuto ad una comunità virtuale come quella dello sportello "inOLtre". La stessa dottoressa, infatti, sostiene che per risolvere questa situazione sia necessario «rendere più visibili i sostegni che sono messi a disposizione dai comuni e che magari le persone non sanno che esistono. È importante diffondere il messaggio che non si deve avere paura di chiedere aiuto e che la comunità lavora insieme per andare tutti verso lo stesso obiettivo. Serve poi una politica che rassicuri, che porti risorse nel territorio e che dia fiducia alle persone. Tornare a fare comunità è la cosa più importante». In tutto ciò anche la stampa ha un suo ruolo. «Il messaggio puro va veicolato nella forma giusta», afferma Laugelli che ricorda, ad esempio, come dei due suicidi avvenuti a Schio nel mese di marzo, solo uno poteva essere ricondotto alla crisi dell'azienda dell'imprenditore. La stampa, invece, non ha sottolineato abbastanza la differenza tra i due casi. Inoltre la maggiore copertura mediatica data ai suicidi, contribuisce da un lato ad una sovrastima e dall'altro ad una semplificazione della tendenza in atto. Per non parlare poi del rischio dell'«effetto Werther», ovvero dell'identificazione e successiva emulazione dell'atto del suicidio, che dovrebbe portare i canali di comunicazione ad una ancora maggiore responsabilizzazione.


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