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Un sistema malato quello giudiziario, ma Vicenza sta meglio: lo dice Il Sole 24 Ore

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 20 Agosto 2014 alle 14:20 | 0 commenti

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E' una ricerca articolata e, ovviamente, ben documentata quella che Il Sole 24 Ore ha pubblicato lunedì 19 agosto sulla "giustizia" e che riproduciamo qui per intero. Se è evidente a livello nazionale "l'urgenza di una cura efficace" (il sottotitolo di prima pagina) per Vicenza i dati sono confortanti, secondo la visuale presa a riferimento dal prestigioso quotidiano economico finanziario confindustriale, smentendo in parte quanto finora detto e letto, anche se il discorso si farebbe più complesso incrociando le cifre con le risorse professionali esistenti.

O, almeno, tra i migliori d'Italia "sic stanti bus rebus", per lo meno, ad esempio, per il totale delle nuove cause civili, penali e fiscali avviate in primo grado: con 47,6 cause ogni mille abitanti Vicenza è all'88° posto su 92 province per le quali esistono dati. In dettaglio e per tipologia per i nuovi processi civili avviati nel 2012 Vicenza è al 78° posto su 99 censiti con 32.9 cause ogni 1.000 abitanti, addirittura al 97° su 98 per i nuovi processi penali avviati nel 2012 con 12.9 "procedimenti" iniziati ogni 1.000 abitanti e al 64° posto su 103 commissioni tributarie provinciali istituite per le liti fiscali: sono 1.8, infatti, i nuovi ricorsi pervenuti ogni 1.000 abitanti.
Ma ecco di seguito gli articoli completi e le due pagine in cui ci sono, oltre a altri box interessanti, anche le tabelle con i dati riassuntivi suddetti: "procedimenti" totali e processi e liti in dettaglio

Il direttore

 

Giustizia, ecco dove si litiga di più, , da Il Sole 24 Ore del 18 agosto 2014
A Reggio Calabria 101 cause su mille abitanti - Roma al top nel civile, Imperia nel penale
È Reggio Calabria la provincia più litigiosa d'Italia, con 101 nuove cause ogni mille abitanti in un anno. Roma, invece, guida la classifica delle liti civili, Imperia conta il maggior numero di processi penali e Lecce è al top per il contenzioso fiscale.
In generale, l'area dove la propensione a "fare causa" è più elevata è il Mezzogiorno. Ma la domanda di giustizia media è alta, con 71 nuovi processi ogni mille abitanti.
Sono questi i risultati dell'inchiesta condotta dal Sole 24 Ore del lunedì, che misura la pressione sulle aule giudiziarie alla vigilia della riforma della giustizia annunciata dal governo Renzi per fine mese.
Dell'Oste, Maglione e Mazzei

 

L'urgenza di una cura efficace
Di Giovanni Negri, da Il Sole 24 Ore del 18 agosto 2014

Alla vigilia della presentazione al Consiglio dei ministri, annunciata per il 29 agosto, della riforma della giustizia, la fotografia scattata dal Sole 24 Ore certifica la patologia ormai strutturale dell'intero sistema. E dunque ancora più difficile è individuare una cura efficace. Soprattutto perché i malati sono troppi e il medico è stato troppe volte incerto sui farmaci da somministrare. Malata è certo l'amministrazione della giustizia, dove i magistrati sono, anch'essi in maniera strutturale, sotto organico in molti uffici giudiziari, chiamati a fare i conti con budget sempre più limitati e con una preparazione che testimonia punte di eccellenza conviventi con trascuratezze e negligenze. Malato è il personale amministrativo chiamato a confrontarsi con test sempre più impegnativi, vedi il processo telematico, in assenza di progetti organici di riqualificazione. E malata è anche l'altra grande protagonista del processo, l'avvocatura, stretta tra l'ambizione di essere protagonista delle riforme e una realtà che, sulla scia di numeri imponenti di iscritti all'Albo, troppo spesso la porta a inseguire effimere bandiere corporative.
Ma l'inchiesta del Sole 24 Ore mette in evidenza come la malattia, almeno nel civile, sia più ampia e profonda di quella che affligge i soliti noti (magistrati, avvocati, cancellieri). Una propensione al contenzioso così diffusa su tutto il territorio, con punte particolari certo, chiama in causa un nodo culturale che non è più possibile eludere con leggerezza. Dalla piccola lite in qualche modo seriale al grande contenzioso societario la via del tribunale è considerata ormai la sola percorribile. Magari per opposti obiettivi: così dal giudice si va per ottenere giustizia oppure si resiste a oltranza sperando nel fattore tempo.
Per alleggerire i carichi di lavoro e arginare il flusso del contenzioso, negli ultimi anni i governi succedutisi, indipendentemente dal loro segno politico, le hanno provate, se non tutte, almeno molte. Dalla conciliazione obbligatoria ai filtri processuali fino alla leva economica, agendo su contributo unificato e spese di giudizio. Tutti elementi che non si sono però rivelati determinanti. Le cause sopravvenute sono in discesa sì, ma troppo lieve, e restano abbondantemente al di sopra dei 2 milioni e mezzo ogni anno. La capacità di smaltimento del sistema è - da ultimo - leggermente superiore, ma deve fare i conti con uno stock di arretrato troppo elevato per essere ragionevolmente ottimisti.
I 12 punti della riforma Orlando sono certo in parte necessari, qualcuno opportuno, altri più discutibili (vedi, per esempio, l'intenzione di intervenire ancora una volta sul processo civile, resuscitando formule come quella del rito societario, introdotte e poi abbandonate già pochi anni fa). Il timore, però, è che nessuno di questi sarà determinante nel segnare una vera inversione di rotta. Le promesse del dimezzamento dell'arretrato e della durata di un anno in primo grado sono assai impegnative e gli strumenti per portarle a un grado minimo di realtà devono ancora essere illustrati. La consultazione in corso, oltre che singolare nel metodo per la tecnicalità della materia, procede troppo a singhiozzo (mancano gli articolati di ogni singolo punto e per alcuni mancano anche solo indicazioni sommarie).
La prossima settimana il premier ha però promesso la presentazione dei testi in Consiglio dei ministri. Allora se ne valuteranno meglio i contenuti. Certo, però, che promuovere cambiamenti culturali per via normativa è assai difficile; più spesso avviene il contrario, con il diritto "costretto" a inseguire i fenomeni sociali per disciplinarli. Quando, forse, a dover cambiare dovrebbe anche essere la pratica ormai inarrestabile a legiferare su qualsiasi argomento e materia. Con la proliferazione della regolazione a qualsiasi livello si ottengono una vittima sicura, la certezza del diritto, e una conseguenza inevitabile, la moltiplicazione del contenzioso.

 

Da Imperia a Reggio Calabria non si ferma la corsa dei processi: Vicenza tra le situazioni migliori

Di Cristiano Dell'Oste e Valentina Maglione, da Il Sole 24 Ore del 18 agosto 2014

Nell'ultimo anno sono state avviate 71 nuove cause ogni mille abitanti
«Meglio un bel processo che un bel funerale», ripeteva Ugo Tognazzi in uno degli episodi del film «I mostri». Era il 1963. Ma lo stesso proverbio si adatta perfettamente alla realtà di oggi: nell'ultimo anno, in Italia sono stati avviati 71 processi ogni mille abitanti, contando le cause civili, penali e tributarie. Un tasso di litigiosità ancora altissimo, con il quale deve fare i conti anche la riforma della giustizia che il Governo ha annunciato di voler portare in Consiglio dei ministri venerdì 29 agosto.
Il Sud in testa
Dalle 101 cause ogni mille abitanti di Reggio Calabria alle 39 di Belluno la geografia del contenzioso vede molte province del Sud nelle prime posizioni. Basta uno sguardo alle classifiche per accorgersi che nel Mezzogiorno si litiga di più. Con il record delle materie fiscali, dove le prime dieci commissioni tributarie provinciali per ricorsi pervenuti si trovano tutte in Calabria, Sicilia, Campania e Puglia. Ma non mancano eccezioni pesanti. Nel civile - che da solo pesa per più di metà delle cause totali - Roma è al primo posto e Milano al terzo. Mentre nel penale in cima alla classifica c'è la provincia di Imperia, dove si intrecciano la vicinanza del confine e la criminalità organizzata.
Le classifiche sono state elaborate dal Sole 24 Ore del lunedì partendo dalle statistiche sui tribunali del ministero della Giustizia (riferite al 2012) e da quelle delle Finanze sulle commissioni tributarie (aggiornate al 2013). I dati sono poi stati ricondotti al livello provinciale, "sommando" i tribunali che si trovano nella stessa provincia (per esempio, Tivoli è stato conteggiato con Roma) e "scorporando" quelli che sono stati chiusi e aggregati a uffici di altre province (per esempio, Alba è stata conteggiata con Cuneo, e non con Asti).
Il risultato è una fotografia della "domanda di giustizia" che arriva dal territorio, con l'avvertenza che tra i procedimenti penali sono comprese anche le inchieste avviate dai pubblici ministeri, e non solo le denunce e le querele di parte.
Gli interventi
Negli ultimi anni si è cercato di ridurre questa abnorme domanda di giustizia, scoraggiando le liti inutili o evitabili. Soprattutto perché molte tra le questioni che alimentano il contenzioso sono di basso valore. Basta pensare che - oltre a quelle avviate nei tribunali - nel 2012 sono state iniziate quasi 1,4 milioni di controversie avanti al giudice di pace, che è competente tra l'altro per le cause fino a 5mila euro (20mila per le liti da incidenti stradali).
Ridurre le cause è però un'operazione complessa, perché non sempre è facile distinguere la domanda "patologica" e interventi troppo decisi rischiano di comprimere il diritto a far valere in giudizio le proprie ragioni.
I Governi hanno utilizzato a più riprese la leva finanziaria per disincentivare le cause temerarie. In primo luogo si è agito sul contributo unificato, cioè la "tassa" che occorre pagare per iniziare un processo. Introdotto nel 2002, il contributo è stato ritoccato più volte a partire dal 2005 e da ultimo con il decreto legge 90/2014 sulla Pa, approvato definitivamente a inizio agosto dal Parlamento.
Nella direzione di decongestionare le aule di giustizia va anche l'obbligo di tentare la mediazione in una serie di cause civili e commerciali prima di rivolgersi al giudice. Il vincolo, già previsto dal 2011 ma poi bocciato dalla Corte costituzionale, è stato reintrodotto a settembre 2013.
Oltre ad agire sulla domanda, negli anni si è tentato di rendere più efficiente la giustizia, soprattutto quella civile, per scoraggiare le liti pretestuose (e non danneggiare chi ne è vittima). È stata perciò rivista la geografia giudiziaria, con l'accorpamento dei tribunali minori e delle sezioni distaccate agli uffici più grandi. E l'informatizzazione del processo ha tagliato un primo traguardo, con l'obbligo, dallo scorso 30 giugno, di depositare solo in via telematica gli atti dei processi civili, tranne quelli introduttivi della lite, e del procedimento per decreto ingiuntivo.
Verso la riforma
Dal 2008 al 2013 il numero delle liti civili avviate in tribunale è diminuito del 6 per cento. Un risultato non eclatante, vista la mole del contenzioso e dell'arretrato, anche se gli effetti delle ultime misure si vedranno solo a partire dai dati di quest'anno.
Ora interverrà la prossima riforma della giustizia, in questi giorni aperta alla consultazione pubblica. Tra le misure annunciate c'è un ampio ricorso alla soluzione stragiudiziale delle controversie, con la possibilità per le parti di chiedere di spostare la lite già iniziata di fronte a un collegio di arbitri, composto da avvocati del circondario, o, prima di rivolgersi al giudice, di tentare di trovare un accordo conciliativo con l'assistenza dei legali. Tra l'altro, dovrebbero chiudersi fuori dal tribunale le separazioni e i divorzi consensuali, quando non ci sono figli minori o portatori di handicap.
La riforma dovrebbe insistere a giocare anche la carta economica con l'introduzione del principio "chi perde paga" e l'aumento degli interessi legali per i debitori morosi. Non solo: in cantiere c'è anche una revisione generale del rito, con l'ambizioso obiettivo di concludere entro un anno i giudizi civili di primo grado.


Sul territorio. Le voci degli addetti ai lavori
Più pignoramenti a Roma per effetto della crisi
Di Bianca Lucia Mazzei
A Roma, complice la crisi, sono in aumento le esecuzioni mobiliari. A Imperia pesa la criminalità organizzata, ma sono numerosi anche i processi che coinvolgono gli immigrati clandestini, tanti per via della frontiera con la Francia, e il giro di denaro che ruota intorno al casinò di Sanremo. A Lecce è stata la revisione delle microzone catastali a far volare i ricorsi tributari nel 2013. Ma la provincia più litigiosa d'Italia è quella di Reggio Calabria, quasi sempre ai primi posti nelle classifiche parziali.
Reggio Calabria
Sono soprattutto le liti civili a spingere Reggio Calabria in vetta alla classifica sul contenzioso, con 101 cause ogni mille abitanti. Nel ranking delle liti civili, infatti, la provincia è quarta, con 60 cause per mille abitanti. Ma l'emergenza da affrontare è quella della criminalità organizzata. Il consiglio comunale di Reggio è stato sciolto per contiguità mafiosa il 10 ottobre 2012, a poco più di un anno dalle elezioni del maggio 2011. «Le iniziative del commissario - spiega Alberto Panuccio, presidente dell'Ordine degli avvocati di Reggio Calabria - su retribuzioni, consulenze, licenziamenti e società partecipate hanno dato origine a molti ricorsi». Qui la giustizia, come succede in molti uffici, fa i conti con la carenza di magistrati. «Accade - continua Panuccio - che i giudici vengano spostati dal civile al penale per far fronte al carico crescente dovuto all'incremento delle indagini antimafia della Procura».
Lecce
È stata la revisione delle microzone catastali ad aumentare la mole di ricorsi che, nel 2013, si è riversata sulla commissione tributaria provinciale di Lecce. L'anno scorso i procedimenti iscritti sono stati ben 8.406 (di cui 6.435 relativi al nuovo classamento) contro i 1.977 del 2012 e i 1.332 presentati fino al 31 luglio 2014.
Tutto è cominciato nel 2010, quando il Comune diede mandato all'agenzia del Territorio di rivedere le rendite in due microzone catastali che, di fatto, coprivano il 90% della città: un mandato che portò al varo di quasi 60mila avvisi di aggiornamento delle rendite. Con l'introduzione dell'Imu, però, lo stesso Comune cambiò idea e fece ricorso contro tutta l'operazione. Ricorso al quale sono poi seguiti quelli dei cittadini. Le prime sentenze di primo grado sono arrivate nell'autunno del 2013, e in diversi casi - spiega la direzione amministrativa - i ricorsi sono stati accolti sia nel merito che in termini di sospensione degli avvisi. Il contenzioso, però, sta proseguendo in appello.
Roma
Con circa 4 milioni di abitanti e più di 253mila procedimenti, è la provincia di Roma a guidare la classifica della litigiosità civile. Qui nel 2012 sono state avviate 63 cause ogni mille abitanti. La parte del leone la fa la Capitale, con 201.638 procedimenti, mentre i restanti 52mila derivano dai tre tribunali di Civitavecchia, Tivoli e Velletri.
Una fetta importante (e in crescita) del contenziso riguarda le esecuzioni mobiliari. «Sono aumentati i debitori insolventi - spiegano dagli uffici di supporto al tribunale - e quindi crescono i ricorsi e i pignoramenti. È una tendenza che riflette l'attuale situazione economica». Molte cause riguardano anche il recupero dei crediti da lavoro, ossia stipendi e contributi non versati ai dipendenti.
Imperia
Confine con la Francia, casinò di Sanremo e infiltrazioni mafiose. Ruotano intorno a questi tre elementi le ragioni che rendono la provincia di Imperia quella con il maggior numero di procedimenti penali in rapporto agli abitanti. Qui, tra l'altro, è stato appena accorpato al tribunale del capoluogo quello di Sanremo, con la contestuale soppresione della sezione distaccata di Ventimiglia.
Frontiera vuol dire presenza di immigrati clandestini. «La maggior parte punta ad uscire dall'Italia ma viene bloccata dalla polizia francese: non manca comunque anche chi fa il percorso inverso, dalla Francia all'Italia», commenta Marco Mangia, avvocato del consiglio dell'Ordine di Imperia. Fra l'altro, sono moltissimi i procedimenti in contumacia in cui risulta irreperibile l'immigrato che non ha ottemperato all'ordine di espulsione.
C'è poi il problema delle infiltrazioni mafiose. «È una terra di confine - dice Giuseppe Fossati, avvocato del consiglio dell'Ordine di Imperia - che è stata utilizzata come terra di "confino" per mafiosi e affiliati alla 'ndrangheta. E questo ha favorito le infiltrazioni». Una penetrazione soprattutto economica che ha raggiunto livelli molto profondi. Il Comune di Ventimiglia è stato commissariato per più di due anni (da febbraio 2012): le elezioni si sono tenute a maggio scorso. E stessa sorte era toccata a Bordighera nel 2011. A Sanremo, invece, è il giro di denaro che ruota intorno al casinò a costituire l'oggetto di diverse indagini relative a reati come usura, estorsione, riciclaggio e ricettazione.


L'altro fronte. La giustizia amministrativa
Torna a crescere il contenzioso davanti ai Tar
Di Antonello Cherchi
I ricorsi davanti ai Tar nel 2013 sono cresciuti di quasi il 7%, ma se si considerano i dati degli ultimi anni non si può parlare di vero e proprio incremento. Il balzo dell'anno scorso, infatti, arriva dopo un calo registrato nel 2011 e soprattutto nel 2012, quando le cause davanti ai giudici amministrativi di primo grado erano scese, rispettivamente, del 2 e del 7 per cento. Conseguenza di vari effetti, tra cui l'impatto della prim'ora dell'aumento del contributo unificato (l'importo che le parti devono pagare ogni volta che si presenta un ricorso). Ma nel 2013 i litigi presso i Tar hanno ripreso a crescere, tornando poco al di sotto dei livelli di qualche anno fa, quando oscillavano fra 55mila e 56mila cause.
Insomma, davanti ai tribunali amministrativi regionali i diverbi non accennano a diminuire. La parte del leone la fanno i ricorsi in materia di edilizia e urbanistica, che nel 2013 hanno rappresentato quasi il 21% del totale, seguiti da quelli relativi ai temi dell'immigrazione (7,6%), del pubblico impiego (6,6%) e degli appalti (5,7%). Se si guarda ai tribunali, i numeri - che si limitano, giocoforza, a fotografare una situazione regionale, con tutt'al più un dettaglio relativo, laddove esistono, alle sezioni staccate - assegnano il primo posto al Tar Lazio, con 13mila cause incamerate nel 2013 contro le 6mila del tribunale della Campania, il secondo in classifica. C'è, però, da dire che al Tar della Capitale affluiscono pure cause dalle altri parti d'Italia, perché alcune materie sono di sua esclusiva competenza. Nelle due regioni ci sono, però, anche altrettante sezioni staccate, ma mentre quella di Latina ha ricevuto 837 cause, al Tar Salerno l'anno scorso sono stati aperti quasi 2.500 fascicoli.
Quest'ultima sede continuerà a lavorare pure in futuro, mentre la sezione di Latina sarà, insieme a quelle di Pescara e Parma, soppressa a partire dal 1° luglio 2015: cosi vuole il decreto legge 90 sulla pubblica amministrazione, convertito di recente (la versione originaria della norma cancellava tutte le sezioni staccate, ma il Parlamento ha deciso diversamente).
Non è l'unica novità sulla giustizia amministrativa introdotta dal decreto. In particolare, oltre a disposizioni che intendono velocizzare il contenzioso nelle gare pubbliche, una norma ha l'obiettivo di far diminuire i litigi amministrativi, scoraggiando le cause temerarie. Disincentivi che già erano presenti nel Codice del processo amministrativo - il Dlgs 104 del 2010 - e che sono stati rafforzati. Il legislatore ha specificato che in caso di sentenze fondate su ragioni manifeste, il giudice può, anche d'ufficio, condannare la parte soccombente al pagamento in favore della controparte di una somma ulteriore, che non deve comunque essere superiore al doppio delle spese liquidate.
Un altro giro di vite ha riguardato il contenzioso sugli appalti. La regola generale già stabiliva che «quando la parte soccombente ha agito o resistito temerariamente in giudizio» il giudice la condanna al pagamento di una sanzione non inferiore al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per quel tipo di ricorso. Il decreto sulla Pa ha aggiunto che nelle cause sugli appalti la sanzione può essere aumentata fino all'1% del valore del contratto.
Se poi, a seguito dei nuovi vincoli, le cause diminuiranno, è tutto da verificare. Di certo dovrebbero essere più spedite, perché dal prossimo 1° gennaio anche il processo amministrativo diventerà telematico.


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