Un doppio progetto di Vincenzo Scamozzi a Schio? L'architetto Luigi De Munari riprende e corrobora un'attribuzione di Renato Cevese
Venerdi 9 Dicembre 2016 alle 17:45 | 0 commenti
Vincenzo Scamozzi, il grande architetto vicentino che portò a termine molte opere di Andrea Palladio, fissò le sue regole architettoniche ne La idea dell'architettura universale, edita a Venezia nel 1615, il cui frontespizio è ben riprodotto nella sovraccoperta del primo libro scritto da Luigi De Munari, intitolato Un progetto di Vincenzo Scamozzi a Giavenale di Schio e il caso dell'oratorio ora S. Giustina.
Il collegamento grafico sottintende un'attribuzione, che l'autore raccoglie da Renato Cevese, compianto storico dell'arte studioso delle ville venete, il quale aveva indicato proprio in Vincenzo Scamozzi il progettista della villa Dal Ferro, oggi Barettoni, che diverrebbe così l'unico esempio di architettura scamozziana nel territorio scledense. Un'attribuzione che l'autore, architetto da oltre quarant'anni, corrobora ed estende alla vicina chiesetta di S. Giustina, sito di antichissimo culto pagano, che conserva una lapide marmorea risalente al I secolo d. C. già inserita dal Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarum. Una chiesetta campestre, sorta sui resti di una tomba romana, trasformata, secondo l'autore, in oratorio qualche anno dopo la costruzione della vicina villa Dal Ferro, le cui analisi compositive, sciolte grazie ai disegni della facciata tracciati secondo la tecnica di Wittkower, dimostrano un'assonanza suggestiva con i canoni scamozziani di provenienza scientista. La narrazione conduce il lettore in un intenso viaggio a ritroso nel tempo, soffermandosi nel clima della Riforma, che a Vicenza ebbe numerosi seguagi, propugnatrice di una religiosità più essenziale e meno secolarizzata, anche dal punto di vista architettonico. Un libro affascinante, all'interno del quale ben si bilanciano le parti testuali digitali e quelle che riproducono la scrittura e i disegni a mano libera dell'autore. Un'opera composta con l'equilibrio e la leggerezza della migliore saggistica, senza il peso di note a piè di pagina ridondanti, che si fa leggere a livelli diversi senza alludere con saccenza a sottotesti dotti, ma lasciando al lettore, come davanti ad una costruzione composita, il divertimento d'individuarene gli elementi interpretativi che affiancano i dati documentati. Avvalendosi della relazione tecnica stesa in occasione dell'ultimo restauro, il libro presenta un tema aperto che si tinge di giallo: il ritrovamento, sotto il pavimento dell'aula, dello scheletro di un giovane, inumato senza alcun segno di riconoscimento. Una sepoltura che fa pensare ad un rapporto affettivo intenso in seno alla famiglia che ereditò la proprietà della chiesetta, a lungo indivisa a quella della vicina villa Dal Ferro. La tesi esposta, che indica in Vincenzo Scamozzi il progettista tanto della dimora privata quanto dell'oratorio, farà probabilmente discutere ancora a lungo, perchè l'iter per accettare un'attribuzione ha bisogno di tempo e di attente valutazioni, ma il valore della tesi è comprovato dal fatto che il libro è già acquistabile presso il bookshop del Palladio Museum, diretta emanazione del CISA, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, di cui il prof. Cevese fu il direttore.
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