Quotidiano | Categorie: Interviste, Sindacati

Tiziano Toniolo della Askoll chiusa a Castell'Alfero: anche Vicenza a rischio

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 2 Marzo 2014 alle 23:41 | 0 commenti

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Abbiamo parlato sabato con Tiziano Toniolo, segretario provinciale della Fim Cisl di Asti ( è lui che ci ha inviato la foto che mostra la copertina di VicenzaPiù n. 268 davanti al corteo a Dueville e Povolaro, ndr), dopo l'incontro pubblico di venerdì scorso a Castell'Alfero con il sindaco di Asti e con vari primi cittadini dei comuni vicini al centro astigiano, con amministratori regionali e col deputato Pd Massimo Florio dei sindacalisti e dei 220 lavoratori licenziati dello stabilimento locale della Askoll.

Dopo il loro corteo a Dueville e Povolaro, nel cuore del gruppo presieduto da Elio Marioni, e dopo le nostre cronache solitarie della vicenda anche a Vicenza i sindacalisti e i lavoratori, molti dei quali già alle prese con contratti di solidarietà, cominciano a temere per il futuro che Toniolo preannuncia come nero: «l'amministratore del nostro stabilimento ha detto che in tre anni anche le fabbriche di Vicenza saranno vuote ...».
Toniolo ci sono delle evoluzioni?
Ieri sera (venerdì 28 febbraio, ndr) abbiamo fatto questa riunione a cui hanno partecipato un po’ di personalità, c’era un deputato, due consiglieri regionali, il sindaco di Asti, l’assessore al lavoro di Asti e diversi sindaci, almeno 15/20, gran parte dei lavoratori. Eravamo sui 250 nonostante il tempaccio. C’è stata una buona affluenza considerato proprio anche il maltempo
Qualche contato con l’azienda c’è stato dopo il corteo oppure no?
No, no, ma ci sono stati solo dei contatti a livello operativo, noi stiamo avviando con l’azienda una cosa che in realtà abbiamo già imbastito l’estate scorsa, dei corsi di formazione per eventualmente ricollocare le 70 persone che sono in CIGS, quelle che erano già da tempo destinate ad uscire a giugno. C’è stato un incontro venerdì col dottor Bassini capo delle risorse umane ma appena andavamo sull’argomento principale c’erano subito attriti e quindi non abbiamo fatto altro
Quelli che rischiano a breve sono quei settanta o tutti?
Sono tutti, la differenza è che i 70 lo hanno saputo circa due anni e mezzo fa e quindi hanno avuto il tempo di metabolizzare, di guardarsi attorno mentre gli altri lo hanno saputo l’altro giorno
I 70 sono in casa integrazione, gli altri no. Perché non c’è disponibilità da parte dell’azienda a cercare di agevolare gli ammortizzatori sociali?
Dal punto di vista dell'azienda costa di più mantenere le persone a zero ore che non quelle  con contratto di solidarietà (attivata all'Askoll Tre che opera nello stesso settore della fabbrica astigiana e forse in discussione alla Askoll Due, ndr). Gli ammortizzatori sociali come la Cassa integrazione guadagni servono anche nel senso che oggi ti telefonano e domani vai a lavorare oppure stai a casa: questa grossa flessibilità è uguale per tutto lo stabilimento. Troviamo incomprensibile appunto l'atteggiamento di chiusura dell’azienda dopo che l'invece lungo preavviso dato quando i vertici della Askoll hanno chiuso la ex Plaset a Moncalieri. All’ex Plaset quando hanno aperto erano in 340 le persone occupate, poi quando hanno dato l’annuncio di chiusura erano solo poco più di duecento, ma comunque glielo hanno detto due anni e mezzo prima, poi hanno raggiunto anche un accordo sindacale sulla chiusura. Anche da noi a Castell'Alfero praticamente si è fatto un accordo sulla chiusura del rapporto di lavoro per 70 lavoratori due anni e mezzo fa, quindi stiamo parlando di giugno 2011, e adesso è davvero incomprensibile questo atteggiamento contro gli altri messi tutti alla porta senza preavviso. Sembrerebbe che lo si faccia per una sorta di ripicca oppure c’è qualcos’altro in ballo tipo la vendita per cui si devono liberare in fretta e furia ...
Generalmente c’è una transizione cassa integrazione normale, speciale, mobilità….
Senta, noi stiamo producendo un motore avanzato tecnologicamente e visti i volumi di produzione noi la crisi non la sentiamo perché stiamo crescendo di un 60% all’anno negli ultimi anni
Su quel tipo di motore?
Sì, noi facciamo solo quello. I volumi sono aumentati del 60% da un anno all’altro negli ultimi tre anni. Quel motore lì di sicuro non va a morire perché ci sono dei dati loro su questo tipo di motore: nel 2016 ne hanno, diciamo così, preventivati il doppio di quelli che stiamo producendo adesso
Quindi o vanno in Slovacchia o ci sono altri progetti ...
Oppure se c’è in ballo la vendita potrebbe essere che svuotano la Askoll Due o la Askoll Tre o che vendano la Askoll Tre e che la Askoll Due la trasferiscano in Cina oppure ...
La Askol Tre è quella che opera nello stesso settore vostro
Sì, lì potrebbero trasferire inizialmente le linee di Castell'Alfero, perché il problema di queste linee a trasferirle in Slovacchia è il tempo necessario a farlo e a tenderle attive. Lo si capisce con quanto avvenuto per le linee che hanno trasferito lì tra agosto e settembre per il vecchio motore. Quel motore lì lo stavano facendo in Slovacchia da almeno 10 anni, quindi a livello di motore la conoscenza ce l’avevano ma a livello di linee no perché loro erano abituati alle linee manuali. Avendo queste adesso che siamo a febbraio loro stanno producendo il 60% di quello che facevamo noi. Quindi dal punto di vista economico, contando che il trasferimento è costato all'azienda circa 700.000 euro solo di trasloco più il costo ben maggiore del fermo dei mesi di produzione, se portano le nostre linee moderne in Slovacchia il tempo di addestramento io valuto che sia almeno di un anno perché sono molto più complesse. E poi lo sono anche come concezione perché c’è praticamente una persona sola che magari fa andare avanti una linea automatica di 40 metri, non è così banale. Potrebbe essere, se vogliono essere subito produttivi,  che le trasferiscano ora a Dueville in Askoll Tre perché se vendono o delocalizzano Askoll Due poi si trovano con dei capannoni vuoti quindi ci potrebbe stare ...
Lei dice che in Askoll Tre a Dueville si concentrerebbe la produzione attuale di Castell'Alfero e che Askoll Due forse la cedono o la spostano in Cina
Potrebbe essere che in futuro della Askoll Tre cedano tutti i macchinari alla Midec, ai giapponesi della Midec, mentre che di Askoll Due trasferiscano la produzione in Cina. Comunque riguardo a questi scenari ieri sera (venerdì, ndr) il sindaco di Asti ha detto che ha telefonato l’altro giorno ad Alessandro Beaupain, quindi al nostro amministratore delegato, che gli ha detto che tra tre anni a Vicenza non ci sarà  più nulla, chiuderanno tutto e delocalizzano...

L'informazione è tutta da verificare e proveremo a farlo a Vicenza con azienda, in primis, e sindacati locali. Ma lasciamo che a chiudere la telefonata sia lei, Tiziano Toniolo 
Noi abbiamo dei ritorni dai lavoratori della Askoll Due che hanno scioperato, praticamente sono stati diciamo così redarguiti dall’azienda di essere degli ingrati. Ma quando ci hanno comprati come Ceset dalla americana Emerson, da cui l’Askoll ha acquistato anche la Plaset, l'azienda faceva, poi è qualche anno che non lo fa più, un giornale interno. Su quel giornale all'atto della nostra acquisizione loro scrivevano che avrebbero mantenuto gli stabilimenti in Italia perché erano italiani: a distanza di cinque anni ci troviamo già 340 persone uscite a Moncalieri, noi ci siamo già ridotti di 70 e adesso ci buttano fuori tutti, quindi 340 di là e 300 di qua... 


Attenti, quindi, a chi sarebbero gli ingrati suggerisce Tiziano Toniolo. Noi, da giornale locale affrontiamo le problematiche essenzialmente dal punto di vista del territorio, per cui, al di là della solidarietà per i lavoratori della vicentina Askoll ora senza lavoro a Moncalieri e a Castell'Alfero che ci fa urlare contro il silenzio mediatico locale, vogliamo e dobbiamo stimolare l’attenzione anche dei lavoratori e dei sindacati locali: fregarsene di fatto del problema piemontese oppure non dargli adeguato peso e fare le trattative fabbrica per fabbrica, pensando solo al proprio orticello, non è un bene perché, se c’è una politica di gruppo che sta cambiando, quello che é già successo a Moncalieri e che si ripete ora e in maniera più grave a Castell’Alfero può succedere domani, lo avrebbe detto Beaupain al sindaco di Asti, a Dueville. Il fatto di un’azienda che sta chiudendo fabbriche in Piemonte non é una notizia di per sé a Vicenza se non come componente negativa di una crisi nazionale di cui non si intravede ancora la fine, specialmente se la si continua ad affrontare con provvedimenti ed azioni troppo parcellizzate, in Italia come a Vicenza. Se invece l’azienda è vicentina e per giunta tra le più importanti questo non può non avere dei riflessi locali. A quello che è successo o sta succedendo nel Vicentino in Askoll come in Beltrame, in Marzotto come in Belfe&Belfe bisogna dare spazio in tutte le sedi opportune anche e soprattutto se altri giornali e altre organizzazioni locali hanno messo o subiscono l'ordine, anche sia pure subliminale, di mettere il silenziatore su cause ed effetti di queste decisioni aziendali. Prese solo ai piani alti della proprietà ms magari contrattabili ed evitabili, anche solo parzialmente, grazie a percorsi diversi ma concordati che mettano il lavoro al centro della ripresa economica. L'alternativa è l'azzeramento di Vicenza, delle varie Vicenza e, quindi, dell'Italia tutta.


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