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Tasi, Confcommercio Vicenza insorge: "un altro duro colpo all'economia"

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 24 Ottobre 2013 alle 18:45 | 0 commenti

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Confcommercio Vicenza - Sul suo nome si è ironizzato non poco, perché riporta alla mente il motto “paga e tasi”. Ma al momento di aprire il portafogli, per le imprese ci sarà, davvero, poco da ridere. La Tariffa sui Servizi Indivisibili (Tasi) introdotta nella Legge di Stabilità, se non verrà modificata durante l’iter parlamentare, si preannuncia come un ulteriore aggravio fiscale che andrà ad aggiungersi alle altre  tasse sugli immobili già di per sé molto pesanti, come l’Imu e per certi versi, anche la Tares cioè la tariffa rifiuti.

“Oramai stanno cercando di “cavare sangue dai muri”, ma così non fanno altro che aggiungere difficoltà ad una situazione già molto difficile per le imprese– afferma Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza -. Ogni giorno si  inventano un nuovo modo per drenare denari con i quali alimentare la voragine del debito pubblico. E’ incredibile come invece di applicare una vera spending review per frenare una spesa pubblica in caduta libera, abbiano deciso di dare un altro colpo all’economia prelevando ancora una volta risorse dalle tasche degli italiani. Siamo arrivati, davvero, all’autolesionismo, perché aumentare ancora la pressione fiscale significa chiaramente buttare a mare qualsiasi possibilità di ripresa”.

Pochi dati, elaborati dalla Confcommercio di Vicenza, fanno capire l’escalation che negli ultimi anni hanno subito le imposte sugli immobili che vanno a colpire tanti cittadini proprietari della loro casa, ma anche  tutte quelle imprese che con enormi sacrifici hanno investito ricavi e acceso mutui per acquistare i locali dove svolgere la propria attività.

Considerando l’applicazione della Tasi su quattro casi “tipo” reali di imprese del commercio, turismo e servizi della città di Vicenza - un negozio, un ristorante, un albergo e un ufficio strumentali - si scopre che l’incremento rispetto all’Imu pagata l’anno scorso va da un minimo del 7,76% (nel caso venga applicata l’aliquota minima della Tasi), ad un massimo del 47,23% se il Comune decidesse di applicare il massimo consentito dalla norma.

Se poi il confronto lo allarghiamo all’Ici pagata nel 2011 gli aumenti diventano ancora più pesanti: nel migliore dei casi, vale a dire con l’aliquota minima, gli incrementi vanno dal 40,39% all’89,26%. Nel peggiore, ovvero con l’applicazione del massimo consentito, gli incrementi oscillano dal 91,82% al 168,07%.

In soli tre anni, insomma, gli immobili strumentali sono stati tartassati all’inverosimile. "E’ davvero inaccettabile – è il commento del presidente Rebecca - che questa imposta gravi ulteriormente sugli immobili di proprietà utilizzati per svolgere l’attività d’impresa. Anzi, per queste situazioni si dovrebbe arrivare non solo all’esclusione della Tasi ma anche alla completa deducibilità dell’Imu. Le nostre imprese sono allo stremo perché questa pressione fiscale blocca qualsiasi prospettiva di crescita. E l’unica risposta che arriva dalla politica di fronte ad una situazione grave e sotto gli occhi di tutti è quello di aumentare le tasse: prima con l’Iva e ora con la Tasi. Fortunatamente c’è ancora tempo per apportare dei correttivi nell’iter parlamentare: speriamo si rendano conto che non è più possibile sopportare un’altra pesante stretta del fisco e si decidano finalmente ad invertire una rotta che rischia solo di portare ad un fatale avvitamento dell’economia”.


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