Tangentopoli veneta, Follesa attacca Zaia e dice grazie al nostro Marco Milioni
Giovedi 5 Giugno 2014 alle 14:27 | 0 commenti
Massimo Follesa, portavoce CoVePA - Mentre il caso Venezia deflagra in tutto il suo clamore, al di là della vicenda giudiziaria che va attentamente seguita, ci sono alcune cose che vanno dette. Anzitutto una condotta di questo genere da parte del gotha di FI mai sarebbe stata possibile se non ci fosse stato il silenzio colpevole dell'opposizione, specie del Pd. Non è un caso che cooprosse e alti papaveri dello stesso Pd siano finiti nell'inchiesta.
Allo stesso modo è rimarchevole il silenzio con cui la grande stampa, nazionale e regionale, per anni ha dato poco spazio a chi criticava un sistema che già da subito appariva marcio e criminogeno. Per anni chi denunciava quello che il buon senso faceva apparire come un mostro covato dalle chiocce della politica, della burocrazia e dell'imprenditoria made in Veneto, veniva tacciato a seconda dei casi di: ecologismo, massimalismo, catastrofismo, complottismo, giustizialismo. I piccoli comitati e i piccoli coordinamenti, come il nostro, per anni hanno dovuto vincere l'atteggiamento alle volte stizzito, alle volte nettamente ostile di chi sui media conta sul serio: siano editori, giornalisti, politici, imprenditori o opinionisti.
Per questo Zaia appare ridicolo nel togliere le deleghe al suo assessore arrestato: le tolga a se stesso se è capace. Per anni ha tollerato e condiviso le responsabilità politiche del sistema Galan-Chisso-Sartori. La sua è stata una convivenza negoziata: cosa pensava spingesse Galan verso le operazioni spregiudicate con i project financing? E cosa pensava facesse Chisso asserragliato nella torre di Veneto Strade con Vernizzi e Fasiol? Quest'ultimo è un altro arrestato “a disposizione di Baita e Minutillo al fine di accelerare l'iter procedimentale dei project financing presentati dal Gruppo Mantovaniâ€, tra cui va annoverato anche quello di SPV.
Nonostante tutto però vanno fatti alcuni distinguo. Basti pensare all'opera di denuncia dell'europarlamantare uscente Sergio Berlato (Fi) e del suo collega Andrea Zanoni, i quali, pur in modo diverso hanno pagato e stanno pagando un prezzo pesantissimo per la loro coerenza. Si pensi agli attacchi patiti da Berlato in seno al suo partito, o alle minacce fino agli atti incendiari patiti da Zanoni.
Onore al merito va allo scrittore Renzo Mazzaro che con il suo libro, I padroni del Veneto, aveva già messo sul chi va là tutti quanti identificando quel filo rosso tra politici, imprenditori, lobby e potere mediatico, il quale ha permesso per anni che lor signori agissero indisturbati. Mazzaro ci insegna che se non si rimane vigili il potere la fa facilmente da padrone, calpestando i fondamentali della democrazia. E va detto un sincero grazie anche a Marco Milioni, giornalista freelance, che senza le coperture di chi è assunto e senza lobby alle spalle, prima sul Gazzettino, poi su Canale 68 e su VicenzaPiù e ancora su testate nazionali come Globalist o sul suo blog, ha raccontato retroscena e collegamenti: dal caso Cis, al nuovo tribunale di Vicenza, all'affaire Valdastico sud, alla vicenda Aim; dalla Spv, cui ha pure dedicato un libro, sino allo scandalo del Pfoa per citarne pochi. Anche Milioni (come i piccoli editori che gli hanno dato ospitalità ) ha pagato il prezzo dell'isolamento di gran parte dei colleghi “mainstream†(per non parlare delle querele ricevute a mo' di avvertimento), in una regione come la nostra dove “i schei†continuano a contare più degli esseri umani.
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