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Tagli ai disabili, le associazioni delle famiglie tornano ad alzare la voce sul problema

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 17 Ottobre 2013 alle 17:06 | 0 commenti

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Comitato Vicentino delle Associazioni delle Famiglie delle persone con disabilità - Noi genitori/familiari componenti il COMI.VI.H (Anffas Vicenza, Aias Vicenza, Agendo, Autismo triveneto, Aquilone 2004, Associazione Genitori Primavera ’85, Associazione famiglie Il Nuovo Ponte, H81 Insieme) e l’Associazione Genitori de La Nostra Famiglia, intendiamo fare il punto della situazione e chiarire all’opinione pubblica cosa è accaduto, cosa si sta per fare nei confronti delle persone con disabilità e come intendiamo reagire contro scelte incivili.

Cosa è accaduto:

·       L’Ulss di Vicenza e la Conferenza dei Sindaci, per motivi di bilancio, hanno deciso di risparmiare escludendo dalle attività nei Centri Educativi Occupazionali Diurni le persone con disabilità che, in quanto prive di famiglia, sono ospiti di strutture residenziali

·       A quante persone viene tagliato il servizio?

Novantaquattro oggi,  e a tutte in futuro

·       Perché tagliare questo servizio e non altre spese?

Il Fondo della non autosufficienza non garantisce più le risorse utili.

Noi diciamo: forse le risorse finiscono prima di arrivare al beneficiario, cioè sono impiegate anche per spese inutili

·       Perché colpire queste 94 persone?

Perché, si dice, usufruiscono già di un servizio: la struttura residenziale.

Noi diciamo: Forse qualcuno pensava che, essendo queste persone senza famiglia, avrebbero subìto senza protestare.

·       Questa azione libererà risorse per le persone in “lista di attesa”?

La risposta unanime: NO, chi non ha servizi se ne resta ancora a casa!

Le nostre motivazioni per tutelare i diritti civili:

Noi siamo determinati  contrastare con ogni mezzo la “graduale chiusura delle attività esterne per gli utenti residenziali” successivamente, a seguito delle proteste, reinterpretata come “riorganizzazione delle attività diurne per le persone con disabilità utenti del servizio residenziali definitivo”.

Dopo mesi di dibattito sulla disabilità, che ha visto coinvolti i media,la V^ Commissione Consiliare e il Consiglio Comunale di Vicenza, il chiarimento è ora necessario.

La scelta dell’ULSS n. 6 è stata fatta con la sola collaborazione di quattro su undici  Enti privati che operano in convenzione per l’erogazione dei servizi, in quanto  ben sette hanno abbandonato il gruppo di lavoro.

Noi familiari di persone con disabilità, informati soltanto a cose fatte, riteniamo perciò necessario spiegare all’opinione pubblica perché contestiamo questa azione ed ogni azione che impedisca la piena realizzazione della persona ai sensi delle leggi nazionali ed internazionali (Costituzione Italiana, Legge 104/92, Convenzione ONU …). E proprio perché  non vogliamo essere solo coloro che contestano,  perché vogliamo trovare soluzioni diverse da quelle che si vogliono adottare,  abbiamo proposto le nostre azioni che sono al vaglio della Conferenza dei Sindaci.

In sintesi:

·       La persona con disabilità che frequenta un CEOD ha bisogni educativi certificati che non possono essere messi in discussione e che devono trovare risposta nell’ottica di un accrescimento delle potenzialità e dello sviluppo delle autonomie

·       Alcune persone hanno la necessità di essere accolte in una struttura residenziale a causa dell’invecchiamento e affaticamento, della  malattia, della morte dei genitori. Bisogni non assimilabili a quelli di una persona anziana che invece necessita di un’accoglienza  in una struttura residenziale quando colpita essa stessa da malattia. . Alla persona con disabilità in struttura residenziale è semplicemente venuto meno chi gli ha consentito, facendosi totalmente carico dei suoi bisogni, di vivere una vita degna di essere vissuta: “la famiglia”, ed in virtù di ciò ha dovuto cambiare casa. Penalizzare quindi le persone inserite in struttura residenziale significa compire un’azione discriminatoria nei confronti di chi una famiglia ancora ce l’ha. Si potrebbe dire, usando un’espressione gergale: bechi e bastonà.

·       L’attività che si svolge in un Centro Diurno, Centro Educativo Occupazionale Diurno, non è caratterizzata da aspetti assistenziali, di occupazione del tempo o di mero sollievo dei genitori che lavorano fuori casa. NO!

Il Centro Educativo Occupazionale Diurno  è un luogo nel quale si predispongono progetti educativi individualizzati finalizzati allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno con l’obiettivo di raggiungere il massimo grado di autonomia possibile nell’ambito delle abilità interpersonali e sociali, comunicative, di  cura della propria persona  e di esecuzione di un’attività. Tutto questo promuove e deve preparare  la reale inclusione delle persone nella società di tutti, come del resto il nostro sistema prevede  finché si frequenta la scuola.

Per far sì che questo luogo non diventi un parcheggio, un luogo dove si passa il tempo,  ci vogliono risorse economiche tali da garantire personale qualificato (Educatore professionale e Operatore Socio-sanitario) che dedichi del tempo esclusivo a quella determinata persona.

La riduzione delle risorse economiche (la proposte prevede per le persone più compromesse una riduzione di quasi il 50% del contributo) incide prevalentemente sul costo delle risorse umane: quindi meno ore di rapporto esclusivo operatore/utente significa intervento ridotto che può quindi diventare meno efficace o addirittura non efficace affatto.

·       Questa azione NON libererà risorse per far accedere ai servizi le persone in lista di attesa, ma servirà esclusivamente a pareggiare il bilancio Ulss, lasciando senza risposte, per mancanza di risorse economiche, coloro che hanno completato la scuola dell’obbligo.

Dato il particolare frangente, le scriventi Associazioni, si sono attivate e insieme hanno elaborato un documento di proposta che è stato consegnato all’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci dai quali attendono ora precise risposte sulla fattibile esecuzione delle proposte avanzate.

In sintesi:

·       Azione prioritaria: Dialogo tra Utenti (rappresentati dalle Associazioni) e Sindaci attraverso un Tavolo di pensiero e di indirizzo delle politiche in favore delle persone con disabilità. Il Tavolo individua un preciso mandato da consegnare all’ULSS che individui, in collaborazione con gli Utenti (rappresentati dalle Associazioni), percorsi di vita inclusivi dopo la scuola dell’obbligo.

·       Azioni concrete di riduzione dei costi dell’apparato di gestione della spesa in favore della disabilità accorpandone uffici e funzioni.

L’impegno delle Associazioni è volto esclusivamente a difesa del diritto della persona con disabilità ad una vita integrata ed inclusiva. E’ un impegno  costante, ad ogni livello, in ogni sede istituzionale e giudiziaria,  che ci deve far mettere in campo tutte le azioni necessarie nei confronti della Regione Veneto e  dei Parlamentari Vicentini.

L’azione delle Associazioni si sta estendendo anche nel territorio regionale con il coinvolgimento delle associazioni di familiari di altri territori e con il coinvolgimento del loro  livello regionale. L’intento è quello di sensibilizzare ulteriormente tutte le famiglie coinvolte dalla disabilità ma anche tutti i cittadini che credono nella unicità e nella centralità della persona.

E crediamo di essere in tanti!


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