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Svolta romantica anche per Diesel: tacchi bassi, gonne Anni 50

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 11 Settembre 2014 alle 10:38 | 0 commenti

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Di Paola Pollo*

Sceglie di essere più romantica e meno aggressiva, più femminile e meno boysh la nuova «girl» di Diesel Black Gold di Andreas Melbostad. E non è poco per una tipa che era abituata ad entrare in una stanza in stiletto killer e in pelle seconda pelle e borchie e zip. Non che abbia perso la sua grinta, questo mai: è pur sempre una rockabilly nell'animo, solo che si è arresa alla dolcezza della New Wave.

Ed è una gran bella svolta quella dello stilista norvegese che porta la linea a prendere la sua strada anche rispetto alla Diesel di Formichetti, che è assai tosta, offrendo più visioni di uno stesso mondo che resta quello del jeans «couture», dalle lavorazione (per pesi e morbidezze) e tonalità (i nuovi rossi e grigi) decisamente molto sofisticate. La vita alta per i pantaloni sottili (gli anni Cinquanta di riferimento rockabilly) e la linea ad A per le gonne (i Settanta della New Wave). Poi chiodi e top, camicie e abiti sottovesti, canotte e giacche di pelle; non manca insomma nulla del patrimonio «genetico» solo che zip e borchie sono più discrete. Unica stampa che è anche ricamo o decoro è una pioggia di stelle «che sono positive e danno allegria», sottolinea lo stilista.

Renzo Rosso, il proprietario del marchio e della holding da 7.500 dipendenti, gioca soddisfatto con lo Smart Watch Samsung «vestito Diesel» che indossa lui e le modelle in passerella: «Una collaborazione i cui andiamo orgogliosi. Per ora solo per lo show ma presto ci saranno novità - anticipa -. La linea ci sta dando grandi soddisfazioni: solo qui a New York abbiamo segnato il 103 per cento. Non è un periodo semplice quindi questi numeri sono strepitosi. Siamo anche impegnati in battaglie insidiose come quella dello cybersquatting (domini illegali che vendono falsi): qui siamo arrivati a far chiudere 83 siti! C'è sofferenza ma c'è tanta energia».

Ti accoglie con un sorriso e con l'aria di chi ha il vento in poppa anche Michael Kors. Che sarà un ottimista per natura, come ci tiene a sottolineare sempre lui, ma è pure vero che la griffe sta andando a meraviglia. D'altronde l'uomo sa bene interpretare il momento bilanciando stile e mercato. A questo giro ha scelto - rieccoli - gli anni Cinquanta, «ma quelli delle donne che cominciavano a lavorare, dunque con l'esigenza di un abbigliamento più libero, alla Diane Vreeland insomma». Ecco, allora, gonnelloni midi, pantaloni cari, piccole giacchette, bluse ad A, caban, picot, camicie, come li portava la leggendaria direttrice di Vogue. Cinquanta, ma aggiornati in volumi (più contenuti), tessuti (camoscio, organza, tecnico) e proporzioni (silhouette più sottile) e colori (blu, bianco, giallo) e ricami (di legno e di raffia). Il tocco, che è la firma di Kors, le mani in tasca e i sandali bassi: «Questa per me è la vera modernità».

Collant di lattice e capelli alla Bjork chez Marc by Marc Jacobs, per tutti ormai MBMJ (embiemgiei), disegnata dal Luella Bartley e Katie Hillier. Un volo nella cultura dei rave party inglesi, delle ragazze ninja from Japan, nel «New world system» insomma come sta scritto a carattere cubitali sulle t-shirt che sicuramente andranno come il pane fra quello che è ormai in popolo di adepti del mondo di Marc che è fatto tanto di piccoli pezzi ribelli e furbi. Per la prossima primavera estate lattice allora: calze ma pure abiti e pantaloni e giacche nei colori pastello. Forme over e sovrapposizioni. Difficile percepirla come una moda donante però a piccole dosi, per una ragazza un tantino spregiudicata, perché no?

Tutt'altra atmosfera da Narciso Rodriguez, uno degli ultimi poeti della moda. Perché ci crede e continua a raccontare la storia di una femminilità sussurrata in un mondo iper fisico e tecnologico. Abiti scostati dal corpo con zip «rubate» al mondo scuba, dai bordi asimmetrici, gli scolli olimpionici e i ricami come le increspature del mare. Sabot e tacchi a rocchetto. I colori di Narciso: blu, ghiaccio, petrolio. Bravo.

*Da Il Corriere della Sera


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