La Gabbia per gli operai. Askoll: "vi licenziamo. Ma siate bravi e lavorate fino al 7». Loro: «restituisca i soldi pubblici»
Lunedi 17 Marzo 2014 alle 16:10 | 0 commenti
Oggi, lunedì 17 marzo, dalle 14.30 è in corso tra la Askoll e i sindacati locali un ulteriore incontro dopo quello del 12 ad Asti e l'altro del 10 a Roma al Ministero per lo Sviluppo Economico, che ha aggiornato il tavolo a venerdì 21 invitando l'azienda vicentina a rivedere le sue posizioni per lo stabilimento di Castell'Alfero.
La complicata trattativa presso l'Unione Industriali di Asti è accompagnata da un altro sit-in in piazza Medici dei lavoratori. Ieri, 16 marzo, intanto una folta rappresentanza dei 223 licenziati alla Askoll di Castell'Alfero, controllata al 100% della omonima holding vicentina di Elio Marioni, è stata nuovamente ospite su La7 della rubrica settimanale La gabbia condotta da Gianluigi Paragone. Il noto conduttore il 9 marzo, alla vigilia del vertice al Mise, già aveva acceso i riflettori sul nuovo dramma del lavoro che colpisce ora l'astigiano per la fabbrica di cui parliamo ma che è una possibile avvisaglia di problemi già in gestazione a Vicenza anche se da noi continua un rumore assordante dell'azienda, nonostante le promesse fatteci anche personalmente da Marioni, della stampa e dei sindacali locali. Avevamo titolato "Per noi la stessa sorte dei cavalli azzoppati", la protesta della Askoll P&C arriva su La7" la nostra cronaca della puntata precedente e ora il nuovo titolo ci sorge spontaneo dopo aver ascoltato gli interventi a La Gabbia, che riportiamo sia nel video qui allegato sia nel testo trascritto. Silvano Uppo, il segretario provinciale della Uilm astigiana, commenta, in premessa, l'intervento a La gabbia di ieri, 16 marzo, come una nuova «occasione per presentare all'opinione pubblica il problema, della chiusura e della delocalizzazione delle aziende, anche se i tempi del dibattito televisivo sono stati molto limitati per la vastità degli argomenti trattati durante la trasmissione». Il nostro lettore potrà , comunque, farsi un'idea abbastanza precisa di quanto sta avvenendo nell'Astigiano e a Povolaro, sede della capogruppo, ripercorrendo i nostri documentati articoli (in alto a destra nella funzione Cerca contenuti digitate Askoll e premete il tasto invio, ndr). Di seguito pubblichiamo la trascrizione di quanto detto ieri sera su La7 (a parte gli interventi del pubblico che potete ascoltare direttamente dal video) partendo dalla domanda di Gianluigi Paragone «Cosa c'è in questa azienda che possiamo raccontare ai nostri ospiti?»
Risponde inizialmente Beppe Morabito della Fiom Cgil: «Possiamo raccontare la storia di un'altra azienda che ha deciso di andare via dall'astigiano e va via non perché non ha lavoro, va via perché decide di delocalizzare e di andare a guadagnare di più, di fare profitti. E questa è una vergogna che noi abbiamo in questi giorni continuamente spiegato anche alle istituzioni perché ci siamo rivolti anche alle istituzioni per fermare questo declino continuo di aziende che insomma chiedono gli aiuti di stato, ci stanno chiedendo di utilizzare la cassa integrazione, contratto di solidarietà , prendono tutto quello che gli diamo e poi decidono di andare via, portano l'azienda in Slovacchia dove fanno i motori, questi motori che fanno in questa azienda andranno lì, saranno fatti lì. E noi dopo 32 giorni di sciopero ai cancelli ci sentiamo dire dall'azienda al Ministero del Lavoro la settimana scorsa, perché nel frattempo da domenica scorsa a questa domenica siamo stati al Ministero del Lavoro, ci sentiamo dire dall'azienda che l'azienda non è intenzionata a rimanere aperta (ma) bisognerebbe che i lavoratori facessero lo sforzo di continuare a lavorare fino al 7 di giugno data in cui è già stata determinata la chiusura perché loro devono dimostrare di essere ancora i lavoratori di un tempo. Io non so con quale spirito questi lavoratori possono andare a lavorare fino al 7 di giugno. So solo una cosa. Che ... noi cercheremo di fare in modo che l'azienda rimanga ad Asti perché noi crediamo che il lavoro ad Asti ci serve, serve ai lavoratori, a 220 famiglie che non possiamo lasciare a spasso. Ma soprattutto chiediamo alle istituzioni di intervenire affinché aziende che prendono gli aiuti di stato come li ha presi questa non lo possano più fare decidendo di andare via. Questa è la vergogna, ... perché loro (i lavoratori) hanno delle storie, hanno delle famiglie!»
Parla a questo punto un'operaia: «Io ho tre figli e mi trovo sulla strada, letteralmente e non so che cosa fare dopo a quarantadue anni, io sono stufa di tutto questo, sono stufa!»
«Se noi passassimo il microfono continueremmo a sentire delle storie che sono storie reali» chiosa Gianluigi Paragone
E Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista ma anche piemontese, aggiunge rivolgendosi in particolare a Morabito: «Lei diceva prima cosa si può fare, ad esempio in questo caso bisogna fare una norma che le aziende che delocalizzano debbano restituire tutti i soldi pubblici che han preso. Secondo: quando un'azienda è a posto come è a posto questa io penso che lo Stato debba espropriare...»
Abbiamo raggiunto, nel frattempo, priprio Giuseppe Morabito che, sull'incontro odierno e sulla "ribalta" televisiva, così si esprime: «L'incontro di oggi è stato programmato al fine di capire se dopo le spiegazioni che ci sono state fornite la scorsa settimana (al Mise a Roma e poi in Assindustria ad Asti, ndr), l'azienda ha valutato quanto da noi riferito nell'incontro scorso, in merito ai possibili incentivi disponibili da parte della Regione Piemonte erogabili a fronte di un chiaro piano industriale, a quelli che potrebbero essere gli aiuti del Ministero per erogare ancora ammortizzatori sociali e sul calcolo del costo della chiusura dello stabilimento. A fronte, tra l'altro, della minacciata possibilità che possano essere messi in discussione tutti gli ammortizzatori sociali già erogati, in presenza a nostro avviso di una premeditata chiusura. La trasmissione ieri sera ha dato la possibilità a tutti noi di far sentire la voce di lavoratori che stanno vivendo questa drammatica storia, mettendo anche in discussione la politica che ha permesso sino ad ora che imprenditori come questo (Elio Marioni, ndr) possano delocalizzare, pur avendo utilizzato i soldi dei cittadini attraverso gli ammortizzatori sociali senza rispondere di questo a nessuno. Servono nuove regole, più stringenti, più chiare e a tutela dei lavoratori!»
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