Sparatoria a Marghera, Turetta: oltrepassato ogni limite
Lunedi 11 Marzo 2013 alle 12:28 | 0 commenti
Comune di Venezia - "Avrebbe potuto succedere in un qualsiasi altro bar della nostra città in terraferma. Perché di sera, quasi tutti i bar ed i punti di ritrovo del centro e della periferia di questa nostra città in terraferma hanno molto in comune. La crisi li ha svuotati, perché anche i nostri vecchi, i nostri concittadini che vivono in solitudine, i nostri "barfly" fanno fatica a cercarvi scampoli di socialità .
Spesso gli unici avventori - specie in certi orari quando il sole è calato - sono soltanto "bande" di cittadini stranieri (sia comunitari che extracomunitari) che, laddove trovano il vuoto lasciato dalla comunità , vanno a riempire tale vuoto con attività e fermento palesemente fuori controllo, nonostante le ronde ed i controlli delle forze dell'ordine siano cadenzati con sempre maggior frequenza. Ma proprio il fatto che le condizioni siano simili dimostra evidentemente che queste"bande" possono spostarsi e rimodularsi, possono rigenerarsi e stanziarsi anche laddove - paradossalmente - almeno di giorno esiste un'elevata socialità , addirittura un mercato, probabilmente il più vissuto della terraferma, perché a Marghera, per la sua organicità e per il fatto che il mercato c'è anche di sabato mattina, è innegabile che passino decine di migliaia di persone ogni settimana, anche quando non c'è Beppe Grillo. La modalità con cui questo cittadino macedone ha trovato la morte - mentre un altro sta combattendo per la vita - in una domenica sera in piazza Mercato a Marghera rientra nei cosiddetti "regolamenti di conti", definizione astratta e falsamente rassicurante per i "normali" cittadini perché lascerebbe intendere che, finché si ammazzano fra di loro, gli altri possono starsene tranquilli. Niente può risultare più deviante di una simile definizione. In realtà , in questa fredda domenica sera di marzo, dopo questa tragedia parlando con gli amici, rigorosamente "asserragliati" in casa, scrutando i social network, si percepiscono paura e sgomento e ci si sente deboli ed annichiliti. Per quanto episodi di cronaca avessero riempito servizi televisivi e pagine di giornali con accoltellamenti, sequestri di droga, casi di violenza casalinga, e altro, a Marghera ci si è sempre ostinati a considerarsi spettatori di una realtà che riguardava gli altri, come se non fosse possibile che tali episodi si ripercuotessero sulla collettività , sulla vita di tutti noi, sulla quotidianità .
Beh, stavolta quel limite che sembrava invalicabile è stato oltrepassato. Perché ognuno di noi ha pensato che si è sparato laddove un bambino poteva andarsi a prendere un gelato, laddove un paio di ore prima - all'imbrunire- delle mamme erano passate con il passeggino, dove di giorno molti dei nostri "diversamente giovani" sono passati a bere un'ombra, dove, a 30 metri di distanza, c'è l'ingresso dell'asilo, a 70 metri il Municipio di Marghera... E' inevitabile sentirsi fragili, ed è umano provare paura. Probabilmente, e non per assuefazione, questa volta non riusciremo a provare rabbia perché qualche media parlerà di Bronx.
Ma di sicuro, questa volta non ci si potrà più voltare dall'altra parte e pensare che non ci riguarda. Questa volta, per quanto duro possa essere, avremo il dovere di tornare a vivere e a frequentare il nostro territorio. Avremo il dovere di non cedere alla barbarie. Tutti insieme."
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