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"Si vede soltanto quello che piace!": il grido d'allarme di un lettore sulle violenze al territorio

Di Citizen Writers Mercoledi 5 Febbraio 2014 alle 23:45 | 0 commenti

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Riceviamo da Alessandro Schiavo di Castelgomberto e pubblichiamo
In molte regioni d'Italia il territorio sta avendo dei cedimenti o, se si vuole vederla in modo più spiritualistico, possiamo dire che la natura si sta ribellando alle violenze che le abbiamo inferto. Il Veneto, dove io vivo, sta pagando il suo prezzo! Il clima sta cambiando, le piogge sono eccezionali, è normale che ogni tanto accadano queste cose, manca manutenzione delle reti idrauliche e fluviali, etc.

Insomma un ritornello di motivazioni, ognuna con una sua parte di verità, ma che continuano a farci tenere la testa sotto la sabbia. Sappiamo benissimo chi ha distrutto e sta ancora distruggendo il territorio: NOI.
Io, che mi sono spesso sentito dalla parte dei più deboli, non riesco perciò a sentire alcuna solidarietà per le persone che stanno lottando contro la distruzione che le alluvioni, le frane, gli smottamenti, le forti piogge, etc, stanno producendo. Mi sono reso conto che non si tratta di un atteggiamento ostile verso costoro, quanto piuttosto di una forma di richiamo che viene da dentro e mi fa dire: dove eravate, dove siete quando ci si batte contro la devastazione del territorio, quando alcuni "ribelli" dicono NO alle grandi opere inutili, alle autostrade, ai mega centri commerciali, alle colate di cemento e asfalto che impermeabilizzano il suolo?
Sappiamo benissimo che è questo il motivo principe di queste devastazioni, il terreno è stato violentato. Non occorre essere dei grandi studiosi per capire che l'intercettazione dell'infinita rete sotterranea delle acque, i metri quadrati superficiali tolti al terreno agricolo, i metri cubi di profondità tolti dalle tantissime opere interrate, portano a quello che sta accadendo ora: acqua che risale dappertutto! Le falde acquifere salgono, salgono e se noi abbiamo messo loro il tappo di cemento, saliranno un po' più in là e, a quote più elevate di prima.
Immaginate come potrà essere l'area pedemontana tra qualche anno, dopo che avranno calato nel territorio 95 Km di cemento e asfalto, di cui circa due terzi in trincea (cioè interrati), che tagliano di netto i corsi d'acqua in superficie e sotterranei che scendono dalle Prealpi! Non credo che basteranno alcune pompe per liberare i garage, i capannoni alluvionati, le case costruite a livello del terreno.
Pochissimi si sono ribellati, indignati, a questa che è solo la prima delle enormi distruzioni che sono in "programma" in Veneto; caspita, come diceva alcuni giorni fa un compaesano, "con l'autostrada arriverò 5 minuti prima alle spiagge del litorale adriatico nella prossima estate".
Bene. E allora io dico, su gli stivali, accendiamo le pompe, e spaliamo fango e acqua dalle nostre case e soprattutto non chiediamo i danni agli amministratori, tanto poi aumenterebbero il pedaggio dell'autostrada!

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